Ci sono passioni che senti nel sangue ma sai che non sono nate con te. Vengono da molto lontano, da geni che hanno scavalcato il tempo e sono precipitati nel tuo Dna. Io avevo un nonno poeta. Si chiamava Adone.
Adoravo ascoltare le sue poesie quando ero poco più che una bambina. Gli recitavo le mie, acerbe, per cercare approvazione, per imparare.
Di quelle ore di lettura ed emozioni mi sono rimasti ricordi gioiosi, ma quello più prezioso è un libro un po’ sgualcito con un titolo verde: Il fosso canoro. Nel 1950 vinse il premio Gastaldi.
Oggi che è la giornata della poesia voglio ricordare Adone La Daga, mio nonno, con i suoi versi più belli. Quelli che ho scolpiti nel cuore.
Ora di sera tranquilla
Ora di sera tranquilla
fatta di luce
senza colore,
io ti respiro
e cammino sul mio pensiero più fresco
e tu mi canti le musiche nascoste
del tuo silenzio disteso.
Ombre lente tornano
Ombre lente tornano
che il sentiero raccoglie
confuse nel piccolo tramonto
di cieli bassi
distesi all’orizzonte,
di siepi d’oro e alberi protesi.
Tra le zolle brune
la pace francescana
è sola
vivente più d’ogni creatura umana.
O purissima sorgente
O purissima sorgente,
mi chino con bocca assetata
sulla cava corteccia
levigata dai secoli;
e un mondo fresco
come il tuo cielo profondo
che rispecchi, io bevo.
Ma l’anima arde e cerca il fuoco
Risucchi d’acque
Risucchi d’acque
tra rocce appuntite.
Ma non sei stanco o cuore?
In una piccola conchiglia
il fragore d’oceani.