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La parità in azienda persino in Italia

Creato il 28 febbraio 2012 da Controcornice
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La parità in azienda persino in Italia

Posted on 28 febbraio 2012 by La parità in azienda persino in Italia

Il periodo di crisi economica che stiamo attraversando sicuramente non aiuta a essere ottimisti, La parità in azienda persino in Italia specialmente quando si parla di politiche di pari opportunità e di equilibrio di genere.

Spesso, anzi, sono proprio le donne a pagare per prime le spese della recessione, essendo l’anello più debole della catena culturale nel nostro Paese.  Ma sono anche le donne ad offrire spesso prova della capacità di reinventarsi.  Forse proprio il momento difficile mette alla prova le caratteristiche migliori delle donne in genere, abituate da sempre ad adattarsi e, con spirito di sacrificio, trovare la forza di mandare avanti la famiglia.

Per questo non mi sorprendono notizie come quelle pubblicate nel post Crisi o Opportunità,  non eccezionali dal punto di vista del clamore mediatico, ma significative per evidenziare la modalità di approccio al problema.  Il modo di lavorare al femminile è DECISAMENTE DIVERSO rispetto a quello maschile, ma non per questo meno valido. Forse la partenza è più dimessa, più timorosa, meno ardita, ma non si può considerare questo un deficit!  Se donne non si sopravvalutano, anzi forse al contrario: ma quando decidono che possono, sicuramente arrivano e calcolano bene il rischio!

Queste ed altre capacità specifiche probabilmente sono alla base della scelta di alcune aziende di dare spazio al talento femminile nell’impresa. In un articolo del Corriere della Sera, infatti, è raccontato come, anche nel nostro Paese, alcune aziende hanno iniziato a portare avanti un discorso in controtendenza, offrendo posizioni di management a donne, con numeri di tutto rispetto. Vale la pena leggerlo!

“….ci sono aziende che stanno premendo l’acceleratore sulla diversity, anche di sesso (sì, proprio qui nel nostro Paese).

McDonald’s Italia è una di queste. Dati alla mano, il «Big Mac» ha una caratteristica poco nota e molto positiva: un bel numero di «capi femmina». Appartengono al genere, infatti, quasi uno «store manager» su due e, se scendiamo di un gradino agli «square manager» (in breve, i loro vice), la fetta sale al 56%. La cosa di per sé è già un traguardo: si parla di gestire ristoranti dove mediamente lavorano una quarantina di persone e si generano fatturati da 2,3 milioni di euro. Ma anche le middle manager superano il 40% e, soprattutto, sono in veloce aumento. E se al top, per ora, otto su 10 sono uomini, «l’obiettivo – assicura l’amministratore delegato Italia, Roberto Masi – è di arrivare a pari, anzi di più: riprodurre la distribuzione sociale».

Ma il fatto più interessante è che McDonald’s (che proprio ieri ha annunciato 1.500 nuovi posti di lavoro nel 2012) non è un caso isolato. Ikea vanta un’alta densità «rosa» a tutti i livelli in Italia: 57% nel complesso dei dipendenti, 40% tra i manager e ben 44% tra i top manager. E non c’è poi tanto da stupirsi, visto che per il gigante (non a caso) svedese dell’arredamento le differenze di genere, insieme a quelle di provenienza, età, anzianità aziendale e orientamento sessuale, sono elementi di sviluppo culturale individuale e collettivo.

E se passiamo nel settore dei servizi, Sodexo (12mila dipendenti in Italia) conta da noi oltre 250 «cromosomi x» in ruoli di responsabilità: un’abbondante metà sia dei quadri aziendali della sua branchia «On-Site» sia dei quadri e manager di «Motivation Solution». «L’apporto di un punto di vista femminile è fondamentale per un’azienda come la nostra, dove si inventano quasi ogni anno nuovi servizi e nuovi benefit», spiega Silvia Burigana, quarantenne responsabile marketing e comunicazione di Sodexo Motivation Solutions.

Ma anche Page Personnel è a forte concentrazione «rosa». A partire dai piani alti: sette responsabili di team su 13, quattro executive su 10 e un componente del board of director su due sono signore. In aggiunta al fatto che il capo è una donna, cosa non proprio scontata. «Basta dire che in Assolavoro, l’associazione di categoria, sono tutti maschi a parte me e un’imprenditrice», commenta eloquentemente Francesca Contardi, amministratore delegato delle agenzia per il lavoro del gruppo Michael Page.

E sorprese positive per il genere si trovano pure nel mondo della telefonia. Qualche esempio? Vodafone Italia, per cominciare: la maggior parte dei suoi collaboratori è femmina; nel middle management le professioniste superano il 35%, quota che arriva al 40% nella divisione marketing. Telecom, poi, ha un’interessante peculiarità: negli ultimi anni le dipendenti sono state promosse quadro mediamente più giovani dei colleghi uomini.” (Iolanda Barera)

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