“Certe leggende parlano di luoghi che attirano il male, luoghi che sono stati teatro di tante tragedie, come se fossero affamati di terribili disgrazie”.
La trama imbriglia il lettore, portandolo a dubitare di tutto e di tutti, com’è tipico nei romanzi di Wulf Dorn. In particolare, in questo libro, i colpi di scena si susseguono senza tregua, e il ritmo incalzante spinge a voler scoprire la verità, per quanto si avverta che essa possa essere davvero raccapricciante.
Come dice il titolo, la trama parla di una psichiatra trentenne, Ellen Roth, e del suo lavoro alla “Waldklinik”, nella città di Fahlenberg, in Germania. La serenità della donna è messa a dura prova dai casi umani coi quali, ogni giorno, ha a che fare. Sono i cosiddetti “reietti della società” che proiettano su di lei la loro personale sofferenza e confermano l’opinione che l’incarico in un ospedale psichiatrico sia davvero molto stressante. Come se non bastasse, la dottoressa Roth al momento è sola. Il suo compagno, Chris, anch’egli psichiatra e col quale sta ristrutturando una vecchia casa ricevuta da quest’ultimo in eredità, è andato in ferie su un’isola deserta dell’Australia, dove i cellulari sono banditi.
Fra i vari tentativi di suicidio, da considerarsi all’ordine del giorno, Ellen deve occuparsi di un caso a cui non era preparata. Nella stanza numero 7 il terrore alberga in tutta la sua primordiale essenza. Una giovane donna, che mugola parole senza senso con l’inquietante voce di una bambina, giace rannicchiata in un angolo. È chiaro che sia stata picchiata, e dalle sue labbra escono frasi sconnesse sul fatto che l’Uomo Nero la stia cercando. Ma non solo, nessuno può sfuggirgli. La sventurata chiede aiuto e mette in guardia la dottoressa che presto quel mostro verrà a prendere anche lei.
“Chi ha paura dell’uomo nero? Nessuno! E se arriva? Allora corriamo via!”
Chi è quella donna? Perché si è rivolta proprio alla dottoressa Roth? E soprattutto, chi è l’Uomo Nero? La protagonista precipita in una spirale di violenza e paranoia, ma non ha scelta. Per scoprire la verità, deve mettere insieme le tessere di un puzzle diabolico.
Lo stile pulito, evocativo ed essenziale di Dorn induce a “divorare” le pagine. La verità, come spesso capita nei thriller psicologici, molto probabilmente è davanti ai nostri occhi; in quel “dormiveglia” dove tanta parte ha la dimensione onirica. Eppure, fino all’ultimo, non vogliamo crederci e pensiamo a mille altre soluzioni. Alla fine, tutto torna, ma l’epilogo è davvero spiazzante.
Un thriller che consigliamo a quegli amanti del genere che desiderano prendere le distanze dalla banalità. A chi non ha paura di guardare l’abisso in cui l’animo umano può cadere ed è consapevole dell’esistenza del male.
Written by Cristina Biolcati