Case study: Badoo
Gli ultimi cinque anni hanno visto notevoli cambiamenti sulle modalità di condivisione dei dati. La continua crescita del fenomeno dei social network ha portato alla luce nuove e vecchie questioni sulla privacy e sulla sicurezza dei nostri preziosissimi dati personali. Chi è diventato maggiorenne a partire dagli anni novanta sa che non si deve dare il numero della propria carta di credito in una chat room, ma poi arrivano da ogni parte richieste che ci chiedono di fornire informazioni su ogni minimo dettaglio della vostra vita a centinaia di cosiddetti “amici”.
Nel 2009 è stato pubblicato uno studio dell’Università di Cambridge dal titolo “The Privacy Jungle” che, secondo quanto dichiarato, “è la prima analisi completa in merito alle politiche sulla privacy e al trattamento dei dati sensibili nel mercato dei social network online”. Tale studio, condotto dai ricercatori Soren Preibusch e Joseph Bonneau, ha preso in considerazione 45 diversi siti di social network ed ha cercato di determinare quanto pubblici fossero i dati trattati in base alle loro linee guida sulla protezione dei dati. Secondo lo studio LinkedIn e Bebo fanno un buon lavoro, Facebook e MySpace sono nella media mentre Badoo, uno dei siti relativamente nuovi che ha recentemente riscosso un enorme successo nell’Europa meridionale ed in Sud America, ha ottenuto uno dei punteggi più bassi.
A tre anni dallo studio, Badoo è oggi uno dei più grandi social network con quasi 160 milioni di utenti registrati. La società ha ultimamente puntato molto per cercare di fare breccia nel mercato britannico e in quello statunitense. Con un tale investimento pubblicitario, l’ultima cosa che la società desidera è che Google tiri fuori articoli discutibili sulla privacy degli utenti. Hanno quindi rivisto la loro politica sulla privacy, invitando anche il Sig. Preibusch ad un incontro e a riconsiderare la situazione. Chiaramente molto dipende dal breve contratto sulla privacy che la maggioranza delle persone in realtà non legge mai.
La natura del nuovo documento è ambigua ma non fatevene una colpa se non l’avete notato: è scritto sotto forma di domande e risposte in un inglese semplice e chiaro, con toni amichevoli che incoraggiano l’utente a fidarsi di Badoo per quanto riguarda il trattamento dei loro dati sensibili. Nonostante sia scritto per neofiti, il documento copre in modo esauriente tutti gli argomenti tra cui l’utilizzo dei cookie da parte del sito, la memorizzazione dei dati, il marketing via email, i dati della carta di credito (con riferimento ai servizi premium), la vendita di informazioni a terzi e al collegamento con partner come Facebook.
La politica del sito relativamente al penultimo punto, cioè la temuta e disprezzata vendita di informazioni ad altre società ai fini di marketing, è un forte e tonante “No”. La società tuttavia ammette apertamente di potere rivelare i dati ai fini di “..analisi di mercato e profiling di utenti e ai fini della pubblicità mirata..”. Le implicazioni sono chiare: sebbene sia moralmente sbagliato vendere il nome, l’indirizzo e il numero di telefono di un utente ad un’altra società non c’è modo di evitare l’inevitabile lusinga rappresentata dai DATI (l’enfasi del maiuscolo è intenzionale). La dura e cruda realtà è che queste informazioni sono la materia prima senza la quale siti come Facebook non potrebbero sopravvivere.
Facebook, naturalmente, rappresenta una minaccia alla sicurezza dei nostri dati personali di gran lunga maggiore rispetto a un pesce relativamente piccolo come Badoo ed è un qualcosa di cui quasi tutti noi possiamo discutere con cognizione di causa. Se avete avuto un profilo su Facebook in un momento qualsiasi negli ultimi cinque anni avrete visto post di persone che teorizzano una cospirazione e persone che combattono per la libertà che condannano Facebook per la svendita di informazioni a destra e a manca. Facebook ha un interesse personale nel tracciare il nostro comportamento anche maggiore di Badoo perché il profitto della società viene dalla pubblicità e l’USP di una campagna marketing di Facebook è che può essere mirato per località, età, genere, stato sentimentale, religione, hobby o praticamente qualsiasi categoria che vi venga in mente.
Sebbene non sia esattamente un documento legale molto lungo, il loro testo relativo alla politica sulla privacy è più scoraggiante rispetto a quello di Badoo e si divide in diverse sotto-sezioni. Deve esserlo necessariamente vista l’immensa quantità di variabili (dalle applicazioni di terzi alla possibilità di postare le notizie sponsorizzate che utilizzano il vostro nome per promuovere i prodotti agli amici). La piattaforma di Facebook è gigantesca e per usufruire appieno delle sue innumerevoli potenzialità (come giocare ai giochi ed interagire con le varie applicazioni) l’utente deve accettare ogni settimana svariati termini e condizioni diversi. Anche Twitter, benché sia un sito con pochissima pubblicità e con la tendenza a richiedere il minimo delle informazioni ai propri utenti, ha recentemente deciso di promuovere gli account agli utenti in base alle loro abitudini in Internet. Si sono però impegnati ad adottare il sistema “Do Not Track” attraverso il quale gli utenti che non vogliono essere tracciati da terzi possono scegliere di non esserlo.
I vostri preziosi dati personali sono vostri e solo vostri e non vi è dubbio che il problema etico con le società che li utilizzano esista. Bisogna considerare però il rovescio della medaglia: un buon social network ha bisogno di molti utenti, il che comporta la necessità di molto spazio sui server, con l’inevitabile conseguenza di un elevato numero di bug che a loro volta richiedono programmatori per essere sistemati. I programmatori, e anche lo spazio sui server, costano e per continuare ad esistere i social network devono trovare il denaro necessario. Gli utenti, però, vogliono che il servizio sia gratuito, quindi il conto deve necessariamente essere pagato da qualcun altro. E qui torniamo al punto iniziale perché gli inserzionisti sono più che felici di farsi carico del debito se pensano di poterne trarre profitto. In fin dei conti la questione è sempre la stessa e non va dimenticata : se qualcosa è gratis allora il prodotto in vendita, in un modo o nell’altro, siete VOI.
Questo guest post è stato scritto da Barry Cooke. Barry ha lavorato nel campo della ricerca e dei social media per oltre 15 anni con diversi brand molto noti, come Badoo ( il colosso degli incontri online.) Al momento è il production director per QDOS Digital Media, una agenzia di digital marketing con sede in Inghilterra.