La piccola Yara ha visto qualcosa di strano, molto strano

Creato il 14 agosto 2011 da Yellowflate @yellowflate

Yara Gambirasio, la tredicenne ancora bambina, è un caso aperto di difficile chiusura. Tante e troppe le teorie scritte su questo tragico fatto di cronaca nera. Oggi però vi illustriamo alcune teorie di un nostro lettore, Michelangelo Blanco, teorie che alla luce delle ultime scoperte possono avere una certa fondatezza. Michelangelo è quasi certo che Yara forse, quella sera, o le sere precedenti ha visto qualcosa. Ma cosa può aver visto una tredicenne che tutti descrivono come una ragazza perfetta, scuola, famiglia e palestra? Il nostro lettore si interroga su cosa ha potuto vedere e sopratutto chi ha visto  e soprattutto chi, ha visto Yara la sera del 26 novembre per far scattare immediatamente il folle gesto del rapimento? Qualcosa potrebbe portarci sulla pista della malavita organizzata che lì, come è emerso nei giorni scorsi, aveva infiltrato alcuni cantieri?
Le ipotesi dopo tutto non possono essere tante, né i luoghi e neppure le persone  da sospettare.  Né si può ipotizzare un rapimento organizzato perché Yara è andata in palestra al posto della sorella. Al nostro lettore sembra quasi evidente che la piccola Yarà ha  visto qualcosa di strano, molto strano, disgustoso e mostruoso per una ragazzina (pensate, si fa per dire, ad un caso come quello del “presidente” ricattato perchè scoperto su fatto”).  Nella palestra, magari in qualche angolo oscuro o aprendo una porta, o in una angolo del posteggio, o dentro una macchina, oppure nel buio dietro una siepe sulla strada di ritorno. Una o più persone, quasi certamente due uomini. Magari uno alto e uno no. Uno dei due un’alta personalità sociale o politica o istituzionale, magari militare nota a tutti, forse persino a Yara e ai suoi genitori.

Una ipotesi che potrebbe ben essere credibile, spesso capitano coincidenze anche se in realtà è molto difficile pensare vi siano fatti e fatalità che portino a coincidenze date. Secondo Blanco, poi,  l’altra persona sarebbe quella che, non approvando la decisione dell’altro e litigando, ne subiva la irrimediabile decisione di rapirla e di portarla fuori, in autostrada, lontano, il più lontano possibile …Magari si potrebbe trattare di  persona che tutti conoscono e che non s’è mossa da Brembate. Magari il sicario minacciato e terrorizzato à ancora lontano, o è tornato, o … non è più in vita.
Nessuno ha pensato a questa possibile ipotesi, ma Michelangelo ci ha pensato e riflettuto tanto da voler farla conoscere a tutti, come è probabile che persino gli investigatori ci stiano pensando e perchè no ci abbiano pensato o ci penseranno.
Una cosa provata e di cui scrive Michelangelo Blanco è che sicuramente non vi è stata violenza sessuale, Yara non è morta per delle coltellate subite, non vi è più nemmeno la tesi del rito satanico, anche perchè a quanto pare sarebbe morta di freddo e stordimento a seguito di un colpo alla nuca. Secondo Blanco la piccola Yara deve essere passata imprescindibilmente per Mapello e i suoi cantieri proprio come hanno indicato i cani molecolari.  Forse qualcuno lì a Mapello ha anche visto, così come secondo Michelangelo la persona che ha ucciso Yara è molto conosciuta e nelle unghie della ragazza ci potrebbero essere tracce di DNA dell’assassino.

Il nostro lettore prosegue ”  Penso che sia stata sepolta nella strada sterrata nei pressi del cantiere e poi portata lontano perché gli inquirenti tornavano spesso a scavare lì e “molti sensitivi” ne hanno percepito la presenza.” Michelangelo ci ricorda persino che  l’assassino ha il grande vantaggio di leggere tutto, di seguire tutte le indagini della polizia e di vedere tutte le trasmissioni televisive, come presumibilmente era presente ai funerali della vittima. Il mostro era lì, tra la folla o tra le autorità, al di fuori di ogni sospetto.Magari con una finta espressione di dispiacere da dott. Jekyll, ma con occhi da mister Hyde che a lampi illuminavano il volto diabolico ed esaltato dell’impunito vincitore. “Spero che 100 telecamere, appositamente posizionate, abbiano ripreso tutti i partecipanti e che ora inquirenti, psicologi, ed esperti li stiano attentamente studiando nella speranza di cogliere nello sguardo,nel volto di uno di essi, un segno diverso della comune espressione di dispiacere e rabbia, di affetto e solidarietà di tutti i presenti. Se così non fosse, allora, ahimè è vero che si sta facendo di tutto per non voler scoprire il mostro, che già forte del secondo delitto sta preparandone un terzo ancora più raccapricciante”


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