Silenziosa e prepotente, s'accomodava e cominciava la sua semantica, accarezzando con le sue fredde mani
ogni tratto di pelle che immediatamente dopo il suo passaggio, s'irrigidiva lasciando emergere ogni poro, ogni pelo del corpo come fossero ciuffi d'erba che bagnati dalla rigugiada
mattutina si destavano, rigidi e guardinghi.
Poi con le morbide sue dita, iniziava a massaggiare le tempie di un cervello che ormai non ragionava più.
Infusi di panico, bende oscure di paura, avvolgevano lo sguardo ormai offuscato di occhi
che non volevano chiudersi, come fosse l'ultimo appiglio per resistere, per non soccombere.
Il cuore ormai non batteva più con regolarità, ansimava, e gocce di sudore spuntavano fuori dalla fronte coperta fino all'inverosimile, colando come pioggia attorno alle cavità di quegli occhi che ormai come spinti da una forza arcana, aperti non riuscivano più a restare.
Bruciore, come fiamme lanciate dentro essi, cedevano senza più opporre resistenza!
La Paura ormai regnava sovrana, aveva posto il suo stendardo il suo emblema: ancora una volta aveva vinto.
Un'altro trofeo si aggiungeva ad una bacheca che sembrava non finire mai.
La Paura sussurrava: resistere è inutile, lascia che ti culli che ti accompagni nell'oblio di un giorno che ormai non è più...fino all'arrivo di quella luce che speranza e conforto avrebbe portato in quell'animo fin troppo sconfortato.