A volte partire prevenuti aiuta a godersi la lettura.
La piramide del caffè, Nicola Lecca,
Mondadori, 2013
Imi è un ragazzo ungherese, orfano, appena diventato grande (cioè maggiorenne), che va a Londra a vivere e a lavorare, grazie all'aiuto di un'eccentrica signora londinese.
A Londra Imi inizia a lavorare in uno dei mille caffé della catena Proper Coffee, dove impara a vivere, tra manualetti dell'azienda pieni di regole assurde da rispettare e superiori ambiziosi.
Imi per fortuna non è solo, incontra persone che, stupiti dal suo ingenuo entusiasmo e dalla sua purezza, decidono di proteggerlo, aiutarlo, essergli amico.
Partivo prevenuta nei confronti di questo libro, molto prevenuta, lo ammetto.
Era stato così tanto sbandierato da blog e recensioni che pensavo fosse una bolla d'aria, un niente di che.
Invece è una storia, carina, senza pretese, che si lascia leggere tranquillamente e alla fine ti lascia anche un sorriso.
Non è uno di quei libri che cambia la vita.
E' un libro sottile, che si legge molto, molto velocemente (l'ho letto in due giorni, con molta calma) visto che qua e là abbondano pagine e spazi bianchi. A voler fare gli ecologisti penso che il libro si sarebbe potuto stampare con la metà delle pagine.
Dicevo, la storia è come il libro, sottile, soffice, delicata. Se lo dovessi paragonare al cibo, direi che è come un pasticcino che fa da contorno alla torta.
La storia coinvolge fino a un certo punto, forse fino al momento prima del finale, molto da fiaba (non a caso è stato definito una fiaba moderna) che a me ha fatto storcere un po' il naso perché l'ho trovato un po' forzato rispetto al resto del libro. Considerando la storia di Imi forse avrei preferito che si guadagnasse il lieto fine a modo suo.
Nicola Lecca però non parla solo di Imi. Qua e là inserisce altri punti di vista, i bambini rimasti all'orfanotrofio, alcuni amici di Imi, qualche personaggio potente, la vicina scorbutica.
Questi altri punti di vista aiutano a vedere il quadro generale, ma poi restano lì.
Mi hanno lasciata un po' disorientata.
La piramide del caffé rimane comunque una lettura godibile. Anche se i personaggi non ti entrano veramente dentro, non li senti vivere con te: io non ho ne sofferto ne esultato troppo leggendo il libro. Forse proprio a causa di questi diversi punti di vista, che permettono di vedere e sfiorare tutti ma di non penetrare nessuno.
A voler essere poetici mi vien da paragonarlo alla società contemporanea, dove grazie al web, ai social network siamo sempre in contatto, sappiamo (quasi) sempre cosa fanno gli altri ma a volte non troviamo il tempo e la voglia di entrare veramente in contatto con qualcuno.
Ecco, io invece in un libro così cerco questo: il contatto con il personaggio. Cerco personaggi più "veri".
Forse per questo alla fine il libro non mi ha emozionata più di tanto.
E' uno di quei libri che comunque consiglierei un po' a tutti, in modo generico, a chi legge a tempo perso.