La prossima bolla immobiliare made in UK

Creato il 10 aprile 2013 da Keynesblog @keynesblog

David Cameron, l’erede di Margaret Thatcher, ha un piano molto chiaro per far tornare il Regno Unito a crescere: creare una grande bolla immobiliare.
Per qualche strano motivo blog e libri di stampo “austriaco” addebitano la creazione della bolla immobiliare negli USA e in altri paesi a politiche keynesiane. Come è noto, invece, Keynes era estremamente critico su Wall Street e la City di Londra, cui riservava in continuazione pesanti strali, pur non disdegnando di investire in borsa (secondo alcuni fu in precursore del “metodo Buffet”). E tra le politiche keynesiane più importanti portate avanti dall’amministrazione Roosevelt, vi fu il ben noto Glass-Steagal Act, che insieme alle misure di controllo dei capitali, ha costituito il pilastro di quella “repressione dei mercati finanziari” che ha assicurato al mondo alcuni decenni di quasi totale tranquillità al riparo dalle esuberanze della finanza speculativa.

A chiudere la diatriba ci pensa ora David Cameron, il primo ministro inglese. Dopo aver condotto il suo paese in una inutile recessione, il capo del governo di Sua Maestà insieme al ministro delle Finanze George Osborne ha partorito un’idea davvero originale per far tornare il paese a crescere: una bolla immobiliare.

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Ad alimentarla sarà il programma “Help to Buy” che aiuterà i britannici senza grandi redditi ad acquistare una casa, indebitandosi oltre le proprie possibilità, come già accaduto con gli analoghi schemi delle premiate Freddie Mac e Fannie Mae negli USA. Aziende sponsorizzate dallo Stato, nate durante il New Deal e negli anni ’70, hanno aiutato milioni di americani a comprare una casa. Dagli anni ’90 però, dopo la liberalizzazione finanziaria operata da Clinton e l’abbattimento dei redditi da lavoro ottenuto da Reagan, si sono trasformate in pericolose generatrici di debito privato senza copertura. Era l’infatuazione di quegli anni: sostituire il reddito con il credito. Sappiamo come è finita.

“Help to Buy”, appena varato, è finanziato con ben 3,5 miliardi di sterline. I vari “schemi” sembrano molto convenienti. Il primo, chiamato “Equity loan” prevede che il mutuatario anticipi solo il 5% con un deposito in banca. Il 20% lo anticipa lo Stato e il restante 75% viene prestato dalla banca. Con questo schema bastano quindi 10mila sterline per comprare un’abitazione da 200mila. Il secondo schema, chiamato “mutuo garantito” prevede sempre il 5% di anticipo da parte dell’acquirente, ma stavolta lo stato non presta direttamente, limitandosi a garantire il prestito da parte della banca fino a 30mila sterline.  In più può essere utilizzato anche per acquistare abitazioni già costruite, vale a dire quelle che non creano posti di lavoro aggiuntivi.

Con i bassi tassi d’interesse garantiti dalla Banca d’Inghilterra, la speranza è che finalmente l’enorme massa di liquidità creata con i Quantitative Easing possa defluire nell’economia reale. Chi però si frega le mani sono le banche, speranzose di profitti più o meno sicuri.

Ma quello che molti temono è invece il ripetersi della storia già vissuta negli Stati Uniti. I prezzi delle abitazioni continueranno a salire (il limite di 600mila sterline previsto da “Help to buy” lascia un buon margine), finché la gente, indebitata e con lavori sottopagati e precari, non incomincerà a vendere gli immobili, non potendoli ripagare, e qualcuno si renderà conto che le valutazioni non potranno salire ulteriormente. L’offerta aggiuntiva farà cadere i prezzi e le banche si troveranno in mano immobili svalutati.

Nel libero mercato – spiegano gli economisti – per riequilibrare domanda e offerta i prezzi dovrebbero scendere, non salire. Ma la realtà è spesso differente. Ed anche il comportamento dei liberisti come Cameron ed Osborne, di fronte alla dura realtà, può cambiare repentinamente. Coloro che fino al giorno prima aborrivano l’intervento pubblico in economia ora lo usano nel modo più deleterio. Dovrebbero scegliere se continuare ad uccidere l’economia con l’austerità o avviare una reflazione che porti più lavoro e soldi in tasca alla classe media. Invece scelgono la terza via: austerità per contenere i redditi e rendere più “fluido” il mercato del lavoro, garanzie di stato per alimentare il debito privato, perché alla fine la domanda conta.

E’ pur vero che lo scenario nefasto fin qui descritto potrebbe non materializzarsi. Può accadere che gli inglesi continuino a non chiedere prestiti o che le banche, nonostante le garanzie pubbliche, non allentino più di tanto i cordoni. Ma i prezzi delle abitazioni sono già in salita e la tentazione potrebbe essere irresistibile.

In ogni caso, chissà se i liberisti di casa nostra, così ammiratori dei conservatori inglesi, avranno l’onestà intellettuale di dire la verità sui disastri già compiuti e su quelli a venire.


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