Non ci vuole molto a capire che questi infuocati giorni di piena estate saranno ricordati come una sorta di spartiacque tra la fine (imminente) della cosiddetta Seconda Repubblica e l'inizio (abbastanza prossimo) di una eventuale Terza Repubblica che tutti si augurano eviscerata dalla inopportuna e metastatica presenza del Signore di Arcore. L'ottimo editoriale odierno di Eugenio Scalfari (http://www.repubblica.it/politica/2010/08/01/news/avventura_cavaliere-scalfari-5994553/) in pratica ratifica con dovizia di motivazioni l'attuale situazione politica (e non solo) del nostro Paese all'indomani della presa di posizione, dal sapore vagamente bulgaro, del Ducetto della Brianza nei confronti dei dissidenti finiani. Ma quello che a mio giudizio risulta essere ancor più interessante è la sindrome da accerchiamento che in quest'ultimo periodo si è evinto in modo alquanto trasparente dal modus operandi di Silvietto nostro. E adesso? Quali saranno le prossime mosse del miglior primo ministro degli ultimi 150 anni di storia italiana? Quali altre purghe adopererà il massimo esponente della "politica del fare"? Forse vi sarà sfuggito, miei cari lettori, ma c'è un episodio che la dice lunga sulla fibrillazione berlusconiana che, credo in autunno, ci porterà a nuove elezioni anticipate. Nell'aula di Montecitorio, nel pieno della bagarre del dopo strappo, ha preso la parola un parlamentare del PdL (ne ometto il cognome per non gratificarlo di gratuita pubblicità) e ha chiesto l'inversione dell'ordine del giorno, subito accettata. Così, invece di parlare dell'affare Tirrenia (http://palermo.repubblica.it/cronaca/2010/07/29/news/tirrenia_venduta_ai_privati_e_alla_regione_-5915903/) si è tornati a rimestare il gran calderone delle intercettazioni e da quel che si è capito il governo (o meglio, diciamo Berlusconi) avrebbe intenzione di ritirare il maxi-emendamento e vorrebbe andare al voto parlamentare sul testo (contestatissimo) originario, quello varato dal Senato. Questa mossa ha poche spiegazioni possibili, almeno a mio modo di vedere. La prima è che il Pifferaio di Arcore ha un'irrefrenabile voglia di arrivare alla conta. E' cosa nota che il premier ci sia rimasto male dopo che qualcuno (Crespi) gli aveva fatto credere che i dissidenti finiani sarebbero stati una dozzina e non già 34 (più i 10 senatori): inutile sottolineare che così la sua maggioranza è decisamente a rischio. Ma se il governo dovesse andare sotto il Parlamento si scioglierebbe (almeno così la pensa Sua Emittenza) e i deputati finiani andrebbero a casa, con poca sicurezza di tornare alla Camera.Ed ecco perchè il plurinquisito di Arcore sta cercando di forzare i tempi per votare il ddl intercettazioni. La seconda spiegazione (la più plausibile) è che invece il premier abbia scelto (nel pieno delle sue facoltà mentali, ammesso che ancora ce ne siano) di andare incontro ad una sconfitta parlamentare. O ad una vittoria risicata, che poi avrebbe più o meno le stesse conseguenze. La maggioranza degli osservatori politici e non (ad eccezzione delle oramai famose truppe mammellate) sono convinti che Berlusconi guardi al voto anticipato come unica strada per uscire dall'attuale empasse. Ma tra lui e il voto, tra lui e l'avvio di una nuova stucchevole campagna elettorale da condurre esclusivamente contro i traditori finiani c'è un ostacolo, che non è di poco conto. E che si chiama Umberto Bossi. Un virtuoso della politica che, come le ultime occasioni insegnano, quando deve rispondere alle domande dei giornalisti invece di aprire la bocca alza il dito medio della mano destra (la sola ancora operativa). Un gesto che in tutto il mondo (Padania compresa) di decodifica con un solo significato, quello che avete capito.insomma, Bossi non vuole le elezioni anticipate anche perchè, da scaltro frequentatore dei palazzi del potere, ha il netto sentore che fra i suoi leghisti circola attualmente poco entusiasmo, costretti come sono a sostenere una maggioranza come si faceva una volta ai tempi della Prima Repubblica: turandosi il naso. Appena due giorni fa il Senatùr ha esortato i suoi a tenere duro (oltre a suggerire di verificare se ancora ce l'hanno duro) perchè