La Posta del Cuore di Carolivia Invernizio

Da Frogproduction

(ecco a voi la seconda missiva all'ottima Carolivia Invernizio - lascio a lei la parola direttamente, che se lo merita)


Cara carolivia,


ti scrivo per sottoporti un annoso problema personale che non riesco a superare.Di carattere sono abbastanza peculiare e in amore non seguo le regole del corteggiamento classico
che in realtà non ho mai capito. Per farla breve, attacco. L'uomo, preso alla sprovvista ci sta pure,
magari coadiuvato dalla sbronza con cui l'aiuto a non accorgersi del fatto che lo sto per attaccare...
ma poi scappa, o peggio, non scappa  non mi prendendomi manco lontanamente in considerazione per una storia lunga con un paio di sentimenti nel mezzo.
Io nel frattempo, ovviamente, m' innamoro e devo pure fare laragazza moderna che non si vuole impegnare. Eh sì, va bene...ovvio, certo!
Ci ho provato a stare buonina, ad aspettare... ma mi sembra una cosa infinita e resisto davvero poco.
Il problema è che sono convinta che dire ciò che si pensa subito risolva un sacco di grane emozionali...lei mi vuole, non mi vuole... io punto il bersaglio e mi dichiaro, seminando sconforto e paura.
Si seccano gli alberi, piangono i fiori, gli uccelli si suicidano e l'uomo in questione ha un paio di infarti mentre dichiaro amore all'universo intero.
Sono affetta da una timidezza cronica che esaspero con una tracotanza da sbruffona.
Mi chiedo, e ti chiedo, ma le altre ragazze come fanno?
E gli uomini in quanto tempo prendono una decisione?
Cioè, sono tempi biblici, come mi sembra di capire o magari, in un paio di mesi, che posso pensare di passare sedata, si muovono e fanno qualcosa?
Il mio metodo non funziona, questo è certo.
E anche vari amici/amanti mi hanno confermato il loro impasse
a rapportarsi con una donna che un po' gli ruba il ruolo di macho conquistador.
=_=
cosa posso fare? o meglio cosa non devo fare? o meglio fare e far finta di non fare?
cose care e care cose
brancolonelbuio79
La sorte:
Egli tremava come un fanciullo.– Posso dunque sperare? – chiese con voce alterata.(I misteri delle soffitte, III, 1)
Mia buona Brancolonelbuio79,dinanzi alla questione che lei pone, temo che si invocherebbero invano quali numi tutelari persino Diotima, la sacerdotessa greca che iniziò Socrate ai misteri di Eros, e Diana, la dea (non a caso vergine) della caccia; per una volta, quindi, voglio deporre l’usuale riserbo e le parole fiorite per parlarle da donna a donna, in questo nostro privato e discreto diversorio.Non mi stancherò mai di ripetere alle giovinette nella primavera della vita e delle esperienze amorose che i maschi possono reagire all’iniziativa femminile in tre modi, e tre modi soltanto (con possibilità, invero, di varie combinazioni in percentuale):1.   se sono fedeli all’archetipo dell’uomo cacciatore/conquistatore si sentono castrati, vedendo spuntato e anticipato il loro temibile stiletto malese; defraudati di quello che ritengono un inalienabile privilegio (la scelta, l’assalto e l’espugnazione finale della cittadella), si incattiviscono, reagiscono in modo infastidito, facendo della spasimante, seduta stante, una seccante molestatrice che li perseguita (oh, se solo sapessero cos’è davvero un corteggiamento sgradito...) e che con ogni probabilità fa lo stesso periodicamente con chi le capita a tiro.2.   se sono preda di complessi, insicurezze, rimuginii, sensi di inferiorità, fantasie perverse, istinti repressi, il sincero interesse loro dimostrato da una fanciulla li condurrà automaticamente a sottostimare quella deliziosa personcina che ha avuto il solo torto di non accorgersi di quanto essi siano manchevoli (processo psicologico sintetizzabile nell’inferenza: se io sono un essere mediocrissimo e te provi un’affinità elettiva nei miei confronti, ne consegue allora che anche te sei una creatura di limitato valore e io sono autorizzato ipso facto a disprezzarti e a cercar qualcosa di meglio; degno di nota il fatto che i medesimi personaggi dilemmatici non provano assolutamente la stessa impressione se sono stati loro a prescegliere la preda e ad evitare con somma accortezza – o così pensano – che ella si accorgesse delle pecche dell’amato).3.   