![La questione del negazionismo: psicopatologia della morte quotidiana](http://m2.paperblog.com/i/192/1928403/la-questione-del-negazionismo-psicopatologia--L-s72yY6.png)
Nel Medioevo il termine “usura” denotava il prestito di denaro ad interesse, anche modico, attività condannata e proibita dalla Chiesa. Oggi per “usura” si intende un interesse eccessivo. Usuraio è quindi lo strozzino, non chi si accontenta che gli sia restituito il denaro prestato cui aggiungere una piccola quota magari per coprire l’inflazione.
Negli ultimi anni i lessemi “negazionista” e “negazionismo” sono via via slittati dal campo relativo alla Shoah all’àmbito dei crimini governativi: chi non ammette le scelleratezze del sistema o di alcuni suoi apparati è, a ragione, dichiarato “negazionista”. Infatti egli, contro ogni evidenza, ignorando una mole imponente di prove e documenti, si incolla alle versioni ufficiali, false in toto o in parte, negando in primo luogo a sé stesso l’opportunità di conoscere e di approfondire.
Occorre, però, a questo punto una distinzione: esistono i negazionisti ingenui e quelli in mala fede che sono, invero, disinformatori sempre impegnati a nascondere o a filtrare le verità scabrose ed a denigrare cittadini liberi e ricercatori non omologati. I negazionisti sprovveduti sono persone in cui agisce il bias di conferma, ossia un istinto che li porta a rifiutare a priori le informazioni destabilizzanti per un già precario equilibrio psicologico.
Siamo di fronte a sintomi psicologici che connotano l’uomo spersonalizzato nella folla. Alla psicologia incentrata sull’individuo subentra lo studio della massa. Elias Canetti docet. Qui ci limitiamo a constatare che nei creduloni una percezione distorta, parziale, edulcorata del reale eclissa una visione più o meno oggettiva e critica. Le capacità cognitive sono molto limitate, la memoria storica è quasi cancellata, le competenze interpretative sono ad un livello embrionale: sono casi di cecità e di semi-analfabetismo intellettivo, qualche volta di idiozia.
Il problema diventa squisitamente psichiatrico, quando si considerano le psicopatologie da cui sono affetti i depistatori. Codesti figuri sono senza dubbio paranoici: infatti la paranoia è una malattia mentale contraddistinta da idee deliranti e da manie di grandezza in personalità che paiono, per il resto, normali.
Il ritratto del disinformatore è presto delineato: megalomane, ossessivo, violento, monomaniacale, guerrafondaio, amante delle armi, ultranazionalista, estimatore di tiranni, scientista, fissato, fanatico, ignorante, dogmatico, settario, bigotto. In qualche occasione si osservano inclinazioni scatologiche e persino coprofile o pedofile. Il suo ego ipertrofico e gigantesco si rimpicciolisce al cospetto dell’Autorità cui obbedisce con vile adulazione di tipo fantozziano. Diffusi tra i negazionisti la sindrome di Stoccolma e conflitti irrisolti con enormi difficoltà a costruire rapporti interpersonali equilibrati e costruttivi.
![La questione del negazionismo: psicopatologia della morte quotidiana](http://m2.paperblog.com/i/192/1928403/la-questione-del-negazionismo-psicopatologia--L-Peve18.jpeg)
“La psicopatologia della vita quotidiana” degenera nei disinformatori in “psicopatologia della morte quotidiana”. Costretti, in cambio di qualche privilegio (temporaneo) ad insultare su centinaia di forum e di blog, a studiarsi a memoria i vaneggiamenti sgrammaticati di Paolo Attivissimo, a compulsare furiosamente manuali di cui non capiscono una sillaba, si riducono in uno stato pietoso di larve.
Gli insabbiatori, obbligati a trascorrrere interi giorni ed intere notti per tappare le falle che sempre più si aprono nella propaganda negazionista di regime, defraudati di una vita relazionale, possono solo sublimare insuccessi e nevrosi, enfatizzando il loro ridicolo ruolo, simili a persone colpite da gravi disturbi alimentari. Costoro più sono frustrati, più ingurgitano cibo, più ingrassano in una spirale perversa.
I negazionisti istituzionali amano ostentare fotografie che li ritraggono: smunti, gli occhi strabuzzati e spiritati (si pensi all’inquietante Stefano Petrò), terrei, hanno atteggiamenti muscolari solo sulla Rete. Al di fuori sono più molli di budini.
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