Il chirurgo plastico Robert Ledgard conduce esperimenti per creare un nuovo tipo di pelle umana, resistente alle aggressioni di qualunque genere: da quando ha perso la moglie, carbonizzata in un incidente d’auto e poi suicida, questa ricerca lo ossessiona. Si è praticamente rinchiuso nella sua villa-clinica El Cigarral, dove prima operava regolarmente. Dopo anni di lavoro, Robert riesce a sintetizzare una pelle sensibile al tatto come quella umana, ma molto più resistente: immune al fuoco, per esempio. Nessuno scrupolo accompagna il suo lavoro solitario, condiviso in realtà con una sola persona: Marilia, la donna che l’ha cresciuto. Gli manca, però, una cavia su cui testare i risultati dei suoi studi…
Il modo in cui è tessuta la trama, che nasconde molte cose all’inizio del film e ne svela altrettante alla fine, è il meccanismo ideale per accrescere la suspense. Indizi disseminati nei dialoghi o in azioni insignificanti a prima vista, si rivelano poi cruciali per rileggere la storia all’indietro e pensare: “Certo, è logico!”. Chi è realmente Vera, il topo che Robert tiene nel suo laboratorio e che sorveglia notte e giorno, come se volesse carpirne la sua identità e ricordare a se stesso che non è nient’altro che una sua creazione?
La pelle che abito è una storia torbidissima, morbosa, fatta di sangue, sesso, pulsioni primarie, affrontate da nomi eccellenti del cinema: da Lang a Hitchcock a Dario Argento, per citare solo i più noti. La fotografia, la regia ma soprattutto le musiche accompagnano egregiamente l’inquietudine che cresce. La fotografia è infatti cupa, i colori sono opachi per la maggior parte del film: si schiariscono solo nei brevi momenti di serenità, apparente. La regia è curata nei dettagli, dai quali spesso nasce l’inquadratura per poi allargarsi all’intero ambiente ripreso: si notano così altri dettagli, alcuni un po’ scontati (i quadri con soggetti senza volto alla De Chirico). La colonna sonora, poi, è un crescendo appropriato di inquietudine-mistero-sospetto-certezza.
Resta solo una considerazione, che poche storie riescono a evitare: sarebbe stato più affascinante, Robert, se non avesse avuto il fantasma della moglie e della figlia a guidarlo ciecamente nella sua discesa all’inferno?