“Sul banco degli imputati mi piazzano da solo, ma solo lì potranno. Nell’aula e fuori, isolata è l’accusa”.
Ci sono momenti in cui le parole vengono messe sotto processo, specie se a pronunciarle è uno scrittore di successo, che quindi si ritiene possa influenzare l’intera società. È quanto è accaduto a Erri De Luca, autore partenopeo di molti capolavori della nostra letteratura, un evento che egli ha cercato di spiegare al lettore in un piccolo volumetto, pubblicato nel gennaio 2015, intitolato “La parola contraria”. Tale opera, sta a dir poco imperversando nelle librerie, in pochissimo tempo ha venduto un sacco di copie ed è giunta alla sua seconda edizione. Forse perché, al di là di tutto, le persone amano la libertà di parola, consapevoli che un treno ad alta velocità, e quindi ciò che, sopra ogni cosa, inneggia al progresso, non possa e non debba condurci nel medioevo delle idee.
Ho letto questo libro con lo spirito del letterato, ovvero colui che ama ciò che di importante la libertà d’espressione possa sempre insegnare e comunicare, per questo non parlerò di processi, avvocati, date delle udienze. Ritengo non sia di mia competenza, però posso spiegarvi quello che sta accadendo in proposito, anche se non sono certa di averlo ben compreso io stessa. Purtroppo ci sono degli “ingranaggi” in politica che sono più grandi di noi, e che non possono essere scandagliati nel profondo. Rimangono in superficie, un po’ nel vago, e quindi dobbiamo accontentarci di quello che c’è dato di poter carpire.
In Val di Susa i cantieri della Tav sono aperti, e questo vuol dire che presto una montagna sarà trivellata per permettere la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione. Si teme però che dalla montagna potrebbero uscire fibre d’amianto che metterebbero in pericolo la salute degli abitanti del luogo, i valligiani.
Durante un’intervista al quotidiano in rete “Huffington Post” del 1 settembre 2013, lo scrittore Erri De Luca ha esclamato che “la Tav va sabotata”, ed è stato per questo accusato di “istigazione a delinquere”. Querelato dalla ditta costruttrice L.T.F (Lyon Turin ferroviaire), egli si appresta a vivere un lungo processo di libertà violate; un’aspra lotta per difendere il diritto di libertà di parola.
“Rivendico il diritto di adoperare il verbo sabotare come pare e piace alla lingua italiana. Il suo impiego non è ristretto al significato di danneggiamento materiale, come pretendono i pubblici ministeri di questo caso”.
L’autore ci fa sapere che accoglierebbe di buon grado una condanna penale, ma mai una riduzione di vocabolario. “L’accusa contro di me sabota il mio diritto costituzionale di parola contraria. Il verbo sabotare ha vasta applicazione in senso figurato e coincide con il significato di ostacolare”.
I pubblici ministeri invece riconoscono un solo significato, anzi, pretendono che il verbo “sabotare” ne abbia solo uno, quello di istigazione alla violenza.
Consultare un vocabolario sarebbe stato sufficiente ad archiviare la denuncia sballata di questa ditta francese? Stando così le cose, De Luca avrebbe istigato, indotto altri a danneggiare, ma questo è in contrasto col significato stesso dell’essere scrittore. Un autore di testi istiga, sì, ma a leggere e a scrivere, a volerne sapere di più, ad approfondire le questioni e, viene da sé, a pensare ed esprimersi liberamente.
Il 28 gennaio 2015 si è svolta la prima delle udienze del processo per reato di opinione ad Erri De Luca. Il rito abbreviato è stato rifiutato, perché un processo alla parola va svolto in pubblica udienza. La difesa non presenterà testimoni: “I testimoni che posso presentare” scrive l’autore “sono quelli che hanno letto le mie pagine. Non ne disturberò nessuno”.
Ne “La parola contraria” Erri De Luca difende se stesso, affermando che i pubblici ministeri che ritengono criminose le sue frasi, non hanno mai chiesto la rimozione al giornale.
“Si vede che nella montatura del caso i pubblici ministeri hanno avuto premura di tenersi buona la stampa per concentrarsi sul singolo e isolato scrittore”.
Insomma, colpirne uno per scoraggiarne altri cento, in un paese dove tutti dichiarano di essere “Charlie”, ma poi in pratica non lo sono.
“Arriverà un governo che prenderà atto dell’evidenza: la valle non vuole i cantieri. E finalmente darà l’ordine alle truppe di tornare a casa”. È il pensiero di De Luca sulla costruzione della linea ferroviaria.
Sinceramente, sul governo non ho speranze, l’unica cosa che posso fare è citare una frase di Voltaire, come buon auspicio: “Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu possa esprimerla”. In nome di quell’articolo 21, creato a suo tempo, per fare dell’Italia un paese libero.
Written by Cristina Biolcati