La profe della profe

Da Desian
Stiamo andando a vedere Parma, stamattina. A dire il vero, partiamo per incontrare una persona, che io non ho mai visto, ma che per la profe è molto importante.
Eppure, giuro, sono stato io a pensare di andarci: qualche settimana fa ho preso una telefonata. Una voce molto dolce chiedeva della profe, che quella mattina non c'era.
La voce raccontò di sé, in pochi secondi, tutto quel che volevo sapere, compreso una velatissima amarezza per una "vecchia promessa" mai mantenuta, quella di andare a trovarla. Può, in pochi secondi, una promessa diventare una sorta di dovere morale?!
Può.
Così son qui che guido. Verso nord, nel grigio, con l'animo pieno di attese.
Abbiamo caricato il nostro solito armamentario, che da quando la donna grande e la profe sono state diagnosticate celiache è aumentato ancora (comprendendo pane, biscotti, cibo speciale), se mai poteste immaginare una grandezza già notevole crescere ancora.
Abbiamo i nostri giacconi, una valigia, due sporte di stoffa, uno zaino, la custodia con la reflex e tre ombrelli. Portiamo anche il primo disco di questa interprete di musica brasiliana. Veronica Fascione, si chiama, ed ha una voce chiara che passa una mano di freschezza sui brani che canta. Io e la donna grande proviamo a ricalcarne il portoghese: ci divertiamo.
La pioggia non la mettiamo noi, è abbondante di suo. Sull'appennino la nebbia ci sommerge.
Quando arriviamo a destinazione, Parma galleggia ormai come un canotto. Pozzanghere dappertutto, scrosci impietosi. Vedremo poco della città ma l'incontro con la promessa, finalmente mantenuta, è folgorante.
Ci accoglie una signora piena di vita, di energia, di spirito. Circondata da ogni ben di dio tecnologico sembra un'adolescente alle prese con il suo domani. L'uomo piccolo la guarda incantato, letteralmente a bocca aperta. Si ridesta soltanto quando lei lo tocca sbarazzina sul naso.
Ha organizzato il pranzo in un ristorante per celiaci. Parliamo e ridiamo, di tante cose. Ci confessiamo il reciproco malumore per il grillismo. Parliamo di libri, di romanzi, di vecchie edizioni con la carta un po' ingiallita. Ha persino, e mi sorprende non poco, un libro di Palahniuk lì in un angolo.
Pesco nella sua libreria un libro di Sandro Veronesi, uno dei pochi che non avevo letto, e mi si accendono nella testa alcune lampadine, saltando tra pagine e "liste di cose che vorrei dire", con la voce inconfondibile dello scrittore pratese.
Ancora un caffè e noi adulti ci perdiamo in mille rivoli di chiacchiere.
I pargoli sono impazziti dalla gioia: immersi tra tablet, iMac e smartphone, possono finalmente dar fondo ai loro appettiti tecnologici. E l'invenzione geniale arriva: dopo quasi due ore di ipnosi hitech, Maria Teresa li guarda, sorniona, che continuano a smanettare poi si avvicina e cinge loro le spalle. Passa lo sguardo dall'uno all'altra, con lentezza studiatissima: "bambini, dovete ringraziarmi: vi ho regalato un pomeriggio libero".
Un genio, un ribaltamento così non si era mai visto.
Maria Teresa è la profe di lettere delle medie della profe, un gioco di specchi perfettamente riuscito. E, sinceramente, memorabile.

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