"A volte si sentiva come se la sua vita fosse vuota e fosse il suo corpo soltanto a fissare con occhi vacui nel buio.Erlendur rimase sul bordo della fossa e guardò Einar che giaceva accanto alla piccola bara. Sollevò la lampada a gas, illuminò il corpo e constatò che Einar era morto. Depose la lampada e cominciò a sistemare la bara. La aprì, mise dentro il barattolo e la richiuse. Gli fu difficile calare la cassa da solo, ma alla fine ci riuscì. Trovò un badile abbandonato dietro un mucchio di terra. Dopo aver fatto il segno della croce sulla bara, cominciò a ricoprir- la di terra. Sentiva una fitta di dolore ogni volta che la terra pesante la per- cuoteva producendo un tonfo cupo e sordo.
Erlendur prese la recinzione bianca i cui pezzi erano sparsi vicino alla tomba, cercò di rimetterla al suo posto e raccolse tutte le proprie forze per sollevare la lapide.
Stava finendo il lavoro quando sentì arrivare le prime auto e le grida di chi si stava avvicinando al cimitero. Sentì le voci di Sigurdur Oli ed Elinborg che lo chiamavano. Sentì altre voci, di donne e di uomini, illuminati dalle luci delle volanti, le loro ombre ingigantite nell'oscurità notturna. Vide i raggi delle tor- ce che si moltiplicavano e gli si avvicinavano.
Vide che c'era anche Katrin, e subito dopo notò anche Elin. Vide che Katrin lo guardava con un'espressione che era un doloroso punto di domanda, e quando capì cos'era successo, si gettò piangendo su Einar tenendolo stret- to a sé. Erlendur non cercò di fermarla. Vide che Elin si chinava vicino a lei. Sentì Sigurdur Oli chiedergli se stava bene e vide Elinborg raccogliere l'arma caduta per terra. Vide altri poliziotti che si avvicinavano e i flash delle mac- chine fotografiche in lontananza come piccoli lampi.
Alzò lo sguardo. Aveva ricominciato a piovere, ma gli sembrò che la piog- gia fosse più lieve.
Einar fu sepolto accanto a sua figlia nel cimitero di Grafarvogur. Fu un fune- rale privato. Erlendur parlò con Katrin. Le disse dell'incontro fra Einar e Hol- berg. L'agente parlò di autodifesa, ma Katrin sapeva che stava solo cer- cando di alleviare il suo dolore. Erlendur intuiva come doveva sentirsi la donna.
Continuò a piovere, ma il vento autunnale si smorzò. Presto sarebbero arri- vati l'inverno e il gelo e il buio. Erlendur non li temeva.
Dopo le insistenze della figlia, Erlendur finalmente andò a farsi visitare. Il me- dico gli disse che il dolore al petto era causato da una costola ammaccata; probabilmente era da attribuirsi al materasso di cattiva qualità e alla man- canza di movimento in generale."Alnardur IndridasonSotto la cittàPag. 1