La proposta: Nella nuova Sovranità un Antitrust Sardo contro le posizioni dominanti del mercato

Creato il 15 novembre 2011 da Zfrantziscu
di Adriano Bomboi, www.sanatzione.eu

Energia, Trasporti, Assicurazioni, Telefonia, Credito, Poste e tanto altro. Che l’Italia sia nota sul piano internazionale anche per l’eccessivo costo dei servizi e la bassa qualità degli stessi non è una novità, la Repubblica Italiana è stata una delle ultime in Europa a dotarsi di una legislazione Antitrust (1990).Si è trattato di un corpus di leggi che consentono al mercato di evitare la formazione di monopoli e/o cartelli tra compagnie suscettibili di alzare i prezzi complicando la vita degli utenti, ragion per cui fu istituita l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.Sia chiaro: credere in un libero mercato dotato di una concorrenza capace di azzerare gli abusi sui consumatori rischia di essere un esercizio retorico più teorico che pratico, ciò non toglie che proprio la Sardegna oggi paghi uno dei prezzi più alti in termini di competitività, di qualità della vita e di qualità dei servizi presenti sul mercato isolano.Per citare alcuni noti esempi, basti pensare alla situazione dei Trasporti marittimi nel corso della stagione estiva appena trascorsa. L’Antitrust italiano si è mosso con inefficienza e colpevole ritardo rispetto ad una evidente concentrazione di interessi relativi alla navigazione (da e per) la Sardegna nelle mani di pochi armatori (come Onorato della Moby Lines). O basti pensare ad uno dei pilastri fondamentali su cui giorno per giorno si costruiscono le fortune di alcuni potentati economici e la dipendenza della nostra terra da terzi interessi che ne condizionano le capacità di sviluppo come nel settore dell’Energia: in particolar modo attraverso il petrolio, presente secondo varie forme per oltre il 70% dell’attuale bolletta energetica Sarda.L’Autonomia Sarda non solo non ha mai varato la zona franca, già prevista all’art. 12 del suo Statuto speciale (capace di defiscalizzare ad esempio le accise sui carburanti), ma non possiede neppure un proprio organismo autonomo rispetto al resto della Repubblica Italiana per il monitoraggio e l’eventuale sanzione delle posizioni dominanti nel nostro mercato.La Sardegna è culturalmente imprigionata nella morsa dello statalismo, un tema che andrebbe certamente approfondito in altra sede, ma che all’evidenza ha ottenuto in eredità dalle vecchie classi dirigenti l’idea di risolvere ogni deficienza del mercato attraverso il ricorso all’intervento del Pubblico, aggravando così clientelismi, inefficienze e assistenzialismi che hanno irrobustito le catene della dipendenza Sarda nelle mani del centralismo italiano. Ad esempio, nel settore dei Trasporti, il punto non è creare un carrozzone pubblico chiamato “Flotta Sarda”, il punto è avere regole chiare e sanzioni severe onde stimolare la concorrenza dei servizi a prezzi più vantaggiosi.Nel settore dell’energia, non è pensabile che l’Assopetroli possa intervenire con dichiarazioni mendaci (e ci auguriamo senza passare ad azioni concrete di disturbo) contro l’avvento del metano in Sardegna, capace di ridurre costi e inquinamento da monopolio petrolifero pari a circa il 30% rispetto all’attuale situazione (Sul Galsi – Unione Sarda, 28-10-11). Senza considerare le varie manovre corporative che fino ad oggi hanno impedito una terza e valida modalità di metanizzazione dell’isola, ad es. attraverso la Gassificazione del Sulcis.Pronunciare la parola Sovranità non è più sufficiente in assenza di riforme istituzionali, noi riteniamo che la prossima riscrittura dello Statuto Sardo, e/o la battaglia per una Costituente democratica popolare per la conquista dei pieni diritti civili dei Sardi, debba necessariamente passare anche per l’adozione di una legislazione mirata a destrutturare quella serie di servizi (pubblici e privati) che oggi non solo non vanno incontro ai nostri consumatori, ma si rivelano sempre più ostili agli interessi individuali e collettivi del territorio.Non si tratta più di “destra” o “sinistra”, né di socialismo o liberismo, si tratta di uscire dalla dipendenza attraverso la “terza via” della Sovranità Sarda.



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