La Porta Alchemica, detta anche Porta Magica o Porta Ermetica o Porta dei Cieli è monumento unico al mondo nel suo genere, fu l’ingresso del laboratorio alchemico del marchese Massimiliano di Palombara, senatore di Roma.
Edificata tra il 1655 e il 1680 a villa Palombara, nella campagna orientale di Roma sul colle Esquilino nella posizione quasi corrispondente all’odierna piazza Vittorio, dove oggi è stata collocata.
La Porta Alchemica è l’unica sopravvissuta delle cinque porte della villa. Sull’arco della porta perduta sul lato opposto vi era un’iscrizione che permette di datarla al 1680; inoltre vi erano altre quattro iscrizioni perdute sui muri della palazzina all’interno della villa.
La porta è costituita da quattro lastre di pietra che delimitano uno spazio oscuro, che richiama l’ignoto, posto di fronte a chi le si accosta, è caratterizzata da sette sigilli che ripetono le sette “syllabae chimicae”, le sette sillabe ricavate dalla combinazione dei simboli dei 7 astri, delle 7 sostanze e dei 7 metalli
Secondo la leggenda, il “pellegrino”, identificabile con l’alchimista Francesco Giuseppe Borri, dimorò per una notte nei giardini della villa alla ricerca di una misteriosa erba capace di produrre l’oro, il mattino seguente fu visto scomparire per sempre attraverso la porta, ma lasciò dietro alcune pagliuzze d’oro frutto di una riuscita trasmutazione alchemica, e una misteriosa carta piena di enigmi e simboli magici che doveva contenere il segreto della pietra filosofale.
Il proprietario della villa fece incidere sulle cinque porte di villa Palombara e sui muri della magione, il contenuto del manoscritto coi simboli e gli enigmi, nella speranza che un giorno qualcuno potesse decifrarli.
Forse l’enigmatica potrebbe riferirsi al misterioso manoscritto Voynich, che faceva parte della collezione di testi alchemici appartenuti al re Rodolfo II di Boemia e donati da Cristina di Svezia al suo libraio Isaac Vossius, e finì nelle mani dell’erudito Athanasius Kircher, uno degli insegnanti del Borri nella scuola gesuitica.
- Le incisioni
Prima incisione – Piombo -Quando in tua domo nigri corvi parturient albas columbas tunc vocaberis sapiens (Quando nella tua casa i neri corvi partoriranno le bianche colombe, allora potrai dirti sapiente)
Seconda incisione – Stagno – Diameter spherae thau circuli crux orbis non orbis prosunt (il diametro della sfera, il tau del circolo, la croce del globo, non sono d’aiuto ai ciechi)
Terza incisione – Ferro – Qui scit comburere aqua et lavare igne facit de terra caelum et de caelo terram pretiosam (chi sa bruciare con l’acqua e lavare con il fuoco fa della terra cielo e del cielo terra preziosa).
Quarta Incisione – Rame – Si feceris volare terram super capum tuum eius pennis aquas torrentum convertes in petram (se farai volare sul tuo capo la terra, con le sue penne trasmuterai le acque del torrente in pietra)
Quinta incisione – Mercurio – Azot et ignis dealbando Latonam veniet sine veste Diana (quando l’azot e il fuoco imbiancano Latona, allora verrà Diana senza veste)
Sesta incisione - Antimonio – Filius noster mortus vivit Rex ab igne redit et coniugio gaudet occulto (Nostro figlio, che era morto, vive, torna re dal fuoco e gode dell’occulta unione).
Settima incisione – Vetriolo – est opus occultum veri sophi aperire terram ut geminet salutem pro populo (è opera occulta del vero filosofo aprire la terra, perchè faccia geminare salvezza per il popolo).
- Le altre scritte:
si sedes non is – che si legge sia da destra che da sinistra. Da sinistra si traduce : se siedi non vai. In senso destrorso (si non sedes is) se non ti siedi, vai.
In questa villa dalla rugiada celeste, dai piani arati e dalle acque correnti, il suolo dissodato dà frutto; mentre che, nel salnitro e pel sole, dallo sparso letame s’alza fumo. Questo bosco, di poca entità, conserva sempre identico il suo aspetto; mentre sono nati spontaneamente i tralci delle viti, i peri e i meli sinceri. Vicino al lago v’è un boschetto, dove spesso scherza non già il lupo, ma la lepre; scherza senza offendere le miti pecorelle e gli uccelletti. Il cane custode de’ casti agnelli, mette in fuga le fiere; e la sola aria di questa campagna ridà la salute all’infermo. Questa tenuta riempie d’erbaggi le vie della città. I solchi coltivati danno, per la sete, coppe di vino. Entra, uomo modesto! Che Venere stia lontana! A voi, ladri, chiudo le porte. Bevi allegramente, a profusione, vino puro, a mo’ di Bacco. Gioisci (a stare) tra i vigneti e prendi liberamente ciò che più ti aggrada. A te preparo schiettamente quanto mi chiedi. Qui le api producono a dovizia dolce miele, sempre tenero. Salute a te, che piangi all’ombra della selva! Ora, se tu comprendessi questo, che qui l’estate è mista alla primavera, non piangeresti mestamente. Se tu restassi qui, in mezzo ai fiori, non staresti a piangere, perché qui spira l’effluvio dell’aria. Perciò le anime melanconiche sperano tra i monti, tra i colli, tra i sentieri e nella valle di questa villa, dove l’ovile recinge le pecore. Ti faccio buon augurio: che sia sempre così! Ma tu, appena ti sarai levato, segna qui, su questa [soglia di] porta, che il fango (la malta) ha generata [la porta del casino], – perché le pietre (i minerali) nascono dalla putrefazione, – che il tempo scherza noncurantemente, ma che in brev’ora tutto distrugge.
In caratteri ebraici sull’architrave troviamo iscritto: Ruha Elohim (lo spirito di dio)
Sull’architrave compare un’altra scritta: Horti magici ingressum hesperius custodit draco et sine Alcide cholcicas delicias non gustasset Iason (l’ingresso del giardino magico custodisce il drago esperio, e senza l’Alcide Giasone non avrebbe gustato le delizie della Colchide)
In testa all’architrave vi è un fregio in forma circolare. All’interno del cerchio si sviluppa una stella a sei punte sormontata dal simbolo dell’antimonio.
Sulla corona esterna appare la scritta: tria sunt mirabilia: Deus et Homo,Mater et Virgo, Trinus et Unus. (Tre son le cose mirabili: Dio e uomo, Madre e vergine, trino e uno.)
Infine sulla ruota dell’antimonio compare la scritta: centrum in trigono centri (il centro è nel triangolo del cerchio).
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