Finalmente, dopo oltre un mese di annunci, Mario Draghi vara lo “scudo Antispread” della Banca Centrale Europea. Il meccanismo appare abbastanza semplice da comprendere: i paesi in difficoltà, a causa del tasso d’interesse stabilito dai mercati finanziari sui loro Bond, possono richiedere supporto alla BCE che acquista titoli con scadenza massima triennale del paese richiedente.
Naturalmente l’aiuto non è gratuito, lo stato in difficoltà dovrà richiedere l’attivazione del “fondo salva stati” (EFSF/ISM) alle autorità politiche europee che come è noto prevede la firma di un protocollo d’intesa contenente una serie di condizioni che il paese richiedente s’impegna a soddisfare sotto il controllo della ormai tristemente famosa troika (UE-FMI-BCE). Le condizioni del protocollo, sono quelle applicate in Grecia e dunque un severo vincolo di bilancio fatto a colpi di tagli alla spesa sociale, agli stipendi e anche ai livelli di occupazione della Pubblica Amministrazione. Draghi, si è premunito oltretutto di chiarire due aspetti: le condizioni previste nel memorandum devono essere severe e le operazioni di acquisto dei titoli saranno “sterilizzate”, ovvero non saranno stampati nuovi euro, ma la BCE pagherà gli acquisti o vendendo assets (bond in portafoglio?) o chiedendo a prestito i danari dalle banche commerciali che come è noto tengono un conto corrente presso la BCE (Current Account Holdings) e possono usufruire anche di un altro strumento di deposito, il ECB Deposit Facility Usage. Non è difficile immaginare che la BCE – per sterilizzare l’operazione antispread – possa attingere proprio da questi conti tramite, immagino, un meccanismo di aste. Tecnicalità. Ciò che conta è che non verrà stampato neanche un euro e che quindi non siamo di fronte ad una operazione di Quantitative Easing in stile Federal Reserve.
Secondo gli esperti tale operazione è in grado di calmierare la differenza dei tassi sui bond dei paesi virtuosi e quelli dei paesi in difficoltà. Cosa più che probabile. Il fatto è che le condizioni previste nel memorandum – la Grecia insegna – rischiano di far precipitare l’economia reale del paese soccorso in una spirale depressiva a causa dell’annichilimento della domanda aggregata. A mio avviso – umilissimo, non c’è manco bisogno di dirlo – questo però sposta il pendolo del rischio sistemico della nazione sottoposta a salvataggio dal settore pubblico a quello privato: la spirale depressiva farebbe aumentare notevolmente le sofferenze del sistema bancario nazionale vanificando in parte i vantaggi dovuti all’aumento dei corsi dei titoli di stato in portafoglio. Sarà una scelta pagante? Difficile dirlo.
Una cosa è certa però, per le Istituzioni europee il rischio più grave – come ammesso da J. M. Barroso oggi durante la conferenza stampa tenuta dopo l’incontro con Mario Monti – è il circolo vizioso tra il debito degli stati e il debito delle banche. Dichiarazione curiosa questa.
Infatti se ci si pensa un attimo le banche hanno acquistato montagne di titoli di stato proprio grazie alla famosa operazione LTRO fatta dalla BCE qualche mese fa: la BCE ha prestato 1000 miliardi di euro al tasso dell’1% con durata triennale e le banche con queste risorse acquistarono proprio titoli di stato con scadenza non superiore ai tre anni. Non troppo casualmente oggi Draghi ha annunciato l’acqusto di titoli con scadenza massima triennale dei paesi che si sottoporranno al memorandum e alla vigilanza della Troika. Quasi una sconfessione dell’operazione LTRO, o se si preferisce: la somma dell’operazione annunciata oggi con quella di qualche mese fa equivale all’acquisto da parte della BCE di bond direttamente dagli stati dove le banche hanno svolto un ruolo di mera intermediazione (retribuita, s’immagina). Straordinario.
Sotto questa ottica, non pare azzardato che l’operazione abbia una efficacia quasi nulla anche perchè oltretutto vi sarà la sterilizzazione e l’economia reale del paese “salvato” sarà sottoposta ad un ulteriore dose di stress.
La differenza potrà essere fatta dall’intervento del “fondo salva stati” (ISM) che però deve superare le forche caudine della Corte Costituzionale Tedesca.
Le sorti dell’Europa si decideranno probabilmente a Karsruhe.