La Pet-therapy e …il canarino.

Creato il 02 aprile 2011 da 19stefano55

Le vicissitudini con l’ADSL dureranno ancora una settimana e a parte il “fattaccio” sarebbe importante riflettere quanto sia necessario per studiare, lavorare, comunicare, l’ampliamento dei servizi Wi-fi in ambito di strutture educative, culturali, di aggregazione sociale.

Ma oggi posto una “poesia” per bambini o amanti dei piccoli animali. Magari qualche animalista mi criticherà…pazienza. Nelle fiere del patrono che caraterizzano le piccole comunità locali ci sono oltre le bancarelle che settimanalmente fanno capolino nel paese, anche bancarelle diverse, di Regioni limitrofe. Ebbene in queste fiere ci sono , ancora, 2-3 bancarelle che espongono animali da vendere. Cuccioli di cani forse di razza, qualche gatto, molti criceti e conigli nani. I soliti pesci rossi e ahimè ancora le tartarughine d’acqua.

Poi  in apposite gabbiette i volatili (pappagalli di varie razze, parrocchetti canori e i canarini di vario colore). Ciò che ho notato di differenza rispetto alla mia infanzia, 40-50 anni fa, è che quasi mai i ragazzini si avvicinano alle gabbiette dei volatili. Solo qualche persona anziana guarda , fa qualche verso, memore di un passato e di una vita ormai sparita, come usi e costumi.

I bambini si avvicinano ai conigli nani, ai cani, ai gatti cioè a quegli animali che si possono toccare, che reagiscono, a loro modo, al tatto. Una duplice reazione e simbiosi. Una carenza di essere toccati e di toccare che ritengo , oggi, un problema.

L’occhio, l’udito sono diventati organi sensoriali primari mentre il tatto vien dopo. Il canarino, regalo  con annessa gabbietta che noi bambini , aspiravamo magari per le vacanze estive, è muto per i nostri giovani. Non si lascia toccare, ha la sua , molto abitudinaria vita “carceraria”, è contento quando gli dai l’insalata e solo se lo ami molto riesci a trovare una modalità, semplice, di comunicazione. Ecco il valore della pet-therapy nel recuperare quel calore del toccare e di essere, in qualche modo ringraziati di quel gesto.

Ai nostri tempi venivamo toccati di piu? Si, anche con qualche scapaccione…

Pertanto al mio  canarino e a tutti quelli che parlano con gli animali ho scritto questa (poesia è parola troppo importante) mia.

IL CANARINO

Fa già caldo.
Sente i miei passi,
curioso e brioso.

Indeciso, osserva
il mio viso.

Borbotto qualcosa
come una vecchia
noiosa, è il mio
linguaggio,
conseguenza del suo
stupendo piumaggio.

Trasporto la gabbia,
si muove la sabbia,
sotto l’ulivo,
è lì che scrivo.

Inizia a cantare
forse mi invita ad
amare con gioia,
allontanando
l’invadente noia.

Vola rinchiuso
ma non tiene
il muso.

Lo coccolo con
l’insalata,
sapendo che
lui e pochi altri
ameranno
la breve gionata.