La Parola Canta: l’Omaggio dei Servillo alla Cultura Partenopea

Creato il 23 marzo 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Uno spettacolo davvero unico. Un attore e un cantante. Due fratelli, Toni e Peppe Servillo, e un palco, quello del Teatro della Pergola di Firenze. La parola canta è una proposta di difficile catalogazione che mescola canto, lettura di poesie e brani letterari, recitazione vera e propria. Una rassegna di alcuni momenti alti della cultura e dalla creatività napoletana, attraverso le opere di Eduardo De Filippo, Raffaele Viviani, Libero Bovio, E. A. Mario, Enzo Moscato e Mimmo Borrelli.

È un trionfo della lingua partenopea che i due Servillo piegano, modellano, trasformano in suoni ora drammatici, ora ironici approdando ad effetti davvero spettacolari e scenografici. La pièce parte con il monologo Napule di Mimmo Borrelli dove la città campana viene presentata in tutto il suo splendore e la sua "munnezza" tra piaghe sociali e ottima cucina, vizi e tradizioni, modi di dire e abitudini criminali. Un quadro completo, reso gustoso e irruente dalle parole dell'autore e dalla splendida interpretazione di Toni.

Uno dei momenti più alti dello spettacolo è quello in cui ancora Toni Servillo, protagonista de La grande bellezza di Paolo Sorrentino (vincitore nel 2014 dell'Oscar come miglior film straniero), recita il poema Vincenzo De Pretore scritto da Eduardo De Filippo nel 1948, testo dal quale viene in seguito tratta la commedia De Pretore Vincenzo (1957) inserita nella Cantata dei giorni dispari. L'anima del ladruncolo Vincenzo De Pretore, figlio di padre ignoto, ucciso da un tipo a cui cercava di rubare il portafogli, si presenta alle porte del Paradiso e chiede di San Giuseppe a cui è stato devoto tutta la vita. Ora vuole un posto fra i beati, collocazione che non gli spetterebbe. La ottiene sfoggiando una dialettica stringente e non poca sfacciataggine che mettono all'angolo persino Dio. È un esempio di quella capacità di fondere tragico e comico, dramma e farsa che costituisce il punto di forza della cultura napoletana.

I due fratelli si alternano dimostrando grande complicità ("C'è un codice familiare che ci lega, un legame fraterno che si è consolidato con le nostre reciproche scelte. Ci somigliamo, ci capiamo, condividiamo la stessa cultura", racconta Toni) e spaziando tra opere e generi diversi con Peppe che mette in mostra la sua voce intensa, graffiante ed espressiva. Il cantante della Piccola Orchestra Avion Travel dimostra del resto di saper alternare la recitazione al canto e di saperle fondere anche insieme. Ad accompagnare poesie e canzoni un gruppo di alto livello artistico, il quartetto d'archi Solis String Quartet, composto da Vincenzo Di Donna (violino), Luigi De Maio (violino), Gerardo Morrone (viola) e Antonio Di Francia (violoncello); una formazione che vanta già collaborazioni importanti con nomi del calibro di Claudio Baglioni, Adriano Celentano, Edoardo Bennato, Gianna Nannini ed Elisa; con quest'ultima sono saliti sul palco di Sanremo nell'anno in cui la cantautrice ha vinto il festival (2001).

Chiudiamo con le parole di Toni Servillo: "Mi sento in debito con questa città che mi ha arricchito. Una ricchezza che cerco di trasmettere in giro per il mondo nei suoi aspetti più nobili, riflessivi, tragici. In generale il mio lavoro si alimenta della complessità di Napoli, che ha ancora la dimensione ideale di una città comunque viva rispetto a tante altre. Non si tratta di sfatare alcun pregiudizio quanto di offrire la visione, tra letteratura, musica e poesia, di una identità culturale sedimentata nel tempo, uno sguardo d'insieme che rifugge le icone obsolete ed abusate di una generica "napoletanità". Nella partita che tutti siamo quotidianamente chiamati ad affrontare tra gli ideali e la realtà, i napoletani con somma ironia sanno trovare il sorriso nel pianto. Questa è una magia".


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