La pietà
di Iannozzi Giuseppe
Isabella
Le ha dato buca.
La bionda, una gran pezzo di figliola. Cerca un giovanotto che le ha rubato il cuore.
Le spiego che non c’è nessun ragazzo dove abito, un vecchio condominio di soli anziani.
Potrebbe scoppiare in un pianto da un momento all’altro. Non saprei che fare, sono vedovo da un pezzo e con le donne non ci so più fare. La tranquillizzo come posso: “Forse ha sbagliato indirizzo”.
“No, è proprio questo. Me lo ha scritto di sua mano, qui, legga pure”. Raccolgo fra le dita artritiche il foglietto che la ragazza mi porge. Non c’è dubbio alcuno, l’indirizzo è quello giusto.
“Non so che dirle. Non ci sono giovani qui”.
“Mi ha raccontato che vive con i genitori”.
“Le ha mentito”.
“Perché avrebbe dovuto farlo?”
“Dio solo lo sa!”
“Mi farebbe entrare?”
“Se lo desidera. Ma non troverà alcun ragazzo, glielo posso assicurare”.
Le reggo la porta.
Entra.
La sua bellezza è davvero qualcosa. Una bellezza angelicata.
Passiamo in rassegna tutt’e sette i piani del condominio. Busso a ogni porta. Presento la bionda ai condomini.
Di un ragazzo di nome Tiziano non ne sa niente nessuno.
La bella bionda si ferma sull’uscio della mia porta. Mi ringrazia. Dice che sono stato davvero tanto gentile con lei. Non è però disposta ad ammettere che quel Tiziano le ha dato buca.
L’invito a prendere un caffè fatto alla vecchia maniera, con la moka. Lei accetta di buon grado.
E’ davvero una bellezza, da far invidia alla Beatrice del Sommo Poeta.
Non ci siamo ancora presentati.
Lo facciamo davanti al caffè fumante.
“Isabella, piacere”, dice lei allungandomi la mano.
Le faccio il baciamano, come s’usava ai miei tempi: “Incantato, Signorina. Michelangelo, Tiziano Michelangelo”.
“Oh!”
“Strana coincidenza. Il giovane che lei cerca, Signorina, porta il mio stesso nome. Il Caso gioca strani scherzi”.
Isabella pare un po’ turbata: “Lei ha figli?”
“No, non ho avuto questa fortuna. Mia moglie è morta tanti anni fa; ed io non mi sono più risposato. L’amavo, per me c’era solo lei”.
“Mi spiace”.
Finge un colpo di tosse: “Meglio che vada”.
“L’accompagno”.
Isabella, l’angelo biondo, mi saluta con un bacio sulla guancia. E’ triste, ma cerca di non darlo troppo a vedere. Sulla tromba della scala, con occhi bagnati di lacrime, resto ad ammirare il suo bel sederino finché non scompare. Per sempre.
Che bocca!
E’ morto tra luci e ombre. Molte le ombre, mai cancellate, sempre sepolte, ed ora per sempre.
Metteva bocca in ogni cosa. Un tuttologo. Un venditore di panacee.
Dovrei piangerlo? Ha tirato a campare per più di novanta anni tacitando chi non era in linea col suo pensiero.
La fossa è bella profonda. Il feretro sarà costato un occhio della testa alla famiglia, una vera e propria opera d’arte. Per il caro comunista estinto solo il meglio.
Gennaio è un mese freddo. Per quanto uno s’imbottisca di vestiti, qualche maledetto refolo ghiacciato riesce a infiltrarsi dentro, nelle ossa. Decido così, per mia pietà, di abbandonare il cimitero di lapidi e foglie secche al vento; ho proprio bisogno d’una cioccolata calda in un baretto chic.
Il Santo
Lo hanno fatto fuori che diceva ancora messa.
Una raffica di colpi.
Sono entrati con le pistole spianate a volto scoperto, perché i pochi fedeli raccolti in chiesa potessero riconoscerli, uno per uno senz’ombra di dubbio.
Lo hanno freddato senza proferire parola, mentre diceva contro gli usurai la mafia il malaffare.
Non ha avuto neanche il tempo di scoprirsi sorpreso.
Sono usciti indisturbati. Non uno ha cercato di fermarli.
Il corpo esamine è crollato sull’altare, che subito s’è fatto di sangue.
Dalla sua croce in legno Gesù ha pianto. In silenzio, in una chiesa che subito s’è fatta vuota di persone.