La poesia ruba i pensieri?

Da Chiara Lorenzetti

Non vi è mai successo di leggere una poesia e trovarvi, nel mezzo delle righe, la vostra stessa vita? Quel momento preciso in cui il vostro cuore cominciò a sanguinare o quello eterno della vostra fedeltà?
Si legge piano, la poesia, si gusta il succo che scorre, sulla pelle, fino a quel punto, come sale sulla ferita, in cui tutto brucia e tornano i pensieri, i ricordi, e ciò che leggi è ciò che vivi o hai vissuto, come se fossi tu stesso stato a scriverne i versi.
Che cosa succede? Ha forse il poeta occhi presenti nella tua vita, un mago, una fattucchiera, il gioco delle carte, dei dadi, uno spioncino? O forse sei tu a donare il tuo ricordo e il poeta sa essere pescatore, cacciatore, pronto a non farlo decadere e a ricamarlo con cesello ardito, senza perderne tempo?

Dimmi, ti è mai successo che ti si fermasse il cuore e che piangesse nel leggere quei versi che in maniera perfetta dipingono il quadro dei tuoi anni? Dimmi, forse tu sai se il poeta è un ladro,  venuto nella mente a rubarti i segreti più profondi, a stanare gli amori nascosti, la rabbia repressa, ciò di cui non ti fai vanto o ciò di cui vorresti farne?

Successe a me un giorno, e fu uno solo, che lessi una poesia narrare della cenere delle piccole cose e fu come uno specchio a riflettere quell’attimo appena vissuto, non anni, ma poche ore. Le stesse parole, gli stessi nervi tesi, l’arrendevolezza dei sentimenti, la pienezza della vita, la consapevolezza del presente e quell’occhio pieno a rivedere ciò che fu stato. Fu un attimo eterno, che ancora la dolcezza mi porto dentro di quella poesia che aveva tatuato ogni frammento di me.

E così, ancor oggi mi chiedo: fu il poeta a sentire il mio respiro e a leggere nella mia mente, o fui io ad avergli donato con i miei occhi il sentimento? O fu solo che avvenne, coincidenza sublime, di aver vissuto lo stesso momento, con lo stesso sentimento?

Chiara