Per una volta sono quasi d'accordo con Brunetta. Il ministro ha apostrofato i precari della Pubblica Amministrazione che erano saliti sul palco del Convegno Nazionale dell'Innovazione rivolgendogli uno sprezzante "questa è la peggiore Italia" mentre sgusciava via dalla sala senza neanche aver fatto intervenire la loro portavoce. Se Brunetta avesse usato l'imperfetto invece del presente nel suo commento, il mio accordo con la sua dichiarazione sarebbe stato completo. Perchè questa "era" la peggiore Italia. Era un'Italia di speranzosi e ingenui ragazzi che, convinti evidentemente di vivere in un paese sano, pensavano che studiare e formarsi lavorando sodo per farlo bastasse a guadagnarsi un lavoro su cui fondare la propria esistenza e e riempirla di tutte quelle cose che l'esistenza fanno preziosa. Una casa, una famiglia, la possibilità di vivere insieme agli altri dignitosamente. Un'Italia di giovani donne e uomini che per troppo tempo hanno creduto che il precariato fosse certo un problema, ma come tutti i problemi avesse alla fin fine solo una dimensione per così dire "televisiva". Un po' come la mucca pazza, l'aviaria, l'H1N1. Oggi ci sono e domani non ci sono più. E in ogni caso non a me. Agli altri. Colpirà quelli che non hanno studiato quanto me. Che non valgono quanto me. Per troppi anni ciascuno di noi ha pensato che a lui non sarebbe capitato, che noi l'avremmo spuntata, che noi avevamo stoffa da vendere, prima di accorgerci che mentre sognavamo ad occhi aperti altri ci sfilavano la sedia da sotto e ci facevano rimanere in piedi a musica finita. Forse allora eravamo l'Italia peggiore. Quella che vedeva trovar un lavoro degno solo al figlio di, al nipote di, all'amico di, sperando di trovare anche noi prima o poi un parente o un amico così. Quella che ha assistito impassibile allo smantellamento totale dei diritti e delle garanzie sul lavoro da parte di questi teorici dello sfruttamento in salsa capitalista, che diffondevano sotto i nostri occhi un occupazione temporanea e incerta, mentre ognuno di noi si diceva per darsi fiducia che questo magma non lo avrebbe sfiorato. Eravamo l'Italia peggiore, un'Italia di ignavi menefreghisti che pensavano che i diritti fossero cosa acquisita. Invece i diritti se non li tieni d'occhio te li sfilano da sotto il naso. Eravamo l'Italia peggiore. Ma oggi non lo siamo più. Oggi l'Italia peggiore è l'Italia della maggioranza di governo, che fa salire su un palco una cittadina con la evidente premeditazione di lasciarla lì di stucco da sola, allontanandosi in modo volgare e arrogante.
By Jitsu Mu
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