Ci sono vicende che fanno parlare parecchio e altre che restano costantemente in ombra, che sono sottaciute e non riescono ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica.
Stiamo parlando della battaglia, iniziata oltre vent’anni fa, della ex zona industriale Napoli Est, un’area profondamente inquinata dalle attività industriali, a partire dal secondo dopoguerra fino agli anni ’90, che coinvolge la municipalità 6 e parte della municipalità 4 di Napoli.
Barra, San Giovanni, Ponticelli, Gianturco e Poggioreale – la periferia Est di Napoli è una bomba ecologica. Una legge del 1999 ha imposto una bonifica e il recupero dei suoli e delle falde acquifere ma, ad oggi, nessun intervento è stato messo in atto.
I rischi che i cittadini corrono sono preoccupanti e ciò lo dimostra anche il documento redatto nel 2002, il “Piano di emergenza esterno area Orientale di Napoli”, che definisce i pericoli e le conseguenze in caso di esplosione di un silos o di una tubatura.
Su Napoli Est aleggia un silenzio imbarazzante. Non bastano le mobilitazioni cittadine e i pochi interventi dei media. Gli abitanti chiedono di più.
Chi ha portato avanti la causa di quest’area spesso dimenticata, è stato Giuseppe Manzo, giornalista e blogger, direttore del giornale online nelpaese.it e redattore del Giornale Radio Sociale. Schierandosi in prima persona, dando voce agli abitanti e fornendo informazioni di cui raramente si sente parlare, Giuseppe Manzo si è distinto per il suo attivismo.
Di seguito la sua intervista.
Cosa sta accadendo a Napoli Est e quali sono le sue considerazioni personali in merito?
A Napoli Est si è arrivati ad un punto molto simile a quello di Bagnoli di diversi anni fa con la differenza che per la periferia Est vi è una mancanza totale di informazioni. La magistratura ha confermato le preoccupazioni dei cittadini, delle associazioni e dei comitati, sulla presenza di alcuni impianti industriali inquinanti, in particolar modo della Q8. Questa vicenda non è recente, al contrario interessa il territorio da oltre vent’anni a partire dall’esplosione di un impianto nel 1985.
L’area è una ex zona industriale con impianti, in precedenza di raffinazione, adesso di stoccaggio petrolifero, che comportano dei rischi per l’ambiente e per la salute.
Napoli Est è una municipalità che, secondo studi condotti dal Comune di Napoli nel 2012, si trova al secondo posto per mortalità dovuta a malattie tumorali oltre che contrassegnata dall’incremento delle malattie polmonari e del linfoma di Hodgkin.
Napoli Est non è solo la Q8, la ex area industriale e gli impianti, ma c’è tutta una linea di costa di cui si parla poco, dove insiste la centrale a Turbogas di Vigliena e l’area portuale, dove si fa battaglia sul livello di inquinamento della centrale a metano con tanti episodi che non sono stati spiegati in questi ultimi anni.
Come si stanno mobilitando i cittadini per sollecitare l’intervento degli enti preposti?
Il sentimento che si evince è di una grandissima insofferenza. I residenti si fidano solo di chi vive sul posto che cerca di informare e di informarsi. Un primo momento di mobilitazione è avvenuto il 4 dicembre 2015, attraverso la protesta da parte di cittadini e attivisti, che hanno occupato l’ingresso della Q8.
Si sta tentando di costituire un’assemblea pubblica di informazione per render noto l’abbandono dell’area e i pericoli legati all’ambiente e alle ripercussioni sulla salute.
Napoli Est è la seconda municipalità per abitanti, dopo il Vomero. Conta circa 120 mila residenti.
A breve sarà stabilita una data per un’assemblea pubblica e questo segnerà l’inizio di un percorso che proverà a raccogliere il maggior numero di persone per prendere coscienza del problema in maniera attiva non aspettando più interventi esterni.
In precedenza chi è intervenuto per sollevare il problema è stato il comitato civico di San Giovanni con la pubblicazione di un importante volume sulla questione :“Il destino di Napoli Est”. Anche altri colleghi hanno scritto delle cose in merito. È chiaro che bisogna costruire una letteratura e un movimento forte per porre Napoli Est come un attuale grande problema.
Come si è evoluta la vicenda avvenuta tra il 28 e il 29 ottobre 2015 nei quartieri di Barra e San Giovanni in merito alla contaminazione dell’acqua ad uso potabile?
L’episodio avvenuto ha creato ulteriore tensione sulla vicenda. Per un pomeriggio nei quartieri di Barra e San Giovanni è uscita, dai rubinetti, acqua nera che “puzzava di nafta”. Naturalmente le persone hanno cercato di avvisarsi, per quanto possibile, a non utilizzarla. Solo il 2 novembre l’ASL dichiarò che la situazione era rientrata nella normalità e che l’acqua era tornata ad essere potabile. La cosa che subito si evince è che c’è un buco di 6 giorni! La spiegazione che hanno dato è che la sostanza, presente nell’acqua, era manganese che, a certe quantità, può rendere l’acqua scura. Fino ad una certa dose di milligrammi questa sostanza non incide sulla salute ma data la colorazione dell’acqua appare chiaro che la quantità consentita di manganese sia stata superata. Quell’episodio è stato abbastanza scatenante ed ha aumentato le preoccupazioni dei cittadini perché ha aperto tantissime domande a cui non sono seguite risposte da parte dell’amministrazione e dell’ASL.
Seppur minimi, ci sono stati degli interventi politici?
L’unico gruppo parlamentare che ha raccolto del materiale e che si è recato sul posto per stilare un dossier è stato il movimento 5 stelle. C’è una grande disattenzione anche da parte della stampa cittadina che non è molto attenta ai problemi di quest’area a differenza di quella di Bagnoli.
Date le imminenti elezioni comunali c’è qualche proposta d’intervento nei programmi elettorali dei candidati?
Al momento non ci sono proposte, probabilmente ce ne saranno in futuro ma ho i miei dubbi. Eppure stiamo parlando di un sito di una multinazionale di grandi dimensioni che serve a rifornire ben tre regioni d’Italia (Campania, Basilicata e parte della Puglia).
A parte poche figure individuali, i partiti politici non hanno mostrato interesse alla vicenda.
Continua ad esserci un silenzio totale che credo inciderà molto su chi verrà a fare campagna elettorale.
Quali sono le sue speranze per il futuro?
In ogni progetto umano penso che le speranze si costruiscono con la pratica. Spero che molte più persone si attivino per rendere più consapevole un’area che forse è la più dimenticata, che mette insieme sia problemi sociali che ecologici. Sono le persone che devono essere speranza pratica. Si devono attivare come altri abitanti hanno fatto in altri quartieri. Bisogna chiedere informazioni, pretendere dati sulla salute e su ciò che sta accadendo, chiedere bonifiche e altre azioni per garantire un futuro alle prossime generazioni, occorre fare pressing per chiedere degli interventi.