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La poetica di Miyazaki. 5 buoni motivi per andare al cinema

Creato il 23 giugno 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Nella terra dei Samurai la matita segue ancora un suo percorso creativo nell’arte di Hayao Miyazaki (Leone d’oro alla carriera nel 2005), ultimo panda rimasto ad utilizzare tecniche di disegno tradizionali. “La città incantata” è il più grande incasso di tutti i tempi in Giappone, ha vinto tutto, dall’Orso d’oro all’Oscar per miglior animazione, trasformando l’Oriente nella culla dell’immaginazione. Se non vi siete ancora imbattuti in questo capolavoro, avete la possibilità di farlo, perché torna al cinema il 25, 26, 27 giugno, distribuito da Lucky Red. Noi vi suggeriamo perché non dovreste assolutamente perdervelo.

Premessa: questo articolo è dedicato a quelli che credono che i cartoni animati siano appannaggio di un pubblico esclusivo di bambini; a quelli che sostengono che il loro destino sia in mano ai computer e al 3D; a quelli che pensano che matite, colori e fogli siano strumenti di altri tempi.

Motivo Numero 1. Operazione nostalgia. Nella terra nipponica pulsa ancora l’arte del disegno animato, quello a cui eravamo abituati prima dell’avvento delle nuove tecnologie. Il cartone animato diventa poesia e prende forma nella visione e nei colori di visi tondeggianti (Heidi), sguardi caricaturali (Lupin III) occhioni spalancati (Conan, il ragazzo del futuro), proiettando sul grande schermo sogni e desideri di un artigiano cresciuto con il rumore dei sogni. Per un pubblico di bambini, questa è l’alternativa ai mostri o agli extra-terrestri della Pixar o Dreamworks. Per gli adulti è un viaggio indietro nel tempo, per riscoprire la poetica che ha modellato l’immaginario durante i pomeriggi della generazione anni ’80 e ‘90.

Motivo Numero 2. Inno all’imperfezione consapevole. Gli attori dei film di Miyazki non posseggono tutte le risposte, sono pieni di dubbi, incertezze e domande cui riusciranno a dare una risposta nel corso del film, che coincide con il loro percorso di crescita. Ciò che risulta subito evidente è la critica avanzata alla società giapponese, società che porta all’alienazione dell’individuo e al più totale egoismo, anche da parte dei genitori che a causa dei ritmi lavorativi sono costretti a stare a lungo lontani dalla famiglia. Miyazaki invita lo spettatore a vedere il mondo con lo sguardo limpido e privo di pregiudizi dei bambini, poiché solo così si è capaci di andare oltre l’apparenza, varcando la linea di demarcazione tra realtà e fantasia e cogliere a pieno il significato del mondo. Questo filtro è una chiave di lettura, attraverso la quale le protagoniste si confrontano con le difficoltà sino a costruire una propria identità, che coincide con la loro maturazione e quindi con l’uscita dal mondo dell’infanzia e l’ingresso nell’età adulta. Un invito a mostrare al pubblico, di qualsiasi età, cultura e provenienza, come gli eroi siano ancora più eroi, mostrando la loro intrinseca umanità.

La città incantata - Miyazaki

Motivo Numero 3. L’epoca delle donne. Le ragioni per cui il regista sceglie protagoniste femminili per i suoi film è perché esse permettono di liberare il personaggio dagli stereotipi dei film di avventura e dalla definizione dell’eroe maschile, proponendo una nuova immagine delle donne: eroine che non subiscono più il loro destino in silenzio, non sono più semplici spettatrici della vicenda, ma divengono protagoniste responsabili delle loro scelte. Sono bambine. Sono la base su cui costruire e attraverso le esperienze vissute, la personalità dell’adulto dovrà essere ancora capace di guardare il mondo con occhi privi di pregiudizi, per poter essere così capace di cogliere gli aspetti fantastici e soprannaturali del mondo. Vivono nell’infanzia, uno spazio temporale in cui la magia è un rifugio dalle paure e dalle angosce della vita. Raccontare favole non significa rinunciare a prendere posizione: in un Giappone ancora rigidamente sessista, Miyazaki propone figure femminili forti e indipendenti che si fanno portatrici della visione più positiva del progresso.

Motivo Numero 4. Per volare ancora un’ultima volta. Le macchine volanti e la sfida alla gravità sono una delle passioni di Miyazaki, figlio di un industriale che progettava componenti di aerei. Espressione visiva della ricerca di leggerezza, il volo è un magico intermediario che permette di infrangere la barriera del tempo e dell’umano, un artificio che permette di giungere in posti fantastici. Ancora un viaggio nel cielo di questo grande inventore di sogni, nell’atteso “Si alza il vento”, l’ultimo film di Miyazaki prima del ritiro, presentato all’ultima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, a settembre nei cinema italiani. Come rugiada / sui fili d’erba / di Musashino / così scompare / la nostra vita.
 Con queste parole, il Maestro Miyazaki, 72 anni e decine di meravigliosi lungometraggi all’attivo, ha deciso di lasciare per sempre il cinema. Un volo pindarico, per ammettere che anche cartone animato può restituire al mondo adulto la spiritualità del fanciullo, sepolto da qualche parte nel calendario di questi giorni perduti.

Motivo Numero 5. Magico per bambini. Incantato per gli adulti. Un sottobosco abitato da piccoli spiriti. Il manico legnoso di uno spazzolone. E che dire del Totaro? Miyazaki ha creato universi unici e vitali, nei quali invita gli spettatori ad immergersi per partecipare assieme ai loro protagonisti alle imprevedibilità della vita. Dimostrando come i gesti più semplici di riconoscenza e di rispetto per la natura siano ancora forze capaci di rinnovare il mondo. E magari non solo quello fantastico, ma anche quello reale. Le sue creazioni animate sono mondi onirici messi in realtà, incorniciati da una natura colorata e rigogliosa, da paesaggi metafisici che sanno di mondi lontani, di umanità, di pacifismo e di rispetto per tutte le creature della Terra vere e irreali.

Volete condensare tutti i motivi che vi abbiamo proposto in un’opera unica? “La città incantata” è la summa del pensiero di Miyazaki. L’impatto di questo lavoro nell’immaginario e nella produzione cinematografica è stato potente, vertice di una poetica raffinatissima, di uno sguardo unico, attraverso il quale “… anche un bambino può avere nostalgia…” (Miyazaki, parlando de “La città incantata”).

di Valeria Ventrella per Oggialcinema.net


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