"Is-tan-bul, ti capita di pensare un giorno, suona così bene: c'è già il ritmo della cronometro. La butti lì, una sera agli amici, e ti pensi protetto dalla palese infattibilità del tutto. Poi scopri che la boutade ha sortito effetto, che qualcuno non ci ha dormito su, e quel qualcuno ovviamente pedala davvero. Bene: metti che un giorno costui ti dica: "partiamo". Puoi tirarti indietro? E' come se passassero gli amici sotto la finestra a gridarti: dai, vieni a divertirti con noi! Che fai, se in casa non c'è nessuno a dirti "no, resta qui a fare i compiti"? Devi partire. Hai voluto la bicicletta e ora pedali.E' proprio quanto accade a chi scrive. L'idea del viaggio è sua, accidenti. Ora, chi scrive si ritrova - non sa neanche lui come - a filare verso l'Asia in compagnia di due ciclisti tosti, animali da dodicimila chilometri l'anno. Una follia. Ma sa che ancor più folle sarebbe stato vederli andare via nel vento, e poi restare solo sotto la pensilina. Niente lo avrebbe consolato. Nemmeno il ragionamento di Baudelaire, quello che suona più o meno: "Perché realizzare un progetto quando il piacere del progetto è già sufficiente?". No, niente alibi per reclusi.Discesa lieve, regolare, la strada è un film che si srotola, intercetta voci, fotogrammi, silenzi, li allinea e li cataloga indelebilmente. I pensieri che nascono in bici hanno una musicalità speciale. Da fermo guardi la luna che sorge e dici: "Andiamo verso la Luna, a oriente". Andando, l'immagine si fa più evocativa. Diventa: "Ti avremo, Luna d'oriente". E il pianeta lo vedi salire davvero dal bosco, con la sua luminescenza color pergamena. A quel punto, si innesca un circuito. La frase sprigiona euforia, l'euforia fa andatura, e l'andatura macina endorfine benefiche. Che a loro volta creano immagini.Da anni, Checco Altan da Aquileia corre in bici ogni giorno con velocità media, regolare, continua. Parla poco, è un ruminante del pedale. Ma le idee per i suoi disegni gli vengono a bordo di questo fantastico miscelatore di pensieri che è la doppia ruota che va. Ed è vero: la bici è ritmica, veloce quanto basta, non annoia mai. E' uno shaker che assembla memorie, immagini, profumi, frasi dette e in gestazione. Abbinata ad altri caratteri, mette in colpo parlantine bestiali. Come accade all'altro compare, Emilio, detto Giorgio, altro animale del Nordest, un entusiasta contagioso che ha percorso mezze Ande in "mountain" e il mondo se lo tracannerebbe in un sorso solo.Querce, faggi secolari, cicale, voglia di birra. Stabiliamo in campo sul fiume, in una locanda accanto a una rapida. Domani la Slovenia è già finita, bastano due giorni a traversarla tutta".
Paolo RumizTre uomini in biciclettaPag. 79