La partita a dama

Da Csabbat
Sono seduto a gambe incrociate in cima a una collina che sembra quella del desktop di Windows XP. Il cielo è di un azzurro intenso e le nuvole volano leggere e spettinate, spinte da una fresca brezza primaverile. L’erba della collina è folta e immobile, animata a tratti da improvvise folate di vento. Davanti a me c’è una scimmia che mi guarda con aria di sufficienza e con la voce di Angelo Bernabucci mi fa: “aho tocca a te, nun dormi’”. Avanzo con la pedina bianca sulla diagonale. Lei mi sorride a denti stretti, come il fumetto disegnato sull’omonima rubrica de La settimana enigmistica. Forse se l’aspettava.
Allora la scimmia muove in avanti la pedina nera, mangia la mia e mi sputa su una mano. Io alzo la testa e le indirizzo un’espressione come per dire che cazzo fai? e quella mi continua a squadrare con sufficienza. Allora posiziono la dama a copertura delle due pedine bianche a metà scacchiera. La scimmia prende l’altra mia dama, la "soffia" - perché dice che non ho mangiato la sua - e mi sputa sulla stessa mano di prima. A questo punto scaravento la scacchiera al di là della collina e mi lancio contro l’animale. Ne nasce un’accesa rissa e nella foga ruzzoliamo a valle. La scimmia batte la testa contro l’icona Risorse del computer e resta a terra tramortita. Ne approfitto, le salto sopra e comincio a tempestarla di pugni sul muso ma mi accorgo che sto picchiando una maschera. Sollevo la maschera e scopro che sotto la cartapesta c’è il mio volto tumefatto. E mi sveglio. Sempre lo stesso sogno, sempre le stesse azioni.
Lei che ne pensa dottore, perché non ricordo mai di mangiare la sua dama e mi faccio soffiare la mia?

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