Nel precedente post avevamo lasciato i nostri protagonisti che si dirigevano verso una sala cinematografica sita nel centro della Città Eterna, per assistere alla proiezione di quello che buona parte della critica italiana ha definito uno dei migliori film dell'anno, ovverosia "La Passione", di Carlo Mazzacurati.La pellicola si avvale di uno dei migliori cast disponibile nel belpaese (inteso come nazione e non come prodotto caseario)Abbiamo infatti Battiston Giuseppe, Guzzanti Corrado, Capotondi Cristina, Sandrelli Stefania, Messeri Marco, Smutniak Kasia e, su tutti spicca Orlando Silvio ...Diciamo che, tutto sommato, il film è una mezza cagata.E' un film nato vecchio, con situazioni ed ambienti visti e rivisti in mille altri film italiani e che nulla aggiunge al già mediocre panorama del cinema italiano.Il maggior difetto della pellicola sta nell'indecisione di fondo: non si capisce se vuol essere una commedia "verista" o grottesca - e qui si spiegherebbe il ruolo di Guzzanti che, se funziona in televisione con i suoi personaggi o in film dichiaratamente grotteschi come "Fascisti su Marte", qui con il suo personaggio straborda e fa smarrire chi lo guarda a causa del troppo gigioneggiare.Battiston è una spanna sopra gli altri ed è quello che riesce a supplire meglio alla mancanza di stile del film.La Smutniak e la Capotondi sono due belle presenze ma i loro personaggi sono troppo abbozzati, semplicistici e macchiettistici.Il vero protagonista dovrebbe essere Silvio Orlando; ora, non me ne voglia l'attore partenopeo che apprezzai tanto in "Ferie d'Agosto" di Virzì (film eccellente): ma la mia impressione é che si sia bloccato in un personaggio, che ormai reciti di mestiere e di cliché, quasi stesse facendo un'involuzione.Curzio Maltese su La Repubblica del 25 settembre aveva definito i suoi ruoli da intellettuale di sinistra " simpaticamente sfigato", perché i suoi personaggi hanno quasi sempre questa connotazione.Ora io non so se siano i suoi personaggi ad essersi conformati al medio militante di sinistra, piccolo borghese piccolo intellettuale piccolo politicamente corretto piccolo ecosolidale, o se siano i "compagni" ad essersi identificati nei personaggi di Orlando e di quasi tutti gli attori italiani (Favino, Battiston, Volo ... li potete vedere praticamente tutti in "Figli delle stelle", altro film destinato all'oblio); fatto sta che, così come ha ragione Vendola quando dice "Non poffiamo più perdere bene compagni e compagne, dobbiamo vincere bene", anche la nomenklatura del cinema italiano dovrebbe avere più coraggio nel proporre nuove storie e nuovi protagonisti con temi universali e non più storielle da enti locali.A mio parere, gli unici che in questo momento in Italia stanno facendo questo percorso sono Albanese e Servillo come attori e Salvatores, Garrone, Sorrentino e Dritti come registi.Il resto è noia trita e ritrita.