La politica di difesa degli Stati Uniti sulla scia della questione ucraina.

Creato il 28 aprile 2014 da Conflittiestrategie

[Traduzione di Redazione da: us-defense-policy-wake-ukrainian-affair- Stratfor]

Sin dalla fine della Guerra Fredda c’è stato l’assunto che la guerra convenzionale tra stati-nazione abbastanza sviluppati fosse stata abolita. Negli anni ‘90, ci si aspettava che lo scopo primario dell’esercito fossero operazioni diverse dalla guerra, come il peacekeeping, l’aiuto per eventi catastrofici e il cambio di regimi oppressivi. Dopo l’11/9, molti cominciarono a parlare di guerra asimmetrica e di “lunga guerra”. Secondo questo modello, gli Stati Uniti sarebbero stati impegnati in attività antiterrorismo in una vasta area del mondo islamico per un tempo molto lungo. Il conflitto fra pari sembrava obsoleto.

C’era un’idea profondamente radicale integrata in questa linea di pensiero. Le guerre tra nazioni o potenze dinastiche era stata una condizione costante in Europa e nel resto del mondo erano state non meno violente. Ogni secolo ha avuto guerre sistemiche in cui l’intero sistema internazionale (sempre più dominato dall’Europa a partire dal 16° secolo) aveva partecipato. Nel 20° secolo ci furono le due Guerre Mondiali, nel 19° secolo le Guerre Napoleoniche, nel 18° secolo la Guerra dei Sette Anni e nel 17° secolo quella dei Trent’anni.

Coloro che sostenevano che la politica di difesa degli Stati Uniti avrebbe dovuto spostare l’attenzione lontano dal conflitto fra pari e sistemico, sostenevano in effetti che il mondo fosse entrato in una nuova era in cui quello che era stato precedentemente usuale sarebbe stato ora raro o inesistente. Lo stato di guerra che ci sarebbe stato non coinvolgeva nazioni, ma gruppi subnazionali e non era sistemico. La natura radicale di questo argomento è stata raramente riconosciuta da coloro che l’hanno elaborato, e l’evoluzione della politica di difesa americana che ha seguito questo ragionamento è stata raramente vista come inadeguata. Se gli Stati Uniti stavano per essere coinvolti principalmente in operazioni antiterrorismo nel mondo islamico per i prossimi 50 anni, noi avevamo ovviamente bisogno di un esercito molto diverso da quello che avevamo.

C’erano due ragioni per questo argomento. Gli strateghi militari sono sempre ossessionati dalla guerra che stanno combattendo. E’ semplicemente umano vedere il compito immediato come un compito permanente. Durante la Guerra Fredda, era impossibile per chiunque immaginare come sarebbe andata a finire. Durante la prima guerra mondiale, era ovvio che la guerra statica dominata dalla difesa fosse il nuovo modello permanente. Che i generali combattono sempre l’ultima guerra deve essere modificato per dire che i generali ritengono sempre che la guerra che stanno combattendo sia la guerra permanente. Essa è, dopo tutto, la guerra che è il culmine della loro carriera, e immaginare altre guerre quando stanno combattendo questa, e di fatto non stanno combattendo quelle future, appare frivolo.

La seconda ragione è che nessuno stato-nazione era in grado di sfidare gli Stati Uniti sul piano militare. Dopo la fine della Guerra Fredda, gli Stati Uniti erano in una posizione di singolare potenza. Gli Stati Uniti rimangono in una posizione di potenza, ma nel corso del tempo altre nazioni aumenteranno la loro potenza, alleanze e coalizioni si formeranno e sfideranno gli Stati Uniti. Per quanto benigna una potenza leader possa essere – e gli Stati Uniti non sono unicamente benigni – le altre nazioni la temeranno, proveranno risentimento o vorranno punirla per il suo comportamento. L’idea che altri stati-nazione non avrebbero sfidato gli Stati Uniti sembrava plausibile per gli ultimi 20 anni, ma il fatto è che le nazioni perseguono interessi che si oppongono agli interessi americani e, per definizione, rappresentano una sfida fra pari. Gli Stati Uniti sono potenzialmente una potenza schiacciante, ma ciò non li rende onnipotenti.

