A Cimiez, all’epoca sobborgo di Nizza oggi completamente inglobato nella città, il pittore passa la seconda metà della sua vita. Qui arriva nel 1918, stremato dal dolore patito in veste di testimone della Prima Guerra Mondiale, tragedia che offusca la chiassosa e brillante Parigi in un’aura di grigio terrore. Uno shock, quello causato dal conflitto, sanabile solo nella costruzione di un rinnovato rapporto con la pittura, nella ricerca di una pace che sia essenzialmente interiore.
È al sole del Mezzogiorno che Matisse, e come lui tanti altri protagonisti del Novecento, trova nuovi spunti, rinforzando le proprie energie creative. Le telecamere si muovono alla ricerca degli scorci, delle situazioni, dei paesaggi amati dal pittore; nella ricostruzione fedele di un ambiente congeniale alla formulazione della sua personalissima visione estetica. Espressa in un rapporto intenso, simbiotico, con il contesto che lo ha accolto.
Ecco dunque il Jardin des Arènes, dove Matisse passeggiava nei primi Anni Quaranta; ed ecco le splendide architetture delle case che ha vissuto e frequentato: in primis la cosiddetta Ville Bleu, e ancora la Villa Natasha di Cap Ferrat. La memoria del rapporto tra l’artista e la sua patria d’elezione vive nel museo che la città di Nizza ha dedicato fin dagli Anni Sessanta al pittore, eternando un legame indissolubile.
La curiosità – Carattere guascone e spregiudicato, talento innato per la pittura e…un fulvo pelo rosso! Si chiama Matisse anche uno dei gattini protagonisti del classico Disney Gli Aristogatti, uscito nelle sale nel 1970, ma con questo nome è noto solo nell’edizione italiana del film. Nella versione originale della pellicola è battezzato Toulouse, in omaggio a Toulouse-Lautrec.