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La penna e lo scettro: scontro tra intellettuali e politici nella Russia di Putin

Creato il 04 settembre 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Francesca Rossi

La penna e lo scettro: scontro tra intellettuali e politici nella Russia di Putin

Il caso delle Pussy Riot ha suscitato scalpore nel mondo, gettando l’ombra del dubbio sul rispetto della libertà d’espressione in Russia e sui diritti umani. A dire il vero il problema non è nuovo; già gli articoli scottanti di Anna Politkovskaja e il suo misterioso omicidio hanno contribuito a sollevare inquietanti interrogativi in proposito, ma oggi si sta assistendo ad un vero e proprio risveglio sociale e culturale russo.

Gran parte degli intellettuali sfida quotidianamente l’élite governativa allo scopo di cambiare le sorti di un Paese che ne ha abbastanza di regimi e di Zar. Il desiderio di cambiamento, come spesso accade in questi casi, avviene attraverso la musica o internet. Moltissimi sono i blog russi che si occupano di politica (ottimo esempio è quello di Navalny, arrestato per le sue proteste contro il potere di Putin) o di letteratura. Proprio i libri rappresentano il riflesso di una realtà deludente, in cui i sogni di una generazione si sono da tempo infranti.

La penna e lo scettro: scontro tra intellettuali e politici nella Russia di Putin
L’eco dei nuovi, agguerriti ed audaci autori russi sta arrivando anche da noi. È un’ottima occasione per avvicinarsi ad una scrittura che non si esaurisce con i grandi Tolstoij o Pushkin, ma si rinnova continuamente nello stile e nei temi. I russi traggono forza vitale dalla letteratura e dalle idee veicolate attraverso i blog; solo il tempo potrà dirci in che modo tutta questa energia verrà sfruttata e a cosa porterà. Intanto immergiamoci nella letteratura russa contemporanea e vediamo di trarne alcune linee guida.
Victor Erofeev è uno scrittore, critico e giornalista le cui opere sono state bandite dall’ex Unione Sovietica. Tra i saggi ed i romanzi da lui scritti, possiamo ricordare “L’Enciclopedia dell’Anima Russa” (ed. Spirali) analisi lucida della mentalità e della cultura russa e “La Bella di Mosca” (Bur), romanzo incentrato su una donna bella, fragile e dedita ai piaceri della vita. Edouard Limonov, nazional-bolscevico, poeta, politico russo dall’esistenza ribelle e dissidente arrestato nel 2001, ha scritto un romanzo tagliente sulla gioventù moderna, in precario equilibrio tra sogni e squallida realtà. Il libro, dal titolo “Eddy Baby ti amo”, è edito in Italia da Salani. O, ancora, il dissidente Vladimir Sorokin che, insieme a Limonov ed Erofeev, ha dato alle stampe “Russian Attack” (Salani) atto d’accusa dell’arte al potere corrotto. 
La penna e lo scettro: scontro tra intellettuali e politici nella Russia di Putin

Autori come questi in patria subiscono diffamazioni e censure e la loro vita non può certo dirsi facile. Nonostante tutto scrivere e pensare sono due punti fermi di ogni loro giornata, motivo di orgoglio ed unica arma per la lotta quotidiana. Anche il genere poliziesco russo ha un re: Boris Akunin, il quale non scrive solo gialli, ma vere e proprie ricostruzioni storiche accuratissime. Tra i suoi romanzi, pubblicati da Frassinelli, possiamo ricordare “Il Marchio del Fuoco”, una delle storie in cui compare l’ispettore Fandorin.
Tra le donne impossibile non citare Lyudmila Ulitskaya, autrice dell’intenso “Daniel Stein. Traduttore” (Bompiani). L’opera narra il gesto eroico del giovane ebreo Stein che, attraverso il suo lavoro di traduzione per la Gestapo, salva la vita di trecento ebrei. Gli intellettuali russi, dunque, non hanno mai smesso di immaginare un mondo nuovo in cui vivere ed il loro spirito critico è più vivace che mai.
Qualcuno potrà dire che, in fondo, la Russia è lontana da noi e non ha senso avvicinarsi ad una letteratura cosi “diversa”. Niente di più sbagliato. I temi, gli stili, come anche il mondo russo nella sua totalità, non sono privi di legami con la nostra realtà storica, sociale e letteraria. Allo stesso modo non si può sostenere che le questioni diplomatiche, economiche o civili di questa nazione (per esempio la lotta per i diritti umani) non ci riguardino. Sarebbe un grossolano errore di valutazione, tanto più deprecabile quando la storia delle relazioni internazionali e quella delle lotte civili ci insegnano che non esistono battaglie di serie A o di serie B se in gioco c’è la libertà e che ogni Paese è una pedina fondamentale nel complesso scacchiere di equilibri politici, culturali e sociali del mondo.


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