L’Albania caucasica era uno stato dell'antichità, situato approssimativamente nella regione del Caucaso attualmente occupata dall'Azerbaijan. (fonte: Wikipedia.)
È innegabile che la questione dell’Albania del Caucaso susciti spesso la curiosità di molte persone. Molto probabilmente questa curiosità è legata all’omonimia tra l’antica regione che si trovava nel Caucaso ed il nome dell’Albania moderna. Ultimamente mi sono arrivate delle mail in cui mi si chiedeva se l’Albania Caucasica avesse a che fare con la “nostra” Albania, e cioè con quel paese balcanico dove vivono gli attuali Albanesi. Beh, quale risposta si può dare a tale domanda? Non nego il fatto che l’omonimia con una civiltà antica del Caucaso stuzzicasse particolarmente la mia fantasia. E cosi mi sono messo a studiare un po’ più a fondo questo “enigma”. Si deve dire che le fonti da cui attingere non sono molte, e fare una ricerca su Internet fa perdere la bussola: la confusione regna sovrana. Un primo articolo che ho trovato in rete risale, se non erro, al gennaio del 2010, ed è un articolo scritto dal dr. Jovan I. Deretić, dal titolo: Arbanasi - Albanesi, la loro origine e l'arrivo in Serbia. A mano a mano che leggevo questo articolo il sangue mi saliva alla testa, ma questa è un'altra storia. Senza perdersi in chiacchiere inutili, andiamo a leggere insieme cosa scrive questo studioso sulla questione dell’Albania del Caucaso.
Il popolo che noi Serbi chiamiamo Arbanasi, (Albanesi per gli stranieri), ed essi chiamano se stessi Schipetari, originariamente viene dal Caucaso. In tempi antichi era noto un paese nel Caucaso con il nome di Albania. Così lo chiamavano gli stranieri, mentre gli abitanti stessi lo chiamavano in un altro modo, proprio come fanno anche oggi con l'Albania odierna. I suoi abitanti chiamano l'attuale Albania “Schipetaria”.
A mio parere questo studioso parte con il piede sbagliato quando scrive che originariamente gli Albanesi provenivano dal Caucaso. Non rilevo alcuna fonte da cui lui avrebbe attinto per scrivere una simile fandonia. Le bizzarrie non si esauriscono qui, come appare dalla seguente ulteriore affermazione dello stesso autore:
L'unica cosa per cui la vecchia Albania era conosciuta sono i grandi e pericolosi cani, i cosiddetti pastori caucasici. Al tempo in cui Alessandro Magno conquistava l'Asia, trovò sul suo cammino un sovrano albanese, il quale gli regalò un grande cane. L'Albania caucasica era un paese molto povero, e come tale, non attirava invasori.
Evidentemente, l’odio che il Deretić mostra di nutrire verso gli Albanesi gli fa perdere la ragione, inducendolo a scrivere che anche una ipotetica Albania in una regione lontana fosse priva di interesse e non attirasse gli invasori. Ma questo è solo l’inizio del suo fantasioso articolo. L’autore continua il suo scritto con voli di fantasia degni di una saga di fantascienza. Per rispetto del lettore mi astengo dal citare l’intero articolo (chi ha tempo da perdere lo può leggere su Scribd), ma non posso non riportare “il pezzo forte” di tutto il lavoro, L’etimologia del nome Shqipëtar:
Nella loro lingua, la parola “schip” significa "luogo sassoso". Schipetar può essere tradotto in lingua serba con "montanaro". Gli scrittori austroungarici alla fine del 19 ° e all'inizio del 20 ° secolo, davano intenzionalmente un'interpretazione sbagliata del significato del nome Schipteria, invece della terra dei montanari, l'hanno chiamata "terra dei corvi". Questo doveva dare dinnanzi al mondo un'origine più nobile del suo nome.
Cioè, noi poveri “montanari” albanesi dovremmo ringraziare gli scrittori austroungarici per aver “ritoccato” la storia, chiamando l’Albania la terra dei corvi?! Una piccola precisazione, visto che siamo in tema: lo sanno anche i sassi che l’Albania viene chiamata il paese delle aquile. E mi fermo qui.
Ora, dopo il riferimento ai sorprendenti contenuti di questo articolo, riprendiamo seriamente la questione dell’Albania caucasica ripercorrendo il pensiero di autori seri e ricercatori autorevoli.
