A Vienna Erika Kohur, maestra di piano, è una nevrotica masochista che vive con una madre possessiva e sfoga la sua sessualità frustrata nel voyeurismo. Corteggiata da un allievo, di lei innamorato, cerca di stabilire con lui un rapporto perversamente imperniato sul dominio nella sottomissione, ma ormai le è negato l’accesso alla vita come al desiderio.
Ieri vi ho parlato dello scrittore che mi inquieta maggiormente, oggi vi parlo del regista che mi ha scosso di più con questo film. Non avevo mai visto film di Michael Haneke, ma lo conoscevo di fama. Probabilmente non avrei visto questo film spontaneamente, infatti mi è stato proposto al corso di cinema che frequentavo al liceo.
La contrapposizione tra l’aspetto freddo e distaccato della protagonista e la perversione e il masochismo celato della sua psicosi è profondamente d’impatto. Le immagini forti e crude opposte alla purezza della musica classica tradizionale.
L’attrice protagonista Isabelle Huppert è perfetta per il ruolo interpretato e si può solamente restare a guardare il film con occhi sbarrati fino al tragico epilogo. I 10 minuti dopo la visione del film sono un periodo di riflessione in cui ogni spettatore deve metabolizzare le immagini proiettate sullo schermo.