Una delle dimostrazioni del carattere di destra del Governo Monti, se ancora ce ne fosse bisogno, è la scomparsa della proposta della Patrimoniale, cioè di una tassazione, straordinaria o ordinaria, che colpisse le grandi ricchezze e rendesse disponibili quelle risorse necessarie a rendere meno stridenti le disuguaglianze sociali, ad alleviare la situazione dei conti pubblici senza gravare ulteriormente sui ceti medio-bassi, a consentire di uscire dalla recessione aumentando investimenti pubblici e redditi e consumi di chi, in una condizione di povertà o di quasi povertà, sta subendo maggiormente la crisi. Le statistiche parlano chiaro e indicano, secondo Banca d'Italia, che il 45 per cento della ricchezza nazionale è in mano al 10 per cento dei cittadini mentre il tasso di disoccupazione è arrivato, per l'Istat, all'8,9 per cento (31 per cento per i giovani). Nei mesi scorsi l'aumento della tassazione per i ricchi o di una patrimoniale venivano auspicati, sorprendentemente, proprio da alcuni miliardari (negli Stati Uniti Warren Buffet e in Italia si era schierata in qualche modo per la patrimoniale, sia pur 'leggera', persino Confindustria). Particolarmente interessante era inoltre la proposta del Presidente di Nomisma Pietro Modiano per una imposizione straordinaria sui grandi patrimoni che risultasse finalmente risolutiva per il problema del debito pubblico . Con Monti questi temi sono scomparsi dall'agenda politica: si è tentato di spacciare per una forma di patrimoniale l'aumento dei bolli sui depositi titoli o il ripristino dell'ICI (che colpisce indistintamente tutti i proprietari di case, ricchi o poveri che siano), si è applicata una irrisoria tassazione aggiuntiva sui capitali scudati, di ristabilire l'imposta di successione oltre certe entità di ricchezza non si è mai parlato.
Al riguardo si sono addotte motivazioni tecniche o presunte tali: il tempo necessario per studiare la materia (mentre l'urgenza era di dare dei 'segnali' ai mercati e all'Europa e dunque si doveva attingere dove i soldi erano immediatamente recuperabili, cioè nella massa dei lavoratori dipendenti), una patrimoniale avrebbe dato un'ulteriore incentivo all'esportazione dei capitali all'estero (come se questa si fosse mai arrestata e anzi non avesse visto un ulteriore accelerazione negli ultimi tempi), la difficoltà di individuare i ricchi tenuto conto che larga parte dei beni sono occultati tra società di comodo e prestanomi, il carattere illiquido della ricchezza – investita in immobili e titoli finanziari – e dunque non immediatamente disponibile, se non attraverso uno smobilizzo dei cespiti, per un prelievo forzoso. Obiezioni non prive di fondamento ma dai 'Geni' attualmente al Governo era lecito attendersi appunto delle soluzioni realmente innovative, giuste ed efficaci: per ripristinare l'ICI, tagliare le pensioni, aumentare IVA, benzina e sigarette bastava un Tremonti o un Pomicino qualunque. Una soluzione plausibile per la patrimoniale potrebbe essere, ad esempio, anziché la richiesta del versamento di un'imposta straordinaria il trasferimento della titolarità di una fetta di debito pubblico (e dunque l'obbligo del pagamento periodico degli interessi e del rimborso alla scadenza garantito dalle proprietà dei destinatari del provvedimento) dallo Stato a soggetti privati. L'effetto positivo immediato sarebbe l'uscita dall'emergenza dei conti pubblici senza deprimere i consumi e dunque la possibilità di affrontare con efficacia e nei tempi necessari le grandi questioni dell'evasione fiscale, della corruzione, dell'economia sommersa e illegale (Elio Veltri e Antonio Laudati stimano in mille miliardi di dollari la ricchezza delle mafie). Resta evidentemente il problema dell'individuazione degli strumenti tecnici per definire e rintracciare i ricchi: un'attività che dovrebbe andare di pari passo con quell'audit del debito pubblico che auspica Guido Viale (chi ha in mano i titoli pubblici, chi si è arricchito fraudolentemente a spese dello Stato determinando la voragine in cui siamo precipitati) e che richiede strategie e mezzi straordinari (anche di intelligence per scovare e recuperare i capitali esportati illegalmente all'estero, impiegando proficuamente i dipendenti pubblici in esubero, applicando la confisca integrale dei beni ai colpevoli di reati finanziari e di corruzione oltre a chi non sia in grado di dimostrarne l'origine 'pulita', altro che i blitz della Guardia di Finanza a Cortina). Con la consapevolezza che l'evasione fiscale non è qualcosa che riguarda solo pochi grandi soggetti ma anche una vasta platea di imprenditori e di lavoratori autonomi (se ne è avuta in qualche modo conferma con le recenti rivolte dei forconi e dei tir che ha visto in Equitalia uno dei bersagli principali) e ciò impone di ripensare profondamente tutta la struttura produttiva italiana.
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