di Antonio Sparzani
sono stato l’altra sera al circolo Cerizza, via Meucci 2, a Milano, ad ascoltare, come tutti i mercoledì, una lettura di poesia. Stavolta era Gianni Montieri che leggeva sue composizioni vecchie e nuove, per cui ci sono andato con buone aspettative e con piacere, dato che, oltre a conoscere il personaggio, l’avevo già ascoltato una volta precedente (vedi qui ) e già mi era molto piaciuto.
Gianni mescola nella sua poesia le cose che sono già mescolate nella vita, così che la lirica della vita quotidiana sta assieme alla poesia cosiddetta civile: aggettivo un po’ infelice perché potrebbe far pensare che l’altra poesia sia incivile, mentre invece allude a un’attenzione particolare agli avvenimenti che ci stanno intorno, in questa società nella quale siamo volenti o nolenti immersi ogni giorno. È una di queste poesie che mi ha colpito particolarmente l’altra sera, una breve, dedicata a Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Giuseppe Demasi, i sette operai morti nel tragico incidente avvenuto nello stabilimento di Torino dell’acciaieria ThyssenKrupp nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 ‒ incidente sul quale peraltro si è finalmente espressa la seconda corte d’assise di Torino da poco più di un mese. Eccovela:
AVREI VOLUTO
Io poi
avrei voluto scrivere qualcosa
sui ragazzi di Torino
saper descrivere le facce
essere dentro le parole
fra i rumori delle macchine:
(La tredicesima in arrivo
la piccola è cresciuta
il natale è per loro …
fa un caldo boia qui dentro
si schiatta …)
avrei voluto vederli arrivare
alla fine del turno
sporchi e pieni di fatica
trascinarsi alla fermata
sorridere sulla soglia
- faccio la doccia e arrivo –
- ti aspetto amore mio
ti aspetto–.
Un’altra che mi ha colpito sta già nella raccolta Futuro semplice, pubblicata da LietoColle all’inizio del 2010:
CONSUETUDINE INVERNALE
I piccioni volano bassi
fra strani tagli di vento
il rettangolo di piazza Duomo disegna
una perfetta chiusura del cerchio
freddo ‒ noia ‒ silenzio
qualcuno scatta foto da cartolina
l’unità di misura di un ricordo
in metrò è segnalato un guasto:
a Conciliazione si è ammazzato un vecchio
di essere soli non si smette mai.
Una invece inedita, letta l’altra sera e sempre ascrivibile alla vena civile, è questa:
FEBBRE
Ho visto un video girato in Libia
40 secondi, un foro nella testa di qualcuno
tanto sangue. L’ultimo frammento:
uomini che corrono, uno ha un morto in braccio.
Devo rivederlo molte volte
mi distraggo, arrivano mail
tossisco e ho finito lo sciroppo,
la tachipirina fa effetto, sudo.
Non mi guardo allo specchio
ma sento il pallore sul mio volto
c’è un massacro dietro casa
e io non trovo il certificato medico
non trovo nulla, mangio un biscotto
riguardo il video altre dieci volte
cosa provo? Orrore come tutti
sono una brava persona
il morto avrà avuto vent’anni
io ne ho quaranta, punto la sveglia
mi preparo una tisana.
Così è Gianni, soprattutto capace di uno sguardo disincantato sul mondo, ma nello stesso tempo attento a cogliere quei minuti d’oro della vita personale che valgono spesso un’intera esistenza, come a mio avviso in questa, tratta da Futuro semplice:
L’ASCESA
Precipito, rara acqua piovana
come foglia d’inizio autunno
prendo colore scivolando in basso
soprattutto non parlo
in questo volo radente
non pronuncio niente
è questo che ti sto spiegando
a ogni vuoto d’aria
stretta allo stomaco
ramo che spezzo col peso
racconto un pezzo di questa caduta.
La felicità è un abisso.
o in questa, sempre da Futuro semplice, tra le mie preferite:
LA SECONDA RISPOSTA
Le cose muovono incontro al giorno
ho sogni interrotti
senza un approdo a far da sponda
mi risparmio la paura
aspetto la seconda risposta
la carezza inattesa
l’accordo, l’apertura.