La Porta del Mondo delle Favole

Da Silviarossi
C’erano una volta tre bambini che si vedevano sempre e solo d’estate perché i genitori si incontravano tutti gli anni d’agosto nella stessa casa sul mare.Giulia e Samuele avevano la stessa età 10 anni, mentre Daria era la più piccina, aveva solo 5 anni. Samuele era alto e cicciottello, Giulia era alta e snella, Daria aveva lunghi capelli biondi.La casa era proprio sul mare e i tre bimbi tutte le mattine appena finita la colazione andavano subito a giocare in spiaggia.Un giorno decisero di fare una grande buca, la più grande e profonda mai vista. Iniziarono a scavare di buona lena. A un certo punto Daria disse: “Qui ci dev’essere una pietra. Non riesco a scavare”. “Aspetta” le corse in aiuto Giulia “Provo a toglierla io”. Iniziarono a levare la sabbia intorno alla pietra. Ma dopo poco scoprirono che non si trattava di una pietra. Era qualcos’altro. Forse un asse di legno. “Ehi, guardate!” esclamò Daria. “Questa sembra una maniglia!” “Ma allora è una porta!” Subito le due bambine provarono ad aprirla. Ma era così pesante che non si mosse di un centimetro. “Samu! Provaci tu!” Samuele che era molto forte con una mano sola girò la maniglia e l’aprì. Non appena la porta si socchiuse un risucchio d’aria trascinò i tre bimbi dentro un tunnel. La porta si richiuse dietro di loro e il risucchio d’aria coprì di sabbia la porta.I tre precipitarono in una buca profondissima. Tutti e tre urlavano dalla paura mentre cadevano. E cadevano e cadevano e non arrivavano mai. Come Alice nel Paese delle Meraviglie. Continuavano a cadere tanto che non urlavano neanche più.Tutt’un tratto si sentì Samuele atterrare “Aho” e poi Giulia sopra Samuele “Aho” e Samuele “Ahi” e poi Daria sopra Giulia “Aho” e Giulia “Ahi” e Samuele “Ma dovevate cadere proprio sopra di me?” “Sì sul morbido” risposero loro. Ma non era il momento di litigare. Erano in un ambiente completamente buio. Il nero li circondava. Cercarono di capire dov’erano. A tastoni capirono che c’era un tunnel. A gattoni si incamminarono in fila indiana. Finalmente in lontananza videro una luce. La seguirono e trovarono una finestrella. Si affacciarono e videro una cosa stranissima.Un salotto di una casa di giganti. Sedie, tavolini, mobili erano alti come palazzi. “Dobbiamo trovare l’uscita e andarcene da qui” propose Giulia. Si calarono giù. Camminando lungo i muri trovarono la porta d’ingresso. Uscirono passandoci sotto e si ritrovarono nel giardino. Anche il giardino era per giganti. I fili d’erba erano alti come alberi e un semplice prato a loro sembrava una giungla.Ma non si persero d’animo. Si infilarono tra gli enormi fili d’erba e camminarono finchè non si parò davanti a loro uno strano animale nero. Dalle antenne emetteva un suono acuto. “Ommamma” si dissero i tre. Ma questo animale anche se li impauriva in realtà non voleva fare loro del male e continuava ad emettere suoni.D’istinto Daria disse “ è una formica e dice che ci vuole aiutare” “e tu come lo sai?” “non so perché ma riesco a capire cosa dice” “e che dice?” “Dice di seguirla che ci aiuterà a tornare a casa”.La formica con l’aiuto della traduzione di Daria li fece arrampicare sullo stelo di un fiore e li fece aspettare. Di lì a poco si sentì nell’aria un forte rumore come se si stesse avvicinando un elicottero. Invece arrivarono due farfalle. La formichina disse loro di non avere paura e li esortò a salire. Così fecero. Samuele salì sulla farfalla viola e Giulia e Daria salirono insieme su quella bianca. All’inizio avevano paura di cadere ma presero subito confidenza e si divertirono un mondo a fare capriole nell’aria, impennate verso il cielo e poi in picchiata sulle corolle dei fiori.Le farfalle sapevano dove andare e così intrapresero il tragitto di ritorno. Stavano volando su un bel prato quando Samuele indicò qualcosa “Ehi, guardate là sotto”. Aveva avvistato un bellissimo parco giochi, con scivoli, altalene, giostre e montagne di giocattoli. I tre chiesero alle farfalle di fare una pausa per giocare un po’.Si divertirono un mondo su e giù dagli scivolini in libertà, a tutta velocità sulle altalene e senza biglietto sulle giostre.“Avete fame?” chiese una vecchietta che era appena uscita da una piccola casa lì vicino. “Veramente un po’ sì” rispose subito Samuele. “Anche noi” aggiunsero Daria e Giulia.La vecchietta li fece entrare in casa e davanti a loro si parò un grande tavolo con tutte le cose più buone: torte, biscotti, cioccolatini, pasticcini, merendine, bibite, panini, nutella. I tre bimbi si fiondarono su quelle leccornie e si sfamarono con gran soddisfazione.“Se volete riposarvi di sopra c’è un lettone. Andate a fare un pisolino” I bimbi accettarono perché quell’avventura li aveva stancati tanto. Si sdraiarono sul lettone bello fresco e si addormentarono. Ma quando si svegliarono si trovarono imprigionati da sbarre di ferro che circondavano il letto.“E ora cosa facciamo”. “Quella vecchietta è sicuramente una strega.” “Vorrà mangiarci” Daria si mise a piangere. “Aspettate fatemi provare una cosa” Giulia, che era la più snella provò a infilarsi tra le sbarre e con un po’ di fatica riuscì ad uscire. “Vado a prendere le chiavi per aprire il lucchetto”.Scese le scale e trovò la vecchietta davanti al camino che girava un mestolo dentro un pentolone, proprio come quella di Hansel e Gretel.Giulia piano piano si avvicinò e riuscì a sfilarle il mazzo di chiavi che sporgeva dalla tasca del grembiule. Poi salì di sopra e cercò di aprire il lucchetto della gabbia intorno al letto. In quel mazzo però c’erano tante chiavi e mentre le provava tutte di fretta il mazzo le cadde a terra e fece un gran rumore. La vecchietta di sotto sentì quel fracasso. Si toccò la tasca e non trovando il mazzo di chiavi capì tutto. “Volete scappare, ahahahaha” urlava mentre saliva le scale.“Presto, presto” pregavano Daria e Samuele.La vecchietta entrò nella stanza, finalmente Giulia trovò la chiave giusta. Le sbarre si aprirono Samuele e Daria uscirono di corsa. La vecchietta si avvinò, loro la spinsero nella gabbia e ce la rinchiusero dentro.Contenti ma ancora impauriti i tre amici scapparono fuori e si misero a fischiare per chiamare le farfalle. Le loro amiche volanti arrivarono subito, li caricarono e volarono via.Li portarono sopra il mare. Ad un certo punto si avvicinarono al pelo dell’acqua dove spuntarono delle pinne.“Questi sono i nostri amici delfini. Tuffatevi. Aggrappatevi a loro e vi riporteranno a casa”. I tre bimbi fecero così. Nuotando con i delfini arrivarono alla loro spiaggia. Sulla riva i loro genitori chiamavano disperati i loro nomi “Giulia!” “Samuele!” “Daria!”
Finalmente i bimbi uscirono dal mare. I loro genitori li abbracciarono forte. “Dove siete stati?” “Mamma non ci crederai mai”. “E invece sì. Ci siamo stati anche noi quando avevamo la vostra età”.

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