Religioni senza frontiere
La Qabbalǻh
125 gradini per arrivare all’infinito
Di Mara Macrì
Presidente ACTA POPULI – Istituto di Comunicazione Ricerca e Giornalismo www.actapopuli.net
In Italia è conosciuta soprattutto per le clamorose conversioni di Madonna e Demi Moore, donne per le quali i giornali scandalistici hanno speso intere pagine, paragonando quest’antica conoscenza ad una sorta di scienza magico-esoterica distorcendone i contenuti.
In realtà la Cabala o Qabbaláh – dal termine ebraico Qibel che tradotto significa da bocca ad orecchio – comprende la tradizione esoterica della mistica ebraica tramandata dai mistici ebrei, che svelano gli attributi e la natura di Dio in relazione ai mondi invisibili. E partendo dall’assunto che la Kabbalah non è una religione, ma che le religioni della terra hanno un loro comun denominatore, questo andrebbe ricercato proprio nel misticismo e negli esploratori dello spirito, che superando le linee di demarcazione tra l’ortodossia delle varie tradizioni anelano ad un contatto più diretto con Dio.
Ma di cosa tratta questa antica saggezza così misteriosa, tanto da non poterla collocare nel tempo con esattezza?
Facendo risalire la conoscenza delle mistiche ebraiche al I secolo avanti Cristo, appare come movimento intorno al 1200 in Provenza. I kabbalisti sostengono che le prime rivelazioni siano avvenute all’epoca di Adamo e che Mosè, Ezechiele ed altri profeti ne fossero i depositari. Inizialmente la Kabbalah era accessibile agli uomini sposati al di sopra dei quarant’anni, successivamente aprì i suoi orizzonti e fu resa nota anche alle donne ed ai giovani. Per tali presupposti un kabbalista scrisse: “Dal 1540, il più importante comandamento sarà per tutti di studiare la Kabbalah in pubblico, vecchi e giovani.” Oggi, naturalmente, chiunque abbia il desiderio di sperimentare un insegnamento profondo e funzionale, nel contempo, può studiare la Qabbalàh che nonostante il misticismo è una dottrina pratica al punto che nelle letture rivelate dai mistici ebrei è possibile riscontrare una similitudine tra la creazione dell’universo e le moderne teorie del Big Bang, con una simbologia che descrive le caratteristiche di Dio ed il rapporto spirituale che ogni essere umano dovrebbe instaurare con Lui. E malgrado la scienza osservi, elabori, sperimenti i massimi sistemi della natura e la Kabbalah indaghi nel testo della Torah, gli scienziati tentano ancora di spiegare ciò che per i kabbalisti è da millenni rivelato. Ogni kabbalista persegue l’obbiettivo di trasformarsi in mistico per meglio interagire con Dio e comprenderne, almeno in parte, il mistero al fine di liberare il potere interiore di cui Lui ci ha fatto dono, lo stesso principio che scatenò il Big Bang.
Infatti, l’attuale visione scientifica sull’origine dell’universo riguarda la teoria plausibile del Big Bang o grande esplosione, secondo la quale “inizialmente” ogni sostanza sotto forma di energia ad alta densità si concentrò in un volume minimo a temperatura elevatissima. Un’esplosione di proporzioni non quantificabili avvenuta circa 15 miliardi di anni fa, che avrebbe dato origine alla formazione dell’universo, da allora in espansione ed in progressivo raffreddamento. Tali concetti si basano, essenzialmente, sull’osservazione della fuga delle galassie e sulla scoperta della radiazione cosmica di fondo, consistente in un residuo dell’esplosione primordiale. La radiazione prodotta nel grande scoppio iniziale – non visibile sia per una lunghezza d’onda molto corta, non superiore a quella dei raggi x, sia perché l’universo era talmente denso da non far passare quelle particelle luminose definite fotoni – produsse un universo opaco alle radiazioni e con la luce nascosta. Solo dopo una sufficiente espansione e raffreddamento la luce si divise dalla materia e divenne visibile…
La Kabbalah sostiene la teoria pur usando termini differenti, sottolineando che al principio vi era il nulla, se non il nulla divino, il punto originario da cui tutto si espande o luce nascosta definito Ein Sof – non finito o infinito: il Dio della Genesi ancora celato. Ein sof rappresenta sia la Prima Causa che la realtà ultima non manifesta, incomprensibile alla mente umana. Tuttavia, nell’opera fondamentale e più nota della Kabbalah il Sefer ha-Zohar il libro dello splendore, viene rivelato il processo della creazione iniziato nella profondità di Ein Sof immateriale, quale unico punto che emise luce seminando il sacro seme, che diede vita ad un concetto cosmico descritto come un’esplosione di luce. E da quella luce scaturirono altre luci, emanazioni che oltrepassando le barriere cosmiche diedero vita ad ogni cosa.
