La Quinta Onda: al cinema va in scena una nuova apocalisse

Creato il 06 febbraio 2016 da Masedomani @ma_se_domani

Cassiopea (detta Cassie) è una liceale come tante che vive in una bella casa con una famiglia felice, sino al giorno in cui qualcosa di tremendo travolge la Terra. Una serie di calamità si abbatte sul nostro pianeta, una volta è uno tsunami, un’altra volta è una pandemia, tutte tragedie che proseguono nello sterminio dei sopravvissuti alle catastrofi precedenti. La causa di un simile disastro non è la furia di Madre Natura, che infine si è ribellata all’uomo e alla sua poca attenzione verso l’ambiente, bensì è frutto di un piano spietato di una razza aliena che, con pazienza e determinazione, ha deciso di eliminarci tutti. L’eroina della nostra storia è la bella Cassie (Chloë Grace Moretz) che, una volta rimasta sola, dovrà superare un percorso ad ostacoli dove non potrà fidarsi di nessuno, prima di raggiungere i suoi cari.

Adattamento cinematografico del romanzo di Rick Yancey, La Quinta Onda racconta degli attacchi alieni che hanno decimato la razza umana e si sofferma sul periodo tra la quarta e la quinta ondata quando la protagonista incontra una misteriosa guida in grado di aiutarla a sopravvivere a quell’apocalisse. Con uno scenario simile, le sensazioni dominanti (sia sullo schermo, sia in sala) dovrebbero essere di paura e angoscia, di attesa e palpitazione, di speranza e fiducia che qualcosa di bello possa accadere, invece, purtroppo, sono lo stupore e l’incredulità ad avere la meglio.

Photo: courtesy of Warner Bros, Italia

Con un cast che conta non solo sulla Moretz (Dark Places) ma anche sulle abilità di Liev Schreiber (Il Caso Spotlight), era lecito attendersi una pellicola per teenager equilibrata e strutturata, ben interpretata e ricca di azioni fantastiche. Cassie sarebbe dovuta diventare la nuova Katniss Everdeen e avrebbe dovuto conquistare il cuore dei molti fan orfani dell’eroina di Panem, grazie alla moltitudine di situazioni catastrofiche teoricamente in grado di inquietarci quanto un Hunger Games. Gli sceneggiatori e il regista (J. Blakeson) devono aver incontrato una delle ondate partorite dalla fantasia di Yancey e aver perso la bussola: i dialoghi scivolano spesso nella parodia di se stessi, le parentesi romantiche e i momenti di tensione si tramutano in spunti per battute con i vicini di poltrona e l’assenza di coerenza domina per buona parte del film. Il risultato è che l’unica tragedia a cui assistiamo è in platea dove i presenti, con lo scorrere dei minuti, si lasciano andare a commenti e risate liberatorie.

Nonostante una fonte letteraria, che ha saputo farsi apprezzare dai giovanissimi, nonostante le migliori intenzioni di cast and crew, qualcosa nell’ingranaggio de La quinta Onda non ha funzionato. La trasposizione cinematografica del libro non avvince, non trascina, non persuade. Al contrario dei nobili predecessori, con protagonisti che non avevano ancora raggiunto la maggiore età, qui c’è stata una falsa partenza. Chissà se ci sarà un seguito.

Vissia Menza
Recensione pubblicata anche su CineAvatar.it


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