Valerio Zurlini è stato uno dei registi più delicati e poetici della cinematografia italiana.
La morte lo ha colto nel 1982 a soli 56 anni, quando era nel pieno della maturità artistica e stranamente era assente dal cinema da diverso tempo.
La prima notte di quiete, da lui diretto nel 1982, è un film di straordinaria intensità e drammaticità, girato come un noir esistenzialista che sembra andare oltre gli schemi rigidi di un genere abbracciandone diversi e trasformatosi nel corso degli anni a venire in un vero e proprio cult indicativo di un’epoca in cui registi coraggiosi non avevano alcuna paura a mettere in scena temi scomodi o pericolosi dal punto di vista commerciale.
Questo film è un viaggio introspettivo e attento alla ricerca di un uomo che sembra scampato suo malgrado all’affondamento di una nave nella quale era imbarcato come passeggero solitario e assente, quasi un’ombra scampata già in precedenza a qualcosa di indefinito e misterioso che lo ha segnato per sempre.
Alain Delon
Giancarlo Giannini
Un viaggio fatto con perizia, attraverso immagini delicate e malinconiche, avvolte in una sottile nebbiolina che sembra simboleggiare un passato sconosciuto e un divenire che seguiamo con interesse mentre osserviamo il professor Daniele Dominici lasciarsi vivere in una Rimini tetra e uggiosa, popolata da un’umanità a tratti insopportabile nei suoi difetti e nelle sue alienazioni.
Chi è Daniele?
E’ un post sessantottino, a giudicare dal look trasandato.
Oppure è un seguace di Beaudelaire e di Rimbaud, visto che gira sempre infagottato in un cappotto, ha la sigaretta tra le labbra dalla quale sembra non aspirare, ha la barba lunga di qualche giorno e l’aspetto triste e malinconico.
Insegna letteratura, e tra i suoi alunni l’unica ad incuriosirlo perchè un pò gli assomiglia è l’enigmatica e sfuggente Vanina.
L’approccio di Daniele con la società riminese è quanto di più superficiale possa esistere: si limita a frequentare un gruppo che divide le sue nottate tra gioco d’azzardo e droga, tra alcool e interminabili sedute al tavolo verde in fumose stanze.
Del gruppo fanno parte l’amante di Vanina, Gerardo Pavani, un piccolo gangster e Giorgio, uomo sensibile e colto che maschera i suoi pregi dietro una patina di superficialità.
Tra Daniele e Vanina poco alla volta sembra nascere qualcosa; i due condividono la passione per l’arte e sentono fortissima l’attrazione reciproca.
Una sera, a casa di Giorgio, per rompere la noia viene proiettato un filmino amatoriale nel quale la protagonista è Vanina.
La ragazza è ripresa nei momenti di una sua vacanza a Venezia; ad un certo punto, nel filmino, compare la ragazza completamente nuda e a questo punto Vanina interrompe la proiezione e scappa via.
Invano Daniele la cerca in classe e fuori. La ragazza sembra svanita nel nulla.
La cerca a casa sua dove incontra la madre, una donna dura come l’acciaio che l’invita perentoriamente a scordarsi sua figlia e contemporaneamente mette in crisi il rapporto che lo lega a Monica, la donna che per dieci anni lo ha seguito ed amato arrivando ad abbandonare la famiglia per lui.
Alain Delon, Salvo Randone
Daniele è anche un mistero per Giorgio, l’unico che sembra legato a lui da un rapporto d’amicizia;quando Giorgio rinviene casualmente una raccolta di poesie di Daniele dedicate ad una ragazza morta suicida, chiede all’amico il perchè del titolo della raccolta stessa, La prima notte di quiete.
Evasivamente, Daniele risponde che La prima notte di quiete è quella in cui finalmente si dorme sereni, senza sogni.
Alla fine è Vanina a mettersi in contatto con lui.
I due trascorrono una notte d’amore in una casa in riva al mare, dove però giunge Gerardo.
L’uomo per vendicarsi racconta il sordido passato di Vanina: la ragazza veniva venduta da sua madre a clienti facoltosi e fra i suoi amanti c’erano anche le donne del gruppo frequentato da Gerardo e Giorgio.
Daniele scopre di amare quella ragazza sfortunata e progetta la fuga con lei.
Ma è destino che le cose debbano andare in maniera molto differente.
Il finale è ovviamente drammatico, così come drammatico è lo svolgimento della storia e drammatica è la vicenda umana di Vanina, una ragazza dal passato terribile.
Vittima di una madre degenerata e di un gruppo di depravati, Vanina a perso molte delle illusioni e la sua ingenuità in età giovanile, in quell’età in cui si coltivano sogni che purtroppo l’alba dissolverà impietosamente.
La scoperta del passato della ragazza è una delle chiavi di volta del film, anche se non la più importante.
Il personaggio centrale è comunque Daniele, l’uomo dal passato oscuro che serba sorprese all’amico Giorgio in un finale in cui finalmente la sua figura emerge dalla nebbia per restituirci la sua autentica dimensione.
Non voglio parlare proprio del finale, lasciando allo spettatore il compito di seguire fino alla fine il percorso umano di Daniele, che alla fine si staglia su tutto nella sua esatta dimensione umana.