Nel libro L'Albania: notizie geografiche, etnografiche e storiche (1901) di Arturo Galanti troviamo alcune preziose informazioni. L’autore è contrario alla tesi che l’Albania caucasica possa avere a che fare in qualche modo con l’Albania moderna. Egli sostiene che gli storici armeni, che secondo il nostro autore sono i più autorevoli per la vicinanza del loro paese al Caucaso e che chiamano l’Albania caucasica Arganie, narrano solamente che nel VII secolo d.C. gli abitanti dell’Arganie, sotto la pressione dei Kazari e di altri popoli nomadi, emigrarono in Armenia. I loro discendenti parlano oggi la lingua armena. Non si ha traccia di quale fosse la loro lingua primitiva. Ad ogni buon conto, nessuna delle lingue che oggi si parlano nella regione caucasica somiglia all’albanese.
Lo stesso autore sostiene che si tratta di una di quelle somiglianze o identità di nomi tutt’altro che infrequenti in geografia, da cui non è lecito trarre deduzioni troppo arrischiate. Poi Arturo Galanti fa alcuni esempi per difendere la sua tesi. Fra l’altro dice che anche l’antica Inghilterra fu chiamata Albion. I montanari della Scozia chiamano il loro paese Albany. Alba è nome frequentatissimo nell’antica Italia. Alba Longa nel Lazio; Alba Fucense nel paese dei Marsi; Alba Pompeia, oggi Alba; Albium Ingaunum, oggi Albenga; Albium Intemelium, oggi Ventimiglia; la tribù degli Albici è in Liguria. Ma anche in Spagna e nell’antica Gallia si incontra il nome Alba. A tutti è nota la città di Albì in Provenza, da cui presero il nome gli eretici albigesi nel secolo XIII. L’autore spiega questa somiglianza verbale con il fatto che tutti o quasi tutti questi nomi richiamano il radicale ario alb o alp, significante bianco e alta montagna (dalla bianca cima nevosa). Quasi tutti i luoghi sopra nominati sono, infatti, montuosi.
Jani Vreto, il filosofo del Rinascimento albanese, (Rilindja Kombëtare), nel suo libro Apologia, pubblicato nel 1878, alla tesi che gli Albanesi siano arrivati nelle terre dove si trovano tutt’oggi dall’Albania del Caucaso (tesi per giunta sostenuta anche dal dr. Jovan I. Deretić nell’articolo Arbanasi - Albanesi, la loro origine e l'arrivo in Serbia), risponde in una maniera molto singolare ed efficace. Vreto prende in esame una serie di documenti e parole dell’antichità classica e preclassica che hanno radici uguali a quelle di parole albanesi tuttora in uso.
Se- dice Vreto – gli Albanesi non fossero autoctoni nel territorio dove si trovano anche oggi, ma fossero stati barbari venuti durante le migrazioni dopo il cristianesimo, allora come si spiegherebbe l’identità della lingua albanese con l’antica lingua omerica e addirittura preomerica? Noi oggi sappiamo che la lingua classica non si parlava più già nel VII secolo d. C.
Il professor Sabri Musliu, nel suo saggio L’Albania del Caucaso e gli Albanesi (Prishtina 2009), scrive chiaro e tondo che l’interesse che suscita questo tema non è solo scientifico, ma soprattutto politico. Così, negli ultimi 150 anni, la storia molto spesso è stata usata dalla politica ultranazionalista ed è stata usata male, soprattutto nei Balcani, dove gli stati diventati tali prima di altri, hanno calpestato i diritti dei paesi vicini che ancora non erano diventati veri e propri stati indipendenti. In generale – scrive l’autore – la storiografia albanese ha rifiutato la pseudo teoria dell’origine degli Albanesi dal Caucaso. Per gli studiosi albanesi è bastata la tesi della discendenza dagli Illiri. Poi l’autore continua il suo saggio facendo un resoconto della storia della regione che nell’antichità si chiamava Albania del Caucaso.
A conclusione di questo articolo, possiamo dedurre che per nessuno degli studiosi (eccetto lo studioso serbo) l’Albania del Caucaso abbia qualche legame con l’Albania dei Balcani, se non per la somiglianza dei loro due nomi. Ovviamente, questo articolo non ha pretesa di esaustività alcuna sulla questione dell’Albania del Caucaso, ma almeno abbiamo fatto il tentativo di mettere un po’ di ordine nel vortice delle informazioni sbagliate che ci vengono servite in buona o in malafede.
Elton Varfi