Guerra sistemica vs guerra asimmetrica

Si deve anche ricordare che la guerra asimmetrica e altre operazioni diverse dalla guerra sono sempre esistite tra e durante le guerre fra pari e le guerre sistemiche. I britannici hanno combattuto una guerra asimmetrica sia in Irlanda che nel Nord America nel contesto di una guerra fra pari con la Francia. La Germania ha combattuto una guerra asimmetrica in Jugoslavia e allo stesso tempo ha combattuto una guerra sistemica nel 1939-1945. Gli Stati Uniti hanno combattuto guerre asimmetriche nelle Filippine, Nicaragua, Haiti e in altri luoghi tra il 1900-1945.

Le guerre asimmetriche e le operazioni diverse dalla guerra sono molto più comuni delle guerre fra pari e sistemiche. Possono apparire di schiacciante importanza al momento. Ma proprio come la sconfitta della Gran Bretagna da parte degli americani non ha distrutto la potenza britannica, gli esiti delle guerre asimmetriche raramente definiscono il potere nazionale a lungo termine e quasi mai definiscono il sistema internazionale. La guerra asimmetrica non è un nuovo stile di guerra; è una dimensione permanente di guerra. Le guerre fra pari e sistemiche sono anche caratteristiche costanti, ma sono molto meno frequenti. Esse sono anche molto più importanti. Per la Gran Bretagna, l’esito delle Guerre Napoleoniche fu molto più importante del risultato della rivoluzione americana. Per gli Stati Uniti, l’esito della Seconda Guerra Mondiale è stato di gran lunga più importante del suo intervento ad Haiti. Ci sono un sacco di guerre asimmetriche, ma una sconfitta non sposta una potenza nazionale. Se si perde una guerra sistemica, il risultato può essere catastrofico.

Una forza militare può essere modellata per combattere frequenti, meno importanti impegni oppure guerre rare ma importanti – idealmente, dovrebbe essere in grado di fare entrambe le cose. Ma nella pianificazione militare non tutte le guerre sono ugualmente importanti. La guerra che definisce il potere e il sistema internazionale può avere risultati irreversibili e catastrofici. Le guerre asimmetriche possono causare problemi e vittime, ma questa è una missione minore. I leader militari e i funzionari della difesa, ossessionati dal momento, devono tenere a mente che la guerra in corso può essere poco ricordata, la pace che è attualmente a portata di mano è raramente permanente, e che covare la convinzione che qualsiasi tipo di guerra sia diventata obsoleta è probabile che sia un errore.

L’Ucraina ha portato a casa questa lezione. Non ci sarà nessuna guerra tra gli Stati Uniti e la Russia in Ucraina. Gli Stati Uniti non hanno interessi là che giustifichino una guerra, e nessuno dei due paesi è militarmente in una posizione per combattere una guerra. Gli americani non sono schierati per la guerra e i russi non sono pronti a combattere gli Stati Uniti.

Ma gli eventi in Ucraina indicano alcune realtà. In primo luogo, la potenza dei paesi cambia e i russi avevano notevolmente aumentato le loro capacità militari dal 1990. In secondo luogo, gli interessi divergenti tra i due Paesi, che sembravano sparire nel 1990, sono riemersi. In terzo luogo, questo episodio farà sì che ogni parte riconsideri la propria strategia e capacità militari, e le future crisi potrebbero portare a una guerra convenzionale, malgrado le armi nucleari. L’Ucraina ci ricorda che il conflitto fra pari non è inconcepibile, e che una strategia e una politica di difesa costruite su di un tale presupposto hanno poco fondamento nella realtà. La condizione umana non ha trasformato se stessa a causa di un interregno in cui gli Stati Uniti non potevano essere messi in discussione; gli ultimi due decenni sono un’eccezione alla regola degli affari globali definiti dalla guerra.

