Foto di Beverly & Pack
Quanto vado a narrare è capitato per filo e per segno a una signora che conosco, la quale ha scritto un libro che è stato di recente pubblicato da un editore coi fiocchi.
Costei, anni fa, aveva conosciuto superficialmente un tale che le ispirava simpatia. Per caso in tempi recenti lo rivede e trascorre con lui una piacevole serata, nel corso della quale l’uomo si dice tanto dispiaciuto di non aver letto il suo romanzo, del quale ha “sentito parlare così bene”. Al termine della serata lei, che ne aveva una copia con sé, gliela regala.
Si ritrovano dopo un paio di giorni a casa di lui, che ha organizzato una cenetta a quattro: loro due e una coppia consolidata. A tavola afferma di aver inizato a leggere il romanzo e di essere “già a pagina 50″. L’ha trovato, dice, molto accattivante; ma sembra più una concessione che un complimento.
Poi la coppia consolidata se ne va e i due restano soli in quel territorio, talvolta punteggiato di silenzi imbarazzati, nel quale si sa quel che potrebbe accadere ma non si sa se accadrà. D’un tratto lei, che ha bevuto un po’ di vino, chiede dove si trovi il bagno. Lui ce la accompagna e, premuroso, le consegna un asciugamano pulito e le indica una saponetta rossa e miracolosa.
Non appena l’uomo è uscito, chiudendo la porta, lei si guarda intorno. C’è un’aria di vecchiume; mattonelle consumate, sanitari divenuti opachi con il tempo. Si dirige al water, solleva la gonna, abbassa gli slip e siede. Giusto davanti al water c’è una panca, e sulla panca c’è un libro aperto alla pagina numero 50.
E’ il suo romanzo.
Ora. Che molte persone leggano volentieri al cesso è cosa nota. Ma magari non si tratta di letture dai contenuti profondi, che so, il giornale di quartiere, una rivista di gossip, un libro di barzellette (può darsi che ridere favorisca la peristalsi). E se anche sei così bravo da leggere Kant mentre svuoti il colon, la sera che Kant ti viene a casa gli fai trovare il libro da un’altra parte.
O no?