E' una capacità che devo al mio cosiddetto bagaglio d'esperienza, vale a dire a tutti i miei anni di viaggi. Ho cominciato a viaggiare nel 1956, per cui sono "sulla strada", cioè un viaggio, da oltre quarant'anni. In questo tempo ho conosciuto - nei limiti in cui l'uomo riesce a conoscere qualcosa - il mondo intero. Sono stato in tutti i continenti, in tutti i principali paesi del mondo. Penso che questa capacità di sintesi si sviluppi per gradi, che cresca un po' alla volta nella nostra coscienza e nella nostra sensibilità. E' un processo che non finisce mai e che durerà finché sarò in grado di viaggiare e di scrivere. E' una sintesi - o piuttosto un orizzonte, un panorama - in continua creazione, in continua crescita. Quello che scrivo risulta dalla somma di tre fattori. il primo, fondamentale, è in viaggio in sè, inteso, naturalmente, come viaggio di studio, tra l'antropologico e l'etnografico. Per me significa soprattutto una grande fatica fisica e un grande sforzo mentale, perché bisogna essere sempre molto concentrati. Si deve sempre pensare che ci si trova in luoghi dove forse non si tornerà mai più, che si vive in un momento unico della propria vita, e quindi si deve cercare di osservare e ricordare ogni cosa, conoscere o, meglio, fagocitare, il più possibile. Il secondo fattore sono le letture. Prima di partire cerco di leggere un'enorme quantità di libri sul luogo, sulla cultura e sulla storia del luogo nel quale mi reco. Ho una biblioteca di consultazione composta da migliaia di volumi. Cerco di non ripetere quello che ho già scritto, di introdurre qualcosa di nuovo. il terzo fattore è la riflessione personale."Ryszard kapuscinskiAutoritratto di un reporterPag. 63
"In quale fase dell'approccio con un nuovo mondo si rende conto di conoscere l'oggetto osservato e gli elementi costitutivi della sintesi che definirà il carattere di quel posto o di quella cultura? E' una cosa che "viene fuori" da sola?
E' una capacità che devo al mio cosiddetto bagaglio d'esperienza, vale a dire a tutti i miei anni di viaggi. Ho cominciato a viaggiare nel 1956, per cui sono "sulla strada", cioè un viaggio, da oltre quarant'anni. In questo tempo ho conosciuto - nei limiti in cui l'uomo riesce a conoscere qualcosa - il mondo intero. Sono stato in tutti i continenti, in tutti i principali paesi del mondo. Penso che questa capacità di sintesi si sviluppi per gradi, che cresca un po' alla volta nella nostra coscienza e nella nostra sensibilità. E' un processo che non finisce mai e che durerà finché sarò in grado di viaggiare e di scrivere. E' una sintesi - o piuttosto un orizzonte, un panorama - in continua creazione, in continua crescita. Quello che scrivo risulta dalla somma di tre fattori. il primo, fondamentale, è in viaggio in sè, inteso, naturalmente, come viaggio di studio, tra l'antropologico e l'etnografico. Per me significa soprattutto una grande fatica fisica e un grande sforzo mentale, perché bisogna essere sempre molto concentrati. Si deve sempre pensare che ci si trova in luoghi dove forse non si tornerà mai più, che si vive in un momento unico della propria vita, e quindi si deve cercare di osservare e ricordare ogni cosa, conoscere o, meglio, fagocitare, il più possibile. Il secondo fattore sono le letture. Prima di partire cerco di leggere un'enorme quantità di libri sul luogo, sulla cultura e sulla storia del luogo nel quale mi reco. Ho una biblioteca di consultazione composta da migliaia di volumi. Cerco di non ripetere quello che ho già scritto, di introdurre qualcosa di nuovo. il terzo fattore è la riflessione personale."Ryszard kapuscinskiAutoritratto di un reporterPag. 63
E' una capacità che devo al mio cosiddetto bagaglio d'esperienza, vale a dire a tutti i miei anni di viaggi. Ho cominciato a viaggiare nel 1956, per cui sono "sulla strada", cioè un viaggio, da oltre quarant'anni. In questo tempo ho conosciuto - nei limiti in cui l'uomo riesce a conoscere qualcosa - il mondo intero. Sono stato in tutti i continenti, in tutti i principali paesi del mondo. Penso che questa capacità di sintesi si sviluppi per gradi, che cresca un po' alla volta nella nostra coscienza e nella nostra sensibilità. E' un processo che non finisce mai e che durerà finché sarò in grado di viaggiare e di scrivere. E' una sintesi - o piuttosto un orizzonte, un panorama - in continua creazione, in continua crescita. Quello che scrivo risulta dalla somma di tre fattori. il primo, fondamentale, è in viaggio in sè, inteso, naturalmente, come viaggio di studio, tra l'antropologico e l'etnografico. Per me significa soprattutto una grande fatica fisica e un grande sforzo mentale, perché bisogna essere sempre molto concentrati. Si deve sempre pensare che ci si trova in luoghi dove forse non si tornerà mai più, che si vive in un momento unico della propria vita, e quindi si deve cercare di osservare e ricordare ogni cosa, conoscere o, meglio, fagocitare, il più possibile. Il secondo fattore sono le letture. Prima di partire cerco di leggere un'enorme quantità di libri sul luogo, sulla cultura e sulla storia del luogo nel quale mi reco. Ho una biblioteca di consultazione composta da migliaia di volumi. Cerco di non ripetere quello che ho già scritto, di introdurre qualcosa di nuovo. il terzo fattore è la riflessione personale."Ryszard kapuscinskiAutoritratto di un reporterPag. 63
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