La pintura es cosa de vida o muerte

Creato il 29 ottobre 2013 da Roberto Milani

MERCOLEDÌ 30 OTTOBRE ORE 18:30
LA PINTURA ES COSA DE VIDA O MUERTE
a cura di Alberto Zanchetta
Mattia Barbieri
Lorenza Boisi
Manuele Cerutti
Marco Cingolani
Fulvio Di Piazza
Matteo Fato
Gioacchino Pontrelli
Pierluigi Pusole
Quello del pittore non è un mestiere, è senza dubbio una vocazione – e talvolta un destino scritto direttamente nel DNA (Domenico Gnoli, ad esempio, diceva di essere «nato sapendo che sarei stato pittore»). Per alcuni potrebbe essere un’ambizione che poi si trasforma in un’inevitabile ambage, perché solo ciò che è periglioso dà soddisfazione (ogni volta che De Kooning dipingeva pensava che sarebbe stato un fallimento); ne derivano però anche malcelate insofferenze, più esterne che interne al problema-pittura («Facevo il pittore: è forse una colpa?» scriveva Giacometti prendendo di mira i detrattori della nobile arte del pennello). Stranamente, nella lingua italiana sussiste un’evidente assonanza tra pittura e abiura, ragion per cui i critici che non hanno dimestichezza con il lessico potrebbero aver confuso troppo di frequente i due termini, tant’è che ne parlano spesso male, scrivendo anche peggio.
P-i-t-t-u-r-a. Bisognerebbe scandire con calma e solennità queste lettere, perché si fa presto a dirle o a scriverle, ma più spesso non basta una vita intera per assaporare pienamente tale [id]entità. Un tempo ci si turava il naso a causa dell’afrore che il dipinto emanava; e ancor oggi, nonostante i pigmenti siano per lo più indori, qualche critico continua a storcere il naso, non già per l’olezzo dell’olio o della trementina, bensì per lo sdegno di vedere “ancora” della pittura. In realtà la pittura non è quella che si vede ad opera ultimata, è semmai ciò che accade mentre l’artista è all’opera. Detto in altre parole: la pittura è nell’occhio di chi la fa, prima ancora di coloro che la guardano.
Per certo, il problema endemico della morte della pittura si è ormai estinto, come la neve al sole! Sorprende infatti che durante tutto il Novecento nessuno abbia provato a praticarvi l’autopsia; dissezionare il problema avrebbe giovato nel dissipare la pandemia, ma la condanna a morte avrebbe dato adito a un’autopsia sul vivente, accanimento tanatologico che non era né filosofico, né estetico (possibile che il problema fosse invece razziale? Nient’altro che un odio contro la progenie della pittura?). Il tentativo di refertare come morta qualche disciplina artistica è un atto di vile sciacallaggio che ritorna spesso in auge – alla stregua di un banale refrain. Lasciamo però che gli avvoltoi becchino le carcasse di questi presunti decessi, perché si renderanno presto conto che in arte non ci sono tanti cadaveri quanti servirebbero a sfamarli.
Antoine Furetière affermava che «sono senz’alto i quadri tra le curiosità più belle», e questo è tutto ciò che a noi basta sapere. Anzi, è tutto ciò in cui vogliamo credere! Ne è una dimostrazione questa mostra, che vuole essere un inno alla vitalità della pittura, un atto d’amore incondizionato per la Regina di tutte le Belle Arti.
  L.E.M. via Napoli, 8 07100 Sassari http://www.l-e-m.info

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