Se la figura di Vanina poco a poco scompare, lasciando spazio proprio alla vicenda umana di Daniele, vediamo apparire sullo sfondo il ritratto di una società provinciale sordida e amorale.
Così la vicenda umana di Daniele incrocia fatalmente la Rimini dei vitelloni nullafacenti, impegnati in serate vuote e vacue come i loro discorsi.
E’ una Rimini viziosa e oziosa, quella della buona società.
Una società in cui valori fondamentali come amicizia e rispetto sono cose senza pregio alcuno, in cui dominano i personali egoismi e le meschinerie, l’appagamento del proprio ego e delle proprie depravazioni.
Daniele attraversa come un fantasma la vita delle due principali istituzioni sociali, ovvero la scuola e le relazioni pubbliche.
Agli studenti insegna senza entusiasmo, quasi disilluso sia dal suo ruolo sia dalla responsabilità di dover trasmettere il sapere a dei giovani che sembrano interessati ad altro mentre nella vita mondana è attorniato da persone che non stima, fatta eccezione per Giorgio.
Ma anche Daniele ha da farsi perdonare e lo scopriamo man mano che la storia segue i binari paralleli del suo quotidiano; il rapporto con Monica, la sua donna, finisce per lacerarsi senza un vero perchè. Forse è monotonia, forse è il nuovo amore per Vanina, fatto sta che anche lui non si esime dall’atto moralmente riprovevole di tradire la sua donna.
La vita di Daniele, quella di Vanina, quella di Giorgio e degli altri: vite vissute all’ombra di una cittadina, Rimini, malinconicamente immersa in un’atmosfera addormentata e molle.
Sonia Petrova
Una Rimini uggiosa e plumbea in perfetta linea con i caratteri dei personaggi.
In perfetta sintonia con la storia raccontata.
Su questo film di Zurlini ci sarebbe da dire ancora tantissimo, tante sono le riflessioni che pone la storia e il percorso umano di Daniele.
Il regista bolognese crea un film indimenticabile costruito abilmente anche nel cast, che vede una maiuscola prestazione attoriale da parte di Alain Delon.
L’attore francese è nel periodo migliore della sua carriera; ha appena interpretato il personaggio di Jean nello splendido noir francese L’evaso e di li a poco avrebbe interpretato film di ottimo livello come L’assassinio di Trotzky, Due contro la città e Toni Arzenta.
Alida Valli
Lea Massari
Delon dimostra ancora una volta di essere un grande attore, particolarmente a suo agio nei ruoli drammatici, dando vita alla caratterizzazione tutt’altro che semplice di Daniele.
Al suo fianco, la quasi esordiente Sonia Petrova che interpreta Vanina.
L’attrice francese è una piacevole sorpresa, anche se la sua carriera successiva non la valorizzerà quanto avrebbe meritato.
Nel cast troviamo un ottimo Giancarlo Giannini nel ruolo dell’amico Giorgio, una intensa e sempre affascinante Lea Massari nel ruolo di Monica, la solita sicurezza rappresentata da Adalberto Maria Merli nei panni di Gerardo e ancora due grandissimi come Salvo Randone e Alida Valli.
Piccole parti per alcune attrici che avranno una discreta visibilità nel corso degli anni successivi, ovvero Olga Bisera, Patrizia Adiutori, Krista Nell e la brava Nicoletta Rizzi.
Il tema portante del film è la splendida Domani è un altro giorno di Ornella Vanoni, mentre sicuramente affascinanti sono le musiche di Nascimbeni.
La prima notte di quiete è un grandissimo film che trasmette emozioni; in una personalissima classifica tra i primi venti film italiani di sempre lo inserirei senza dubbio alcuno.
La prima notte di quiete
Un film di Valerio Zurlini. Con Giancarlo Giannini, Alain Delon, Lea Massari, Alida Valli, Renato Salvatori, Adalberto Maria Merli, Sonia Petrova, Salvo Randone, Sandro Moretti, Krista Nell, Fabrizio Moroni, Nicoletta Rizzi, Roberto Lande, Patrizia Adiutori, Carla Mancini Drammatico, durata 132 min. – Italia 1972.
Alain Delon, Olga Bisera e Nicoletta Rizzi
Alain Delon: Daniele Dominici
Sonia Petrova: Vanina Abati
Giancarlo Giannini: Dott. Giorgio Mosca, detto “Spider”
Lea Massari: Monica, compagna di Dominici
Adalberto Maria Merli: Gerardo Pavani
Salvo Randone: il preside
Alida Valli: Marcella Abati
Renato Salvatori: Marcello
Nicoletta Rizzi: Elvira
Regia Valerio Zurlini
Soggetto Valerio Zurlini
Sceneggiatura Enrico Medioli, Valerio Zurlini
Produttore esecutivo Averroè Stefani
Casa di produzione Mondial TE.FI., Roma – Adel Films (Alain Delon), Parigi
Distribuzione (Italia) Titanus
Fotografia Dario Di Palma
Montaggio Mario Morra
Musiche Mario Nascimbene
Scenografia Enrico Tovaglieri
Costumi Luca Sabatelli
Trucco Amato Garbini
Il flano del film
La bellissima copertina della soundtrack del film
La locandina della versione spagnola del film
Edizione in VHS del film