La strategia nazionale degli Stati Uniti deve essere fondata sul controllo del mare. Gli oceani proteggono gli Stati Uniti da tutto eccetto terrorismo e missili nucleari. La sfida più grande per il controllo del mare per gli Stati Uniti sono le flotte ostili. Il modo migliore per sconfiggere le flotte ostili è quello di impedire loro di essere costruite. Il modo migliore per farlo è quello di mantenere l’equilibrio di potere in Eurasia. Il percorso ideale per questo è garantire continue tensioni nell’Eurasia in modo che le risorse siano impiegate per difendersi contro le minacce terrestri piuttosto che per costruire flotte. Date le tensioni insite in Eurasia, gli Stati Uniti non hanno bisogno di fare nulla nella maggior parte dei casi. In alcuni casi devono inviare aiuti militari o economici o su un lato o su entrambi. In altri casi, devono consigliare.

La strategia degli Stati Uniti in Eurasia

L’obiettivo principale è quello di evitare l’emergere di una potenza egemone regionale completamente sicura contro le minacce terrestri e con il potere economico di sfidare gli Stati Uniti in mare. La strategia degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale è stata quella di rifiutare di partecipare fino a quando non è apparso, con l’abdicazione dello zar e la crescente aggressione tedesca in mare, che gli inglesi e i francesi potessero essere sconfitti o le rotte marittime chiuse. A quel punto, gli Stati Uniti intervennero per bloccare l’egemonia tedesca. Nella seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti sono rimasti fuori dalla guerra fino a dopo che la Francia crollò e dopo che sembrò possibile che l’Unione Sovietica crollasse- finché sembrò che qualcosa dovesse essere fatto. Anche allora, fu solo dopo la dichiarazione di guerra di Hitler contro gli Stati Uniti dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbor che il Congresso ha approvato il piano di Roosevelt di intervenire militarmente in Europa continentale. E nonostante le operazioni nel Mediterraneo, il principale affondo degli Stati Uniti non si è verificato fino al 1944 in Normandia, dopo che l’esercito tedesco era stato gravemente indebolito.

Perché questa strategia , che gli Stati Uniti hanno ereditato dagli inglesi, funzioni, essi hanno bisogno di una struttura di alleanza efficace e rilevante. La strategia dell’equilibrio di potenza presuppone che ci siano alleati fondamentali che abbiano un interesse in allineamento con gli Stati Uniti contro i nemici regionali. Quando dico efficace, intendo alleati che sono in grado di difendersi in grande misura. Alleandosi con impotenti si realizza poco. Per rilevante intendo alleati che sono posizionati geograficamente rispetto ad egemoni particolarmente pericolosi.

Se assumiamo che i russi siano egemoni pericolosi, allora gli alleati rilevanti sono quelli alla periferia della Russia. Ad esempio, il Portogallo o l’Italia aggiungono poco peso per l’equazione. Per quanto riguarda l’efficacia, gli alleati devono essere disposti ad assumere impegni importanti per la propria difesa nazionale. La relazione americana in tutte le alleanze è che l’esito dei conflitti debba importare più all’alleato che agli Stati Uniti.

Il punto qui è che la NATO, che era estremamente importante durante la Guerra Fredda, può non essere uno strumento rilevante o efficace in un nuovo confronto con i russi. Molti dei membri non sono geograficamente posizionati per essere di aiuto e molti non sono militarmente efficaci. Essi non possono bilanciare i russi. E dal momento che l’obiettivo di una efficace strategia di equilibrio di potere è evitare la guerra pur contenendo una potenza in ascesa, la mancanza di un deterrente efficace conta moltissimo.

Non è del tutto certo che la Russia sia la principale minaccia per il potere americano. Molti punterebbero alla Cina. A mio avviso, la capacità della Cina di rappresentare una minaccia navale per gli Stati Uniti è limitata, per il momento, dalla geografia dei mari del Sud e dell’Est della Cina. Ci sono un sacco di strettoie che possono essere chiuse. Inoltre, un equilibrio di potere militare terrestre è difficile da immaginare. Ma in ogni caso, il principio di base che ho descritto tiene; paesi come Corea del Sud e Giappone, che hanno un interesse più immediato in Cina degli Stati Uniti, sono supportati dagli Stati Uniti per contenere la Cina.

