Passò L ‘ ignoranza
Passò L ‘ amor
Passò poi L ‘ odio
Passò L ‘ aleggiar desìo com’a poeti
e sofi pantare’ di fumo gaudio.
Passò Per riso di chi vive
e Ansia, Dolor e Dio e Aur ’ Labor ’ audio.
Lasciò ruge sul viso a chi rivive
del giorno che poi il sogno ha fatto imago
D’un me c’ha stolto riso come a stupor per Mago
_______________________________________
Courbet
Il fallimento che aspettavo
dolce come un bacio che
con la lingua ,
in_fili l’ago in vena.
Mi fissa,
io l’amo.
Scuoiata la mia immagine
Non ha sensi,
Solo colpa.
Sangue, nervi ,fibre;
ritorno alla terra,
ai vermi.
_______________________________________
Lontano
quanto sono lontano?
maracas,tromba, dolceamaro
e se sussurrassi il mio nome
non sarei più
io.
Piccole cose, mezze lune di pesche
che mangio appena
riesco a far sangue.
Lontano
In dense nuvole di fumo
Respir-i-a-o
Abbracciare nere terre
Neri cieli
Grigi in_odore
Nei tuoi febbricitanti sorrisi
Amante
Sol-a-o
Freddo
Copro in una muta, ansante fibrillazione
La confusa realtà
La tua accusa: Tradire
L’anima per le parole, penso.
Non viv-o-e-i- amo?
Affogo; l’ossigeno
Inonda le mie branchie
Celeste fu la venere lucifera
Quando in eclissi, balenò
Tanathos.
___________________________
Obnubilazione
Devastarmi.
Perdere coscienza di me:
lasciare il mammmifero,libero.
Aprire la gabbia.
Cancellare, in poche gocce
e litri d’aria, fondi e bicchieri,
sbarre di pensieri
scritti a matita
nel celeberrimo libro della civilizzazione.
Ripudiare la ragione,
perdere la distanza
da chi ho imparato ad essere
a quello che i miei impulsi decretano.
Mordere la vita ,
deglutire,
vomitarla
con le lacrime agli occhi
e la ragione in armonia
con il moto del pianeta.
Annientare il pensiero
LAsciare i miei sensi guidarmi
Nell’incrociarsi dell’illusioni.
___________________________
Remora
Scivolo in un cuore
dall’ossa ai nervi
come tu nell’immagine d’un altra donna.
Costellazioni d’alcol e pioggia
cinerea, custudiscono il sordo suono
che gonfia il mio respiro,
una goccia che riecheggia
tra i tuoi seni
nel mio evaporare
in un nuvole d’aria dolce.
____________________________
Squitta
ogni parola che scrivo è un roditore
che squittisce con la voce
delle parole che ho strozzato
orientato dal bianco e nero
del fumo delle mie illusioni.
Io non esisto
appaio solo nei brandelli
nel rumore del rosicchiare
che mi logora.
Gli occhi mentono
coi suoni umidi
dipingono Arcobaleni d’anima
putridi, ormai gassosi.
l’incoscienza dei sensi
splende nella giungla
dei noumeni per lunghe
ombre nel sentiero dell’abbandono.
Folgorante oblio, scindi la mia moltitudine
in stormi d’atomi anarchici
alla legge dell’uomo
servi di sè stessi,
ora e non più
Ora e àncora.
Scindi la memoria dal tempo
che l’amore resti vanità
più dell’odio. avvolgimi
nel buio c’anima l’anima
nei lunari occhi ocra dei roditori
la follia non ha una cura
la follia non è una cura
nelle notti insonni
nelle case di cura della mediocrità.
________________________________
Decade
Gli astri muovono congeniti
Nell’oblio ogni luce
è morte.
La costellazione del male minore
Frana candida
Nelle mie orbite.
___________________________
Veleno
ho un veleno leggero da soffiarti in vena,
dolce, come un madido indugio d’un bacio.
Un diapason alla deriva nell’oceano
in una iole ,svilita al languido solco
del volto animoso del cielo.
La luna del Concilio abulico
si confonde nel fondo dei miei occhi,
chè tu creda sia la mia anima
annegata coi remi, disfa nel limo.
Sento l’orbita del tuo abisso
acuminata come un vuoto.
Il mio veleno è leggero
come palpebre, e le tenebre
in questa notte d’un aculeo d’eremo-
d’amore resta il sangue
e
in vena aria d’ago.
_______________________________
AlonVe
In una gabbia d’uomini
aggrappati all’utile
delle sporgenze meccaniche
un mondo opaco muove
nel vuoto della terra,
come nelle pupille arruginite
dello scacchiere di corpi.
Nella luce artificiale
misuro i centimetri
che separano le mie
scarpe dalle uguali
del carcere;
sulla mia spalla
un angelo lucente
si posa come tra fiamme,
muto,gonfio d’eternità.
Io amo, dimentico di me,
della metro, di lei,
ignorante come uno spirito
prima del risorgere della coscienza,
del suo arakiri.
La bruma dell’amore si dossolve
all’incubo eliaco del ritorno.
Nota redazionale: questo è un piccolo omaggio a Luca, la cui pagina di poesia è stata la pagina che ha ricevuto più “LIKES” su Rosebud, l’anno scorso. Bravo, Luca e in bocca al lupo con l’università!.
Featured image, John Donne (Londra, 1572 – 31 marzo 1631).