La quinta sinfonia di Beethoven
Se al classicismo di Franz Joseph Haydn, al suo bonario ottimismo pregno di giovialità, sommiamo il soggettivismo dell’età romantica e la più profonda introspezione, allora arriveremo ad un risultato tanto straordinario quanto fantastico, ad una pagina sinfonica ormai celeberrima ma nota purtroppo al grande pubblico solo come “Il destino che bussa alla porta”. Avrete capito che sto parlando della prestigiosa quinta sinfonia di Beethoven, un’opera che racchiude in sé una drammaticità di sapore michelangiolesco, un condensato di antinomie kantiane che la musica esprime in una dialettica contrapposizione tra toni maschili e toni femminili cantabili, secondo lo schema introdotto appunto da Franz Joseph Haydn. Se si vuole cogliere tutto il messaggio insito nella meravigliosa sequenza di note che anima la quinta sinfonia di Beethoven, allora dovremo immergerci in pieno romanticismo laddove le pulsioni individuali prorompono quasi a contrastare il razionalismo illuminista di cui l’uomo del tempo sembrava essersi stufato. L’introspezione individuale del sommo autore, i suoi sogni fantastici, la sua tristezza o le gioie improvvise, compendiano, nella sinfonia in do minore, tutte le contrapposizioni dell’animo umano, rendendo universale un’opera da gustare lentamente, riascoltandola più volte e cogliendone la tensione emotiva che da essa traspare.
http://youtu.be/4J9uiOrCx48
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