Sa che probabilmente lui a quest’ora dorme ancora. La camicia non ne vuol sapere di sistemarsi sulla stampella. Sembra sfuggirle dalle mani, come se fosse viva.
Ha difficoltà ad abbottonare i minuscoli bottoni di madreperla, e quando arriva alla fine si rende conto di aver saltato il primo, col risultato che anche gli altri sono sfasati.
Sorride rassegnata, sfilando l’indumento dalla stampella e portandoselo al viso. Un inconveniente del genere, in una normale mattina di scuola e autobus da prendere al volo, l’avrebbe mandata su tutte le furie.
Ora invece annusa la camicia, aspirando a fondo l’odore acre del profumo che indossava la sera prima, alterato e mischiato ad altri odori, usuali eppure inaspettatamente eccitanti: il dopobarba di lui a impregnare il colletto inamidato, l’aroma delle loro pelli sudate, la lieve traccia di mughetto di un'ordinaria crema idratante.
Il tutto si fonde in un odore nuovo, unico e irripetibile.
L’odore del loro amore. Sospira piano avvicinandosi alla finestra.
In strada solo poche auto che scorrono lente e assonnate, dirette forse al mare, in uno splendido week-end di metà primavera.
Sul marciapiede di fronte, il giornalaio sistema i quotidiani del mattino, fermandosi di tanto in tanto per servire un cliente frettoloso.
Solo il bar dell’angolo è fremente di vita.
Respira profondamente. Si sente felice come forse non le è mai capitato prima.
E, cosa ancor più importante, si sente diversa.
Per un attimo ride pensando cosa succederebbe se si affacciasse alla finestra e urlasse al mondo di non essere più vergine.
È un pensiero assurdo, se ne rende conto, ma ha voglia di condividerlo con qualcuno.
Durante la notte non ha chiuso occhio.
Osserva le lenzuola appallottolate, il cuscino volato nell’angolo accanto all’armadio, il leggero piumino sgualcito e stropicciato; il letto sembra un campo di battaglia.
Quella notte non è stato testimone delle ansie di una studentessa insonne, bensì della notte di una donna. Una donna che ama.
Al pensiero, un brivido di eccitazione la pervade da capo a piedi.
Dopo aver rifatto il letto, da uno sguardo spazientito alla sveglia digitale sul comodino. Ancora le sette e un quarto! Micaela, la sua migliore amica, non si sarebbe svegliata nemmeno per le undici. Parlarne con sua madre è fuori discussione.
Da qualche minuto le arriva all’orecchio un flebile tintinnare di piatti e posate, segno che si è già alzata e sta preparando la colazione domenicale.
È sicura che se aprisse la porta potrebbe aspirare l’odore del caffè appena fatto. Il suo stomaco si fa sentire con un piccolo gorgoglio di protesta, e in quel momento si accorge d’essere affamatissima.
La sera prima, a cena, non ha toccato praticamente nulla.
Mattia l’ha guardata preoccupato, chiedendole se si sentisse bene.
Lei l’ha rassicurato.
Anche quando erano ormai arrivati al momento cruciale, ha esitato.
"Sei sicura di volerlo fare… insomma, lo vuoi davvero?” le ha chiesto dolcemente mentre erano abbracciati stretti sui sedili posteriori dell’auto di suo padre, le labbra incollate e i vestiti sparpagliati attorno a loro.
Il cuore batteva il ritmo di una paura folle e inesprimibile.
Paura dell’ignoto, paura che non le piacesse, paura… che non piacesse a lui. Ha deglutito a fatica prima di rispondere.
“Ti amo” ha risposto impacciata, non sapendo che altro dire.
“Ti amo” ha replicato immediatamente lui.
E così era successo.
Ancora adesso non riesce a pensarci senza arrossire.
Si mette a saltellare per la stanza, soffocando risatine di gioia, ben attenta a non far rumore per non svegliare il fratello che dorme nella camera accanto.
Da oggi per lei incomincia una nuova vita, è finalmente diventata donna. Come le attrici al cinema, come le protagoniste delle soap che dopo pranzo è solita guardare con la madre, come le sue amiche… è una donna, non più una ragazzina.
Quella semplice parola è in grado di procurarle un brivido di piacere ed eccitazione che le percorre rapidamente la schiena, elettrizzandola con ripetute scosse di adrenalina
Una donna!
Vorrebbe urlarlo al mondo.