l'agognata meta (il federalismo) è lì, a due passi e il voto anticipato farebbe inevitabilmente saltare tutto. In virtù di tutto ciò Berlusconi, sempre in stretto contatto con il leader leghista, starebbe effettuando una rapida ricognizione tra i deputati definiti "cani sciolti" proprio per garantirsi un rapido ed efficace ricambio parlamentare al posto dei tranfughi finiani. Il portavoce dell'UDC, De Poli, l'ha definita un'indecente campagna acquisti che comunque, almeno sino ad ora, non garantirebbe alla maggioranza una vita sicura con la naturale conseguenza di non aver ammorbidito (nè tranquillizzato) Bossi. E così al Pifferaio di Arcore non sarebbe rimasta che la strada ingloriosa della sconfitta alla Camera: farsi bocciare sulle intercettazioni e a quel punto anche il Senatùr capirebbe che non c'è più nulla da fare. Certo, ammesso e non concesso, una volta convinto Bossi per il Berlusca ci sarebbe poi da fare i conti col Quirinale: ma questo, eventualmente, lo si vedrà dopo, anche se i berlusconiani non ritengono Napolitano un ostacolo serio. Nè tantomeno un ostacolo sarebbe rappresentato dall'attuale PD che, nei classici momenti di crisi (come questo), rispolvera i vecchi leader. L'altro ieri, tanto per fare un esempio, è stata la volta di D'Alema il quale, come ai vecchi tempi della Bicamerale, si è impegnato con i cronisti in una lunga ed articolata analisi. Preoccupata, molto preoccupata. "Berlusconi vuole andare alle votazioni per realizzare l'obiettivo del presidenzialismo". Così parlò il leader Maximo, convinto che il premier aprirà la crisi ad ottobre e che come antidoto propone seraficamente "...un progetto attorno al quale coalizzare un fronte per sbarrare la strada all'omino di Arcore". Una frase che la nomenklatura del PD ha decrittato in questo modo: "vogliono un bel governo di transizione, di emergenza o come cavolo vogliono chiamarlo". Oggi è il primo agosto. Perchè allora non chiamarlo governo balneare? Vi ricorderebbe qualcosa? Intanto prepariamoci con il secchiello e la paletta. Poi si vedrà.
Non ci vuole molto a capire che questi infuocati giorni di piena estate saranno ricordati come una sorta di spartiacque tra la fine (imminente) della cosiddetta Seconda Repubblica e l'inizio (abbastanza prossimo) di una eventuale Terza Repubblica che tutti si augurano eviscerata dalla inopportuna e metastatica presenza del Signore di Arcore. L'ottimo editoriale odierno di Eugenio Scalfari (http://www.repubblica.it/politica/2010/08/01/news/avventura_cavaliere-scalfari-5994553/) in pratica ratifica con dovizia di motivazioni l'attuale situazione politica (e non solo) del nostro Paese all'indomani della presa di posizione, dal sapore vagamente bulgaro, del Ducetto della Brianza nei confronti dei dissidenti finiani. Ma quello che a mio giudizio risulta essere ancor più interessante è la sindrome da accerchiamento che in quest'ultimo periodo si è evinto in modo alquanto trasparente dal modus operandi di Silvietto nostro. E adesso? Quali saranno le prossime mosse del miglior primo ministro degli ultimi 150 anni di storia italiana? Quali altre purghe adopererà il massimo esponente della "politica del fare"? Forse vi sarà sfuggito, miei cari lettori, ma c'è un episodio che la dice lunga sulla fibrillazione berlusconiana che, credo in autunno, ci porterà a nuove elezioni anticipate. Nell'aula di Montecitorio, nel pieno della bagarre del dopo strappo, ha preso la parola un parlamentare del PdL (ne ometto il cognome per non gratificarlo di gratuita pubblicità) e ha chiesto l'inversione dell'ordine del giorno, subito accettata. Così, invece di parlare dell'affare Tirrenia (http://palermo.repubblica.it/cronaca/2010/07/29/news/tirrenia_venduta_ai_privati_e_alla_regione_-5915903/) si è tornati a rimestare il gran calderone delle intercettazioni e da quel che si è capito il governo (o meglio, diciamo Berlusconi) avrebbe intenzione di ritirare il maxi-emendamento e vorrebbe andare al voto parlamentare sul testo (contestatissimo) originario, quello varato dal Senato. Questa mossa ha poche spiegazioni possibili, almeno a mio modo di vedere. La prima è che il Pifferaio di Arcore ha un'irrefrenabile voglia di arrivare alla conta. E' cosa nota che il premier ci sia rimasto male dopo che qualcuno (Crespi) gli aveva fatto credere che i dissidenti finiani sarebbero stati una dozzina e non già 34 (più i 10 senatori): inutile sottolineare che così la sua maggioranza è decisamente a rischio. Ma se il governo dovesse andare sotto il Parlamento si scioglierebbe (almeno così la pensa Sua Emittenza) e i deputati finiani andrebbero a casa, con poca sicurezza di tornare alla Camera.Ed ecco perchè il plurinquisito di Arcore sta cercando di forzare i tempi per votare il ddl intercettazioni. La seconda spiegazione (la più plausibile) è che invece il premier abbia scelto (nel pieno delle sue facoltà mentali, ammesso che ancora ce ne siano) di andare incontro ad una sconfitta parlamentare. O ad una vittoria risicata, che poi avrebbe più o meno le stesse conseguenze. La maggioranza degli osservatori politici e non (ad eccezzione delle oramai famose truppe mammellate) sono convinti che Berlusconi guardi al voto anticipato come unica strada per uscire dall'attuale empasse. Ma tra lui e il voto, tra lui e l'avvio di una nuova stucchevole campagna elettorale da condurre esclusivamente contro i traditori finiani c'è un ostacolo, che non è di poco conto. E che si chiama Umberto Bossi. Un virtuoso della politica che, come le ultime occasioni insegnano, quando deve rispondere alle domande dei giornalisti invece di aprire la bocca alza il dito medio della mano destra (la sola ancora operativa). Un gesto che in tutto il mondo (Padania compresa) di decodifica con un solo significato, quello che avete capito.insomma, Bossi non vuole le elezioni anticipate anche perchè, da scaltro frequentatore dei palazzi del potere, ha il netto sentore che fra i suoi leghisti circola attualmente poco entusiasmo, costretti come sono a sostenere una maggioranza come si faceva una volta ai tempi della Prima Repubblica: turandosi il naso. Appena due giorni fa il Senatùr ha esortato i suoi a tenere duro (oltre a suggerire di verificare se ancora ce l'hanno duro) perchè l'agognata meta (il federalismo) è lì, a due passi e il voto anticipato farebbe inevitabilmente saltare tutto. In virtù di tutto ciò Berlusconi, sempre in stretto contatto con il leader leghista, starebbe effettuando una rapida ricognizione tra i deputati definiti "cani sciolti" proprio per garantirsi un rapido ed efficace ricambio parlamentare al posto dei tranfughi finiani. Il portavoce dell'UDC, De Poli, l'ha definita un'indecente campagna acquisti che comunque, almeno sino ad ora, non garantirebbe alla maggioranza una vita sicura con la naturale conseguenza di non aver ammorbidito (nè tranquillizzato) Bossi. E così al Pifferaio di Arcore non sarebbe rimasta che la strada ingloriosa della sconfitta alla Camera: farsi bocciare sulle intercettazioni e a quel punto anche il Senatùr capirebbe che non c'è più nulla da fare. Certo, ammesso e non concesso, una volta convinto Bossi per il Berlusca ci sarebbe poi da fare i conti col Quirinale: ma questo, eventualmente, lo si vedrà dopo, anche se i berlusconiani non ritengono Napolitano un ostacolo serio. Nè tantomeno un ostacolo sarebbe rappresentato dall'attuale PD che, nei classici momenti di crisi (come questo), rispolvera i vecchi leader. L'altro ieri, tanto per fare un esempio, è stata la volta di D'Alema il quale, come ai vecchi tempi della Bicamerale, si è impegnato con i cronisti in una lunga ed articolata analisi. Preoccupata, molto preoccupata. "Berlusconi vuole andare alle votazioni per realizzare l'obiettivo del presidenzialismo". Così parlò il leader Maximo, convinto che il premier aprirà la crisi ad ottobre e che come antidoto propone seraficamente "...un progetto attorno al quale coalizzare un fronte per sbarrare la strada all'omino di Arcore". Una frase che la nomenklatura del PD ha decrittato in questo modo: "vogliono un bel governo di transizione, di emergenza o come cavolo vogliono chiamarlo". Oggi è il primo agosto. Perchè allora non chiamarlo governo balneare? Vi ricorderebbe qualcosa? Intanto prepariamoci con il secchiello e la paletta. Poi si vedrà.
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