Magazine Cultura

“La psicocritica. Appunti e interventi sulla poesia e sulla narrativa del Novecento” – Enrico Castrovilli

Creato il 29 settembre 2012 da Temperamente

“La psicocritica. Appunti e interventi sulla poesia e sulla narrativa del Novecento” – Enrico CastrovilliÈ proprio vero, «ogni recensione rappresenta una pagina di diario, un diario di lettura». Queste parole della “temperina” Simona valgono a maggior ragione quando i libri che proponiamo sono legati da una continuità tematica e concettuale. Da par mio, dunque, se nell’ultima recensione ho trattato del ritmo e della rima, di Leopardi e della “dissoluzione linguistica” in Dino Campana, non potevo esimermi dal parlare, su questa nuova pagina del mio diario, de La psicocritica di Enrico Castrovilli (Libellula Edizioni, 10 euro). Premetto: questo è un saggio di critica letteraria, e non di altro (psicopatologia, psicanalisi, psicoterapia). La psicocritica, infatti, non intende far altro che configurarsi come quella branca della critica letteraria che si interessa alle motivazioni – anche inconsce, ma non per questo trattate come dei sintomi nevrotici – dei romanzieri e dei poeti. Ovvero, «l’occhio dello psicocritico non deve cogliere il lato psicopatologico di un’opera, ma la forza, l’aspetto creativo e partecipativo della vita dello scrittore».

Ecco, allora, che a proposito di un’opera come Lo Zibaldone di Leopardi, il compito dello psicocritico non sarà quello di scoprirne il contenuto latente, ma quello di indagare le motivazioni, gli stati affettivi e i bisogni che forniscono la chiave per leggere lo stato d’animo dello scrittore/poeta, e di farlo attraverso domande quali: che posto occupano la fantasia e l’amore nell’opera leopardiana? Quali furono le motivazioni psico-sociali (e non psicopatologiche) che spinsero il poeta a considerare la felicità come un sogno, il piacere come un’illusione e la virtù e la sensibilità come fragili doni dell’infanzia? Lascio scoprire le risposte al potenziale acquirente del volume, per rivolgere l’attenzione a quegli Autori del Novecento letterario che costituiscono il fuoco di questi “appunti e interventi” indicati nel sottotitolo.

Secondo Castrovilli, se l’ansia, l’inquietudine e la ricerca di un nuovo modo di vivere costituiscono i motivi conduttori del Canzoniere di Umberto Saba, quella che ci sta parlando è la scrittura di un’anima vagante da un punto all’altro di se stessa; se la lirica di Andrea Zanzotto appare così misteriosa e irreale, quasi a voler immergere il lettore nel buio e nella luce al contempo, lo si deve a un desiderio/bisogno di liberare la mente dai residui delle conoscenze acquisite e «trovare qualcosa che fosse prima dell’uomo». E ancora: dietro l’apparente disordine di quegli aggregati di parole e frasi che troviamo ne La Chimera, in Genova e nella Notte di Dino Campana si nasconde «una mistica traduzione del dolore psichico e dell’angoscia poetica». A tal proposito, se mere esigenze di spazio mi permettono di menzionare soltanto en passant la presenza, nel volume, di articoli su Montale, Ungaretti, Pavese, Moravia e Pasolini, vorrei soffermarmi proprio su questo concetto di angoscia poetica. Provare ansia – scrive Castrovilli – dinanzi a fenomeni del tutto naturali come la vecchiaia, la morte o la tendenza a sentirsi diversi dai coetanei, non è la manifestazione di un’anomalia mentale, ma di un’espressione inerente alla nostra natura umana.

Vale a dire che quando un poeta come Zanzotto o Campana tenta di allargare la propria sfera emozionale e cognitiva inoltrandosi in terreni incerti e inesplorati, abbandonando modelli di vita e di cultura “collaudati” da secoli di storia, il suo disagio psichico e il suo turbamento psicologico saranno del tutto giustificati e la stessa angoscia poetica diventa un importante fattore dell’evoluzione intellettuale dell’artista, nonché dell’acquisizione di una maggiore autonomia dei suoi stessi strumenti operativi e creativi. In altri termini, secondo l’occhio dello psicocritico Castrovilli, «l’angoscia poetica è un meccanismo psicologico con cui il poeta coglie i disagi della psiche e li tramuta in segni vitalistici precisi, autonomi e personali». La poesia e in generale lo scrivere, dunque, non hanno soltanto la funzione “liberatoria”, nel senso psicologico del termine, ma soprattutto e principalmente di ricerca, di sviluppo e di crescita della personalità; hanno cioè «funzione di rendere universali le idee, le riflessioni e le interpretazioni di un poeta-scrittore di un certo periodo storico; per offrire ai contemporanei, secondo la propria visione, gli enigmi della vita, che da sempre angosciano l’uomo».

In conclusione, se ho scelto di recensire questa raccolta di saggi (che vanno dal 1982 al 2011, racchiudendo trent’anni di studi del suo autore) è semplicemente perché credo possano piacere e interessare ai lettori di Temperamente. Personalmente, posso dire che lo stile argomentativo-espositivo del libro è estremamente chiaro, e che l’intero volume si lascia consultare facilmente e anche con un certo piacere. In più, dettaglio non minore, un prezzo di 10 euro per una raccolta di 20 saggi è davvero il minimo sindacale.

Andrea Corona

Enrico Castrovilli, La psicocritica. Appunti e interventi sulla poesia e sulla narrativa del Novecento, Libellula Edizioni, Università & Ricerca, Lecce 2011, 210 pp., 10 euro


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine