La poesia di Luca Fedele, la più “liked” su Rosebud.

Creato il 14 ottobre 2012 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

Est in canitie ridicula Venus

Passò L ‘ ignoranza

Passò L ‘ amor

Passò poi L ‘ odio

Passò L ‘ aleggiar desìo com’a poeti

e sofi pantare’ di fumo gaudio.

Passò Per riso di chi vive

e Ansia, Dolor e Dio e Aur ’ Labor ’ audio.

Lasciò ruge sul viso a chi rivive

del giorno che poi il sogno ha fatto imago

D’un me c’ha stolto riso come a stupor per Mago

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Courbet

Il fallimento che aspettavo

dolce come un bacio che

con la lingua ,

in_fili l’ago in vena.

Mi fissa,

io l’amo.

Scuoiata la mia immagine

Non ha sensi,

Solo colpa.

Sangue, nervi ,fibre;

ritorno alla terra,

ai vermi.

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Lontano

quanto sono lontano?

maracas,tromba, dolceamaro

e se sussurrassi il mio nome

non sarei più

io.

Piccole cose, mezze lune di pesche

che mangio appena

riesco a far sangue.

Lontano

In dense nuvole di fumo

Respir-i-a-o

Abbracciare nere terre

Neri cieli

Grigi in_odore

Nei tuoi febbricitanti sorrisi

Amante

Sol-a-o

Freddo

Copro in una muta, ansante fibrillazione

La confusa realtà

La tua accusa: Tradire

L’anima per le parole, penso.

Non viv-o-e-i- amo?

Affogo; l’ossigeno

Inonda le mie branchie

Celeste fu la venere lucifera

Quando in eclissi, balenò

Tanathos.

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Obnubilazione

Devastarmi.
Perdere coscienza di me:
lasciare il mammmifero,libero.
Aprire la gabbia.
Cancellare, in poche gocce
e litri d’aria, fondi e bicchieri,
sbarre di pensieri
scritti a matita
nel celeberrimo libro della civilizzazione.
Ripudiare la ragione,
perdere la distanza
da chi ho imparato ad essere
a quello che i miei impulsi decretano.
Mordere la vita ,
deglutire,
vomitarla
con le lacrime agli occhi
e la ragione in armonia
con il moto del pianeta.
Annientare il pensiero
LAsciare i miei sensi guidarmi
Nell’incrociarsi dell’illusioni.

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Remora

Scivolo in un cuore

dall’ossa ai nervi

come tu nell’immagine d’un altra donna.

Costellazioni d’alcol e pioggia

cinerea, custudiscono il sordo suono

che gonfia il mio respiro,

una goccia che riecheggia

tra i tuoi seni

nel mio evaporare

in un nuvole d’aria dolce.

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Squitta

ogni parola che scrivo è un roditore

che squittisce con la voce

delle parole che ho strozzato

orientato dal bianco e nero

del fumo delle mie illusioni.

Io non esisto

appaio solo nei brandelli

nel rumore del rosicchiare

che mi logora.

Gli occhi mentono

coi suoni umidi

dipingono Arcobaleni d’anima

putridi, ormai gassosi.

l’incoscienza dei sensi

splende nella giungla

dei noumeni per lunghe

ombre nel sentiero dell’abbandono.

Folgorante oblio, scindi la mia moltitudine

in stormi d’atomi anarchici

alla legge dell’uomo

servi di sè stessi,

ora e non più

Ora e àncora.

Scindi la memoria dal tempo

che l’amore resti vanità

più dell’odio. avvolgimi

nel buio c’anima l’anima

nei lunari occhi ocra dei roditori

la follia non ha una cura

la follia non è una cura

nelle notti insonni

nelle case di cura della mediocrità.

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Decade

Gli astri muovono congeniti

Nell’oblio ogni luce

è morte.

La costellazione del male minore

Frana candida

Nelle mie orbite.

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Veleno

ho un veleno leggero da soffiarti in vena,

dolce, come un madido indugio d’un bacio.

Un diapason alla deriva nell’oceano

in una iole ,svilita al languido solco

del  volto animoso del cielo.

La luna del Concilio abulico

si confonde nel fondo dei miei occhi,

chè tu creda sia la mia anima

annegata coi remi, disfa nel limo.

Sento l’orbita del tuo abisso

acuminata come un vuoto.

Il mio veleno è leggero

come palpebre, e le tenebre

in questa notte d’un aculeo d’eremo-

d’amore resta il sangue

e

in vena   aria d’ago.

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AlonVe

In una gabbia d’uomini
aggrappati all’utile
delle sporgenze meccaniche
un mondo opaco muove
nel vuoto della terra,
come nelle pupille arruginite
dello scacchiere di corpi.
Nella luce artificiale
misuro i centimetri
che separano le mie
scarpe dalle uguali
del carcere;
sulla mia spalla
un angelo lucente
si posa come tra fiamme,
muto,gonfio d’eternità.
Io amo, dimentico di me,
della metro, di lei,
ignorante come uno spirito
prima del risorgere della coscienza,
del suo arakiri.
La bruma dell’amore si dossolve
all’incubo eliaco del ritorno.

Nota redazionale: questo è un piccolo omaggio a Luca, la cui pagina di poesia è stata la pagina che ha ricevuto più “LIKES” su Rosebud, l’anno scorso. Bravo, Luca e in bocca al lupo con l’università!.

Featured image, John Donne (Londra, 1572 – 31 marzo 1631).