125 gradini per arrivare all’infinito
Nel corso dei secoli, singoli individui hanno salito la scala spirituale e ottenuto il più alto livello di unione con la Forza Superiore, il Creatore. Attraverso tale unione, sono arrivati a comprendere che l’intera realtà – dai mondi spirituali superiori fino al nostro mondo inferiore – è fondata sull’amore, sul dare assoluto, e che non c’è altro che unisca quanto questa Forza, e che tutto ciò che avviene nella realtà ha il motivo di condurre l’umanità a vivere perennemente un’esistenza permeata da tale sensazione. In passato questi solitari mistici, santi, eremiti, cercatori di spiritualità, trascorrevano la loro vita immersi in una dimensione “altra” oggi vivono nella società odierna e molti di loro sono kabbalisti. Provenienti ed appartenenti a tradizioni religiose diverse ripercorrono le tappe dei mistici del passato e si presentano al mondo come integrati mistici del nostro tempo.
I kabbalisti ritengono di aver trovato le risposte sullo scopo della vita, la struttura del mondo, su come si possa determinare il proprio destino, e tali convinzioni estrapolate da testi come Raziel Hamalach (L’Angelo Raziel) Sefer Yetzirà (Il Libro della Creazione) Etz Chaim (L’Albero della Vita). Ma di tutti i libri, il più misterioso e profondo è senza dubbio Lo Zohar (Lo Splendore) scritto dal grande kabbalista Rabbi Shimon Bar-Yochai (Rashbi).
Il testo descrive il sistema nascosto della Guida Superiore, illustra i mondi ed i grandi poteri che li governano, e come chi sceglie di studiare la Kabbalah abbia la possibilità d’influenzare positivamente la propria vita e quella dell’umanità poiché siamo tutti interconnessi. Inoltre spiega in che modo ogni evento scenda come una cascata dal Mondo Superiore verso quelli più terreni, assumendo diverse vesti nell’ambito umano. Ma quello che lo rende unico è il fatto che non venne scritto per i suoi contemporanei, ma concepito per una generazione futura. E’ scritto proprio nello Zohar che la saggezza della Kabbalah sarebbe stata conosciuta a partire dall’anno 1840, ed il kabbalista del XVIII secolo Gaon di Vilna nel libro Kol HaTor (La Voce della Tortora) sottolineò che il processo della rivelazione della Kabbalah sarebbe iniziato nel 1990. Ma fu il Baal HaSulam a realizzare che fosse giunto il tempo di consentire a tutti lo studio del prezioso testo affermando che in tal modo l’intera umanità si sarebbe elevata e avrebbe raggiunto il mondo spirituale. Con tale intenzione, Rabbi Yehuda Ashlag si dedicò alla stesura di un’interpretazione esauriente dello Zohar, con l’obiettivo di divulgarlo ed adattarlo alle anime della nostra generazione, commentandolo con il nome di HaSulam (La Scala) per indicarne la funzione: salire una scala che conduce ad una soffitta e scoprirne le ricchezze.
Il pensiero kabbalistico è fondato sula Bibbia ebraica la secolare esegesi della Torah, da sempre posta al centro dell’interpretazione e dello studio della vita dell’Israelita e ciò che si cela – non solo dietro le parole ma anche nelle singole lettere, compresi gli spazi bianchi tra una lettera e l’altra – rappresenta l’aspetto segreto del Creato, il significato manifesto ed il senso nascosto di Dio. Senso che Dio stesso rivela spiegando la verità su chi Lui sia, a partire dalla Genesi ed ancor prima di manifestarsi. Lo Zohar rivela appunto questo, che la Torah non è una raccolta di racconti storici o di leggi morali terrene, bensì una forza speciale che aiuta a superare l’ego per avvicinarsi alla Forza Superiore che opera nella realtà – la forza dell’Amore e del Dare, la quale se utilizzata con intenzione positiva innalza ad una nuova vita. Al contrario, se l’intenzione non è pura la Torah nuoce, secondo come è scritto: “Se egli si purifica, essa diventa per lui la medicina vitale e se non si è purificato, essa diviene per lui la medicina mortale” (Masechet Iomà, 72, p.2)
Recentemente, Lo Zohar è stato riscritto e riproposto in chiave ancor più divulgativa da uno dei più autorevoli studiosi di Kabbalah il Prof. Michael Laitman, professore di Ontologia e Teoria della Conoscenza, allievo ed assistente personale di Baruch Shalom HaLevi Ashalg (il Rabash) figlio del kabbalista Baal Ha-Sulam.
