Io, oggi, vorrei dirvi che qualche volta se penso alla paura mi metto paura da me. Altre no, dipende.
Cosi, per raccontarvi, mi viene in mente quella volta che avevo 17 anni ed ero in campeggio a Firenze e si stava bene a Firenze perché era un po la mia casa con tutti quei tetti rossi e l’arte, tanta arte da scoppiare. Però quel giorno ero in tenda e i tetti rossi li vedevo solo, non li abitavo.
Quel giorno che poi era notte cominciai a sentire sbattere la tenda e pareva proprio che qualcuno volesse entrare ed era notte e buio, ovvio fosse così. E a me venne paura, vi farò ridere e qualcuno giovane come l’aglio non capirà, mi venne paura che fosse il mostro di Firenze, per spiegarvi quello che uccideva le coppiette appartate.
Ora lo so che da lì seduti vi verrà da ridermi, ma io ero in coppia e questa cosa mi faceva paura. Ora lo so che mi direte forte che ero in campeggio ma poi quando ti viene paura non è che te ne stai tanto li a ricordarti chi sei e dove sei: hai paura e bon.
Beh, per farla breve e arrivare in fondo che già vi sento che bramate – bramate vero?- alla fine ho preso coraggio e sono uscita dalla tenda per sconfiggere ol mostro e subito ho capito che il mostro era un gatto che trovava divertente fare lo scivolo sulla mia tenda e forse anche la pipi, non so.
Se penso a quel giorno ancora rido.
Che poi a dirla tutta, la paura è proprio così: tutte grida e leoni e sotto sotto unghiette da topolino.
Io, non so voi, ma me lo segno in un post-it, sia mai mi passi di mente.
Chiara