se accolgono l’infatuazione di lei con compiaciuta sorpresa, sono sufficientemente sportivi e si sentono gratificati dall’attenzione ricevuta, allora possono ritenere ‘intelligente’ stare al gioco e accettare le avances della donna, senza però – è bene metterlo in chiaro – mai investire cuore, testa e speranze, senza riserve, in un rapporto di questo tipo (che è destinato a durare solo finché la donna e la liaison stessa sono ritenute – come dicono oggigiorno i giovinastri – ‘fighe’, e riverberano siffatta ‘figaggine’ sull’uomo).Tutto ciò non è influenzato dall’educazione: il mondo è pieno di giovinotti cresciuti nelle migliori scuole, che frequentano la società più esclusiva e che si infarciscono il cerebello delle nozioni più all’avanguardia, e purtuttavia restano inviluppati fino alle orecchie nella bambagia dei propri capisaldi di genere. In questo meccanismo si annida inoltre la oscura consapevolezza, da parte degli uomini, che ciò che essi offrono alle donne (ossia: loro stessi) è qualcosa di fondamentalmente inadeguato, e che le donne, se davvero sapessero a cosa vanno incontro, fuggirebbero precipitosamente. Di qui la necessità di turlupinarle e assilarle (leggi: corteggiamento) finché non cedono. E in fondo il ricorrere agli stessi stratagemmati maschili (ad esempio, lei mi racconta, annebbiarne il raziocinio con bevande inebrianti) tradisce una condivisione di punti di vista sul significato reale del corteggiamento, dettati da timori e titubanze: agisco così per circuirti e indurti a cedere perché penso che se tu fossi sobrio non mi vorresti..., nonché una deplorevole adozione di una delle più mascalzone abitudini maschili, cui non dobbiamo assolutamente ridurci. Senza fare dell’odioso cinismo, è però sempre necessario salvaguardare la propria dignità, la propria autostima e la propria integrità psicologica e morale (e non ultimo la propria reputazione). Questo è un dovere di ogni donna verso se stessa. E in una relazione a due, si è quello che si appare agli occhi dell’altro, nei cui occhi ci specchiamo: e cioè, in definitiva, donne che si ‘propongono’ e si ‘danno’: etere, meretrici, zingare, circi, mendicanti, truffatrici, ammaliatrici, squilibrate, disperate, ninfomani... Pensarsi e sentirsi ‘diverse’ è solo un’illusione solitaria.Il mio consiglio pertanto è: si trovi dei graziosi e valenti e piacevoli garzoni che rientrino nel caso 3) e se li tenga finché la riempiono di allegri baloccamenti e spensieratezze; quando però vedrà profilarsi all’orizzonte (e so che lo riconoscerà da lontano, visto il suo occhio da predatrice) quello che davvero le piace, mia cara Brancolonelbuio79, io la supplico da sorella, CONTI FINO A 100 e dia a quel poveretto l’illusione di esser stato un ardimentoso conquistatore. Allora sì che il nostro eroe trepiderà e sarà al colmo della felicità quando riceverà il suo timido ma appassionato assenso, come recita la nostra giudiziosissima Sorte.Mi raccomando, si tenga per sé il suo piccolo segreto aritmetico per almeno qualche mese, prima di rivelarlo all’amato bene (che, vedrà, ci resterà malissimo). E si ricordi sempre che per essere felici, per vincere e perdere e ricominciare nelle schermaglie amorose, bisogna sapere con precisione a che gioco si sta giocando, rispettare le regole e comprendere (e accettare) anche l’avversario e la visione che lui ha di noi. Si può, certo, protestare che si sbaglia di grosso, che esistono altre alternative, proporgli di giocare a quel meraviglioso, divertentissimo ed eccitantissimo nuovo gioco che a noi sembra così naturale e invitante... con che risultati, temo di saperlo fin troppo bene.Auguri della miglior fortuna,Carolivia

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