Laitman, è certamente noto per essere la massima autorità internazionale per la Kabbalah ma è stata la ricerca scientifica – nel campo della bio-cibernetica e della filosofia delle scienze – che lo ha condotto verso la Kabbalah per la quale ha scritto più di 30 testi tradotti in 15 lingue, estendendo la sua fama tramite conferenze e lezioni trasmesse in tempo reale via internet e tv satellitare. Un grande lavoro a titolo gratuito per far conoscere la Kabbalah ed aiutare gli esseri umani a ritrovare la strada della spiritualità che conduce a Dio. Per questo ha fondato l’associazione “Bnei Baruch- Kabbalah Education and Research Institute” di cui è Presidente, che opera attraverso il più grande sito internet di Kabbalah ed organizza Convegni in tutto il mondo. Il Prof. Laitman, ultimamente a Roma per il Convegno “Noi” ha risposto ad alcune domande sul Libro dello Splendore…
Perché un testo centrale come Lo Zohar è stato così a lungo celato?
“Lo Zohar è stato tenuto nascosto per 900 anni, tra il II e XI secolo perché chi possedeva la sua sapienza comprendeva che le persone ne avrebbero frainteso il contenuto per un’era volgare come quella. Soltanto nel XVI il Santo Arì, Rabbì Isaac Luria ritenne che la saggezza della Kabbalah poteva essere conosciuta da tutti. Ma i suoi commentari apparvero nel XX secolo quando è apparsa l’anima straordinaria di Rabbi Yehuda Ashlag (Baal HaSulam) che ha spiegato la saggezza della Kabbalah in modo che la nostra generazione potesse comprenderla. Questo non vuol dire che non siano esistiti grandi kabbalisti prima di lui, solo che le loro opere non sono facilmente comprensibili dagli studenti di oggi. L’attuale popolarità della Kabbalah e la sua grande richiesta testimoniano che la nostra generazione è pronta ad assimilarne il messaggio universale e a comprendere i testi autentici che parlano dell’origine della vita e di come raggiungerla.”
Qual è lo scopo di uno studio così complesso?
“Lo Zohar è una raccolta di commenti sulla Torah, il cui scopo è quello di guidare chi ha già conseguito elevati gradi spirituali verso la radice della propria anima. Chi si trova senza cognizioni spirituali legge Lo Zohar come una raccolta di allegorie e leggende che ognuno può interpretare e percepire in modo diverso. Ma per coloro che sono provvisti della conoscenza spirituale, i kabbalisti, è una guida pratica alle azioni interiori da compiere per scoprire in profondità gli stati più alti della percezione e della sensazione.”
Quindi Lo Zohar è per chi ha già un grado elevato di spiritualità?
“Lo Zohar è stato scritto per coloro che hanno già conseguito la percezione spirituale. Contiene le rappresentazioni di Rabbì Shimon Bar Yochai (Rashbi), che raggiunse tutti i 125 gradi della scala spirituale. Il Rashbi vi ha espresso l’intero cammino spirituale, intitolandolo Zohar ossia Splendore, ed è costruito in modo per cui solo chi realizza un certo livello spirituale può beneficiare di quanto legge. Prima di studiare Lo Zohar, si devono studiare testi che insegnino a comprendere in modo esatto ciò che vi è scritto. La Kabbalah non parla del nostro mondo né degli esseri umani che vivono in esso, ma spiega lo scopo della nostra vita e come realizzarlo. Pertanto, anche Lo Zohar parla della stessa ed un’unica cosa: “La rivelazione della Sua Divinità alle Sue creature, in questo mondo”. Racconta il modo in cui possiamo conseguire l’unione tra di noi e tra le anime, perché questa è la vera Spiritualità: la rivelazione della forza della Dazione assoluta che si chiama Creatore. Lo Zohar spiega, apparentemente, di cose materiali attraverso parabole ma non deve trarci in inganno, perché quando vi leggiamo, ad esempio, il racconto su un kabbalista che cammina in un cimitero, oppure di creature fantastiche come angeli, demoni o anche di animali, dobbiamo capire che si sta parlando solo di gradi spirituali che le anime hanno conseguito, e che si sono innalzate soltanto per conseguire un’unione più forte con le altre anime.”
Qual è lo scopo dello Zohar?
“Lo scopo de Lo Zohar è quello di fare la volontà di Dio e costituire una guida per le persone che intendono raggiungere il punto di origine dell’anima, allargando il proprio “vaso” per far entrare più luce nell’ascesa, cosa che comporta sofferenza. Ma nella sofferenza dell’Amore c’è la dolcezza e per raggiungere il punto di origine dell’anima è necessario salire. Salire 125 gradini per arrivare all’infinito”.