Su "Il Corriere della Sera" arriva anche la testimonianza dal punto di vista della madre-nonna. Si tratta di Susan, la prima donna inglese ad aver messo al mondo una bambina, Freya, a 57 anni, ricorrendo a un intervento di ovodonazione. Allora suscitò molte critiche la sua età, pur temperata da quella del padre di undici anni più giovane. Ma oggi riflettendo sulla sua esperienza, riconosce che i detrattori non avevano torto e propone lei stessa che non si superino i cinquant' anni. E' dunque passata la fase della "dittatura del desiderio" quando la volontà di essere madre a tutti i costi porti ad ignorare il diritto del bambino a nascere in una famiglia veramente predisposta a lui. Ma non tutto quello che può fare la scienza è giusto che venga fatto.
E' proprio su questo infatti che si sofferma la mamma-nonna inglese: lo choc per la nascita di una figlia tardiva ha messo in crisi la coppia, il padre se n' è andato lasciandola sola con la bambina e, pur essendo in pensione e soffrendo di vari acciacchi, ha dovuto riprendere a lavorare e, al tempo stesso, accudire i vecchi genitori. Inoltre si sente estranea alle altre mamme, molto più giovani di lei. Alcune difficoltà sono comuni a tante donne, si legge nell'articolo, ma rese più acute dalla percezione della brevità del tempo che le resta e dalla consapevolezza che non sarà accanto alla figlia quando questa avrà ancora bisogno di lei, nei momenti fondamentali della sua crescita.
In Ultimissima 5/4/11 e Ultimissima 20/6/11 davamo spazio ai pronunciamenti di medici e specialisti fortemente contrari alla gravidanza in tarda età, sia per l'utilizzo della fecondazione assistita, sia per i rischi della madre, sia per quelli dei figli.