In questi ed in altri casi possibili, il problema ultimo per gli USA è che il loro impegno in Eurasia è a distanza. Ci vuole una grande quantità di tempo per schierare una forza a tecnologia pesante lì e deve essere tecnologicamente pesante perché le forze statunitensi sono sempre in inferiorità numerica quando si combatte in Eurasia. Gli Stati Uniti devono avere moltiplicatori di forza. In molti casi, gli Stati Uniti non scelgono il punto di intervento, ma un potenziale nemico crea una circostanza in cui è necessario l’intervento. Pertanto, è sconosciuto ai pianificatori dove la guerra potrebbe essere combattuta e quale tipo di forza si troveranno contro. L’unica cosa certa è che sarà lontano e richiede molto tempo per costruire una forza. Durante Desert Storm ci sono voluti sei mesi per passare all’offensiva.

La strategia americana richiede una forza che possa proiettare una potenza schiacciante senza ritardi enormi. In Ucraina, ad esempio, se gli Stati Uniti cercassero di difendere l’Ucraina orientale da un attacco russo, sarebbe impossibile schierare quella forza prima che i russi prendano il sopravvento. Un’offensiva contro i russi in Ucraina sarebbe impossibile. Pertanto, l’Ucraina pone un problema strategico per gli Stati Uniti.

Il futuro della politica di difesa degli Stati Uniti

Gli Stati Uniti si troveranno ad affrontare conflitti fra pari o addirittura sistemici in Eurasia. Quanto prima essi introducono una forza decisiva, minore sarà per loro il costo. L’attuale strategia bellica convenzionale non è dissimile da quella della seconda guerra mondiale. E’ fortemente dipendente da attrezzature e petrolio per sostenerle. Possono essere richiesti molti mesi per mettere in campo quella forza. Questo potrebbe costringere gli Stati Uniti ad una posizione di attacco molto più costosa e pericolosa di una posizione di difesa, come ha fatto nella seconda guerra mondiale. Pertanto, è essenziale che il tempo per il teatro operativo sia notevolmente ridotto, la dimensione della forza ridotta, ma letalità, mobilità e sopravvivenza drasticamente aumentate.

Ne consegue altresì che il tempo delle operazioni sia ridotto. Gli Stati Uniti sono stati in guerra costante dal 2001. Le ragioni sono comprensibili, ma nella strategia dell’equilibrio di potenza la guerra è l’eccezione, non la regola. La forza che potrebbe essere schierata è percepita come sovrastante e, pertanto, non deve essere impiegata. Gli alleati degli Stati Uniti devono essere sufficientemente motivati e in grado di difendersi. Questo fatto scoraggia un attacco da egemoni regionali. Ci devono essere strati di opzioni tra le minacce e la guerra.

La politica di difesa deve essere costruita su tre cose: gli Stati Uniti non sanno dove si combatterà. Devono usare la guerra con parsimonia. Devono avere la tecnologia sufficiente per compensare il fatto di essere sempre in inferiorità numerica in Eurasia. La forza che viene portata deve superare ciò e deve arrivare in fretta.

Una gamma di nuove tecnologie, da missili ipersonici ad una fanteria elettronicamente e meccanicamente avanzata, è disponibile. Ma la mentalità che il conflitto fra pari sia stato abolito e che le operazioni di piccole unità in Medio Oriente siano le caratteristiche permanenti della guerra, impedisce che queste nuove tecnologie vengano considerate. La necessità di ripensare la strategia americana nel quadro della perpetua possibilità di guerra convenzionale contro nemici che combattono sul proprio terreno è essenziale insieme alla comprensione che esaurire le forze nella guerra asimmetrica è insostenibile. Perdere una guerra asimmetrica è un peccato, ma tollerabile. Perdere una guerra sistemica potrebbe essere catastrofico. Non dover combattere una guerra sarebbe meglio.


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