La prossima vacanza digitale? 100% offline

Da Twagomagazine @lorenzomonfreg

Offline. Per 7 giorni. In una casetta sulle Dolomiti. A spaccare legna per non morire di freddo. Dalla Natura digitale a quella primordiale. Andata e ritorno. Per pensare meglio, avere nuove idee e tornare a lavorare con ancora più passione.

Ho incontrato Markus l’altra sera al Sankt Oberholz, l’internet caffè più famoso della città. Markus si fermava a Berlino solo qualche giorno. Giusto per respirare l’aria startup della capitale digitale più cosmopolita d’Europa e salutare qualche amico. Dopo Berlino Markus è ripartito per San Francisco, dove farà un lavoro per un paio di mesi, prima di tornare in Europa per “altra roba” (“some other stuff”), come la chiama lui. Programmatore, esperto Java, Markus è uno di quei freelance che si muovono globalmente da un cliente all’altro. A volte lo fanno restando attaccati al proprio laptop, altre spostandosi fisicamente in giro per il mondo.

Prima che mi sfuggisse con la stessa velocità con cui l’ho incrociato, ho avuto il tempo di parlare con Markus di un paio di cose. Ovviamente gli ho parlato di twago e l’idea gli è piaciuta molto. Abbiamo parlato di web content, content marketing, del Mobile che cambierà il lavoro di tutti…

Ma la cosa più interessante della conversazione con Markus è stata un’altra. Le sue vacanze. Le sue vacanze offline. 100% offline. Non solo offline: 7 giorni da eremita. Senza se e senza ma. Da vero fanatico del Web…

Dopo il Natale in famiglia Markus se n’è andato nelle Dolomiti. Tramite un amico ha trovato una casupola nel nulla. E ci ha passato 7 giorni e 6 notti. Da solo.

“Ho passato la maggior parte del tempo a fare legna per il camino. C’erano dei pezzi di legno grandi, ma andavano tagliati ancora con l’acetta. Diciamo che per una settimana il mio scopo è stato non morire di freddo e poter cucinare sul fuoco la roba in scatola che mi ero portato.”

Ero assolutamente offline, niente di niente. Non ho scattato una foto, non ho condiviso la bellezza naturale che vedevo, non ho twettato i pensieri che mi ispirava il silenzio. E ti assicuro che adoro il Web, adoro comunicare online, fare rete. Ma la pausa offline serve proprio per questo, ritrovarsi prima di ripartire a palla con la propria passione. Almeno, per me, è così”.

Cos’ha fatto Markus oltre a spaccare legna e mangiare fagioli?

“Ho camminato nella neve. E ho pensato, un sacco”.

“Per me andare offline qualche giorno è stata una scoperta di qualche anno fa, ora lo rifaccio appena ho il tempo. La cosa che mi stupisce di più è con quanta voglia mi rimetto a lavorare al mio laptop appena rientro. Anche questa volta mi sono già venute un sacco di idee che altrimenti non mi avrebbero nemmeno sfiorato la mente.”

Markus non è il primo che racconta di radicali esperimenti offline. E’ davvero interessante come l’idea venga spesso a chi con il Web ha un rapporto strettissimo, quasi nativo. Chi riconosce la Rete come un ecosistema e, per questo, si confronta anche con altri ecosistemi, mondi molto più correlati di quello che sembrano.

Forse una vacanza 100% offline, anche non così estrema come quella di Markus, è la cosa migliore prima di ripartire con il lavoro che si ama.

Di storie come quella di Markus è pieno, ed è sempre più interessante sentirle...

di Lorenzo Monfregola

image:”Deer In Winter” by dan / freedigitalphotos.net


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