A sud-ovest del centro di Funchal, tra mare e collina c'è la Marina e tutto il quartiere dei grandi alberghi delle catene internazionali, ma a noi non piace, oltre naturalmente ai prezzi consistenti ci sembrano senza anima, anonimi, mancano di intimità e così stiamo in una quinta, raccolta, fiorita e silenziosa sulla collina della città vecchia; bellissimo ogni mattina scendere a piedi in centro attraverso i vicoli, osservare la città che si sveglia, la gente che va al lavoro, gli uomini che prendono il caffè al bar, scoprire nuovi angoli.
In Sicilia si chiama "balio", in Puglia "masseria", in Spagna "finca" e in Portogallo "quinta", sono le proprietà agricole di campagna, grandi latifondi coltivati con le dimore padronali, in genere ad architettura quadrangolare chiusa con cortile e patio interni. Se la "quinta" portoghese è invece una struttura irregolare rettangolare aperta con grandi coltivazioni tutt'intorno, diffusasi soprattutto grazie ai commercianti di vino inglesi, insediatisi sull'isola tra il 1700 e 800, la quinta di Madeira, o "quinta funchalese" che si è sviluppata a partire dal XVIII° secolo soprattutto nella baia di Funchal, è composta da una casa, una cappella dove il parroco celebrava messe, matrimoni, funerali, un parco, un orto e una "Casinha de Prazer", il nostro cosiddetto padiglione da caccia, piccola costruzione situata ai confini della proprietà e della strada, non per le avventure galanti, ma per distrazioni sociali quali le carte, gli scacchi, il biliardo o guardare la gente fuori che passava.
La Quinta das Cruzes, situata oggi che la città è grandemente estesa praticamente in centro, occupa un ettaro e costituisce una memoria viva di un certo modo di essere e di vivere quasi completamente scomparsi a fine '900 sull'isola di Madeira. Pranzi, cene, inviti, gli incontri sociali nella "quinta" rappresentavano preziose opportunità per gli abitanti dell'isola che auspicavano affermare la loro dimestichezza con il mondo cosmopolita britannico mostrando gusto e raffinatezza attraverso mobili, pitture gioielli, la cosiddetta "art de vivre" per dirla alla francese.
Qui ha probabilmente abitato Joao Gonçalves Zarco, uno dei primi scopritori e fondatori dell'isola a nome del Portogallo nella lontana prima metà del XV° secolo. La casa ha conosciuto negli anni importanti trasformazioni divenendo infine emblematico esempio della "quinta di Madeira" e lo Stato ha acquistato lo spazio nel 1946 per farne un museo.
Oltre alle ambientazioni di vari stili, interessanti i mobili per mettere le posate, foto d'epoca con i grandi contrasti fra scene di vita contadina e immagini aristocratiche e "le casse da zucchero", sorta di madie basse o cassettoni. La loro origine risale agli inizi del 1500 quando l'economia dell'isola era fondata quasi esclusivamente sulla produzione ed esportazione di zucchero verso il mercato europeo. Quando poi Madeira si occuperà soprattutto dei processi di lavorazione e raffinazione mentre inizierà l'importazione della canna dal Brasile, questa verrà consegnata in casse di legni esotici (alcuni già presenti sull'isola come il vinhàtico) che sono serviti come materia prima per la produzione di mobili locali, denominati appunto "i mobili delle casse da zucchero".
Proprio accanto al Museo Quinta das Cruzes "l'Universo di Memorie", altra quinta fascinosa con la collezione privata di Joao Carlos Nunes Abreu, ex Segretario regionale del Turismo e della Cultura di Madeira, da lui offerta alla sua Regione Autonoma. Una quantità esagerata di oggetti di tutti i tipi, perfino un'incredibile collezione di cravatte, che testimoniano del particolare percorso privato del donatore sempre in giro per i quattro angoli del mondo. (anche di straforo non sono assolutamente riuscita a fare nessuna foto dell'interno).
Ma il luogo in assoluto più bello di questo percorso museale è la quinta Museo Frederico de Freitas, la casa dove ha vissuto fino alla morte nel 1978 questo illustre giurista e collezionista isolano che l'ha poi donata alla città. Edificata dal conte Calçada, il palazzo risale al 1600, ma come molti edifici della città vecchia è stata massicciamente restaurato dopo il terribile terremoto del 1749 che ha grandemente distrutto la città vecchia. La residenza è stata realizzata in base ad un progetto ambizioso, con sale da ballo, sale da biliardo, biblioteca e giardino d'inverno e naturalmente la Casinha de Prazer, ma io sono riuscita a fotografare di nascosto solo la bellissima cucina. Per lo più mobili fabbricati anticamente a Madeira, quadri, incisioni, ceramiche, ricordi di viaggio o regali di amici, uno spaccato significativo di vita alto-borghese locale.
Accanto alla casa è stata realizzata ex-novo la Casa dos Azulejos, per ospitare ed esporre la ricca collezione raccolta dal Dr. Freitas. Gli Azulejos, quelle piastrelle in ceramica colorate introdotte in Portogallo intorno al 1500 da quell'autentico mecenate che fu re Manuel I, ispirandosi alle opere moresche della Spagna meridionale. Le prime manifatture portoghesi in ceramica imitano la tecnica italiana, ma è al barocco, epoca d'oro dell'arte degli azulejos che risalgono i monumentali quadri a piastrelle, grandi quanto intere pareti. Dalla città olandese di Delft invece, si è diffusa la moda di decorare gli articoli in ceramica secondo l'esempio cinese, esclusivamente in bianco e blu. Ma a Madeira non c'è argilla e tutti gli azulejos delle collezioni e delle decorazioni di case e chiese provengono da Lisbona o da Porto.
Giornata interessante e decisamente culturale, la terminiamo dunque coerentemente con un concerto per soli mandolini e chitarre alla English Church. Con strumentisti giovanissimi, persino dei bambini, si presenta come l'orchestra di mandolini più giovane ed antica d'Europa, perché ha iniziato la sua attività musicale nel 1913. Bellissimo programma allegro con musiche barocche, Vivaldi e gran finale con La danza delle Ore di Ponchielli. Con Gastone non abbiamo potuto non pensare a Fantasia di Walt Disney con i sublimi ippopotami che ballavano